Archivi per il mese di: febbraio, 2008

L’Italia è il primo partner commerciale dell’Iran: nel 2006, l’interscambio Italia-Iran (importazioni + esportazioni) ha superato abbondantemente i 5 miliardi di euro, quello che succede in Iran è cruciale per tutto il Medio Oriente, una polveriera in cui l’Italia ha interessi e contatti vitali.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha già approvato due round di sanzioni (Risoluzioni 1737 e 1747), visto che Teheran non ha fermato il programma di arricchimento dell’uranio, come richiesto dal Consiglio. Andiamo verso il terzo round? Si saprà a breve. E se passeranno nuove sanzioni, per l’Italia non sarà uno scherzetto, visti gli interessi strategici e commerciali in ballo (a giorni saranno anche disponibili i dati dell’interscambio 2007, così vedremo gli effetti delle sanzioni sugli scambi commerciali Italia-Iran…).

Il balletto di contatti, contrattazioni, mediazioni intorno a nuove possibili sanzioni va avanti da settimane e il 3 marzo il Board of Governors dell’ IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU) discuterà il nuovo rapporto rilasciato dall’Agenzia.

E’ un rapporto abbastanza positivo per l’Iran, che ha chiarito molti dei cosiddetti "outstanding issues", ovvero questioni di importanza fondamentale, tipo: da dove venivano le particelle di uranio altamente arricchito trovate nel 2003 dall’Agenzia su alcune centrifughe iraniane? 

"Il rapporto dell’Agenzia è limitatamente positivo, ma comunque mette nero su bianco che non tutto è risolto, come dicono gli iraniani", racconta a Dr. Strangelove una fonte diplomatica viennese, che spiega anche come il nervosismo e la frustrazione di Israele siano destinate a crescere: "gli israeliani vedono che il cammino verso nuove sanzioni si complica e  allo stesso tempo si preoccupano del fatto che l’Iran continua ad acquisire capacità e competenze nel processo di arricchimento dell’uranio. Gli iraniani sono riusciti a progettare una nuova centrifuga, che non è la nota P-2. Riuscire a modificare, costruire e far funzionare una centrifuga richiede capacità ingegneristiche non banali", sottolinea la fonte.

E’ successo il 30 agosto scorso. I giornali italiani hanno dedicato al gravissimo incidente un trafiletto, poi? Niente. Zero assoluto. Come se la cosa non riguardasse tutti. Come se noi italiani non avessimo le armi nucleari americane sul nostro territorio (ad Aviano e a Ghedi)

I dettagli dell’incidente affiorano ora sui giornali americani, ma in Italia tutto tace.

Il 30 agosto 2007, gli uomini della Minot Air Force Base, una base militare nel North Dakota (www.minot.af.mil/) hanno caricato per errore 6 missili cruise armati di testata nucleare su un bombardiere strategico B-52.

Il bombardiere se ne è volato per l’America indisturbato, nessuno si è accorto di niente. Per 36 ore, nessuno si è posto il problema di quelle armi sparite dalla base.

Nel riportare l’episodio, Repubblica.it  il 5 settembre ha titolato: “Un B52 carico di testate nucleari sorvola gli USA da Nord a Sud: non c’era alcun rischio atomico, ma il comandante è stato rimosso”. Non c’era alcun rischio atomico?!! Un bombardiere carica per errore delle bombe atomiche al posto di missili da mandare  “al macero”, per 36 ore nessuno le reclama né si pone il problema. E non c’era alcun rischio atomico?!!

L’incidente ha fatto saltare varie teste, ma basta rimuovere qualche ufficiale per risolvere il problema? Quello che è venuto fuori nel frattempo è agghiacciante: stando al Washington Post, l’unita; addetta alle armi nucleari della base Minot aveva subito un’ispezione immediatamente prima dell’incidente e tutto era filato liscio. E per fortuna! Se le unita; che superano le ispezioni fanno errori così gravi, figuriamoci le altre! Stando al Bulletin of the Atomic Scientists, quello che ha spiazzato gli uomini della base della Lousiana in cui il B-52 è atterrato, è il fatto che non c’è alcun meccanismo che garantisca la tracciabilita; delle armi nucleari: le testate hanno lasciato la base Minot senza che nessuno si accorgesse di nulla, per ore e ore hanno vagato per l’America senza che nessuno ne avesse idea!

Secondo quanto riportato dal Wash Post, il generale americano Larry D. Welch avrebbe dichiarato al comitato del senato che ha indagato sul gravissimo incidente che “Il declino dell’attenzione verso le armi nucleari da parte del Dipartimento della Difesa è troppo estremo per essere accettabile”.

Nel gennaio scorso, l’aeronautica militare USA ha rilasciato un nuovo regolamento per la gestione e il trasporto delle armi nucleari, disponibile, grazie a Steven Aftergood, al link:

http://www.fas.org/irp/doddir/usaf/afi21-204.pdf

Le armi nucleari, ormai, non vengono prese più sul serio neppure da chi le maneggia: abbandonate nel limbo dalle potenze nucleari che si arrogano il diritto di tenersele per sempre, sottratte a qualsiasi controllo  da parte dell’opinione pubblica, bistrattate dai media, sono ormai un mostro fuori controllo.

Perché un blog sulle armi nucleari (ma non solo!)? Perché sono la minaccia più grave che incombe sull’umanità. E da 60 anni a questa parte, ovvero da quando sono state inventate, non ce n’è un’altra altrettanto catastrofica e pressante, a parte forse l’emergenza climatica che stiamo vivendo.

Per quale altro motivo l’umanità potrebbe estinguersi in un colpo solo, dal giorno alla notte? Per colpa di un asteroide che colpisce il pianeta? Roba da Hollywood. Per un degrado gravissimo e irreversibile del clima? Certo, il problema del clima è serissimo… Ma i cambiamenti climatici sono graduali, non sono una bomba H da 11 megaton che in un istante polverizza 20 milioni di persone. Sì, avete letto bene: 20 milioni di esseri umani vaporizzati da un’unica bomba che in un attimo può fare quasi un terzo delle vittime di tutta la seconda guerra mondiale. Quante bombe H ci sono ancora in giro per il mondo? 30.000. Non tutte da 11 megaton, ma comunque tutte dannatamente potenti, così potenti che è grave continuare a chiamarle bombe: sono strumenti da genocidio.

Mai visto le foto dei test e delle vittime di Hiroshima e Nagasaki? Com’è possibile continuare a dormire sonni tranquilli, seduti sulla polveriera più mostruosa che la razza umana abbia mai assemblato?

Quello che impressiona, poi, è il silenzio dei media, che trattano le armi nucleari come tigri di carta: un residuato della Guerra fredda, una minaccia collassata con il Muro di Berlino. Danno un grandissimo spazio alla questione del clima e dell’ambiente. Benissimo. Ma le armi nucleari? A quasi 20 anni dalla fine della Guerra fredda e nonostante tutti i trattati per la riduzione degli armamenti, ce ne sono abbastanza non solo per sterminare la specie umana in un colpo, ma per cancellare anche una volta per tutte il pianeta Terra. Perché il disarmo nucleare è sparito dall’agenda pubblica?

L’allarme mediatico è cessato, la paura collettiva si è dissolta in mille rivoli, ma le armi nucleari stanno ancora lì: una foresta lussureggiante di piante carnivore. E non credete a una sola parola di chi vi racconta che sì, saranno pure mostruose, ma nessuno sarà mai tanto matto da usarle. Nessuno premerà mai il bottone dell’Armageddon.

Dr. Strangelove offrirà cifre aggiornate, stime, valutazioni autorevoli. Racconterà di incidenti, catene di comando sgangherate, personaggi da brivido. E allora capirete che cosa sono decine di migliaia di testate nucleari, pronte a cancellare la vostra vita e quella di miliardi di persone, come moscerini insignificanti.

Dr. Strangelove, però, non si limiterà a trattare solo i ‘massimi sistemi’ e le grandi questioni della proliferazione nucleare, scenderà anche a livello più terra terra, dando uno sguardo, per esempio, alle aziende italiane e ai loro rapporti con l’Iran. Siamo o non siamo il più importante partner commerciale europeo dell’Iran? Che rischia il proprietario di un’azienda che venda materiali e tecnologie proliferanti? Una multa? La galera? Infine, questo blog non si occuperà solo ed esclusivamente di armi nucleari, ma anche di diritti umani, tecnologie per la sorveglianza, ricerca militare.

Dr. Strangelove è aperto ai commenti, suggerimenti, segnalazioni e soffiate di chiunque sia interessato a raccontare how he/she learned to start worrying and hate the bomb.