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Stamani non ci è sfuggito questo articolo  del Giornale di Feltri:

http://www.ilgiornale.it/interni/il_raggio_che_energia_gratis/energia_gratuita-marconi-scienza-motori/06-07-2010/articolo-id=458609-page=0-comments=1

attenzione: non vi fate imbambolare da idiozie come il raggio della morte. Sono IDIOZIE. E ci chiediamo fino a quando dovremo sentire parlare di queste bufale, un pò come quelle sulla bomba atomica di Hitler e i test nucleari tedeschi a cui avrebbe assistito Luigi Romersa. 

Sulle invenzioni della gente che lavorava per Hitler e Mussolini ci sarebbe da scrivere un libro dissacrante… ci vorrebbe uno come Michele Serra per demolire certe stronzate. Uno come Serra (che prende per il culo con grande intelligenza e spasso infinito ) sarebbe la soluzione per mettere fine a certi deliri sul raggio della morte e roba del genere.

Le teste d’uovo al servizio del fascismo e del nazismo –  a parte gli esperimenti criminali con la genetica, i virus e a parte qualche V1 e V2 – non hanno concluso una minchia. Erano criminali. Punto e basta. I geni erano scappati da Hitler e da Mussolini.  Altro che grandi inventori del raggio della morte e di armi misteriose e potentissime.

Mussolini stesso ha dimostrato di non essere quell’aquila che i nostalgici del Duce credono, mettendo Enrico Fermi nelle condizioni di scappare in America a causa delle leggi razziali, che colpivano la moglie. 

Mettere il più grande fisico italiano in condizioni di lasciare l’Italia fu una mossa idiota che, per fortuna nostra (che amiamo la libertà, la democrazia e odiamo il fascismo) Mussolini fece. 

Fermi fuggì in America, svolse un ruolo CRUCIALE nella costruzione della bomba atomica e l’Italia di Mussolini rischiò di ritrovarsi in testa la creatura di Fermi e della gente di Los Alamos.

Ma, tornando all’articolo del Giornale, non conosciamo chi l’ha scritto, non sappiamo nulla di come lavora e del suo background, ma se le storie che racconta sulle tecnologie per trattare rifiuti, sull’ Africa, su fondazioni misteriose, sono vere, allora potrebbe essere roba inquietante. I rifiuti, l’Africa, certi personaggi. Non il raggio della morte!

 

Gli arditi neri

L’aviosuperficie di Terni in cui ha trovato la morte Pietro Taricone è di proprietà del comune di Terni, che l’ha concessa all’Azienda dei Trasporti ternani (ATC), la quale a sua volta avrebbe stipulato una convenzione con la scuola di paracadutismo romana ‘The Zoo’ di Riccardo Paganelli. Nel febbraio scorso l’associazione di estrema destra "Casa Pound" ha messo in piedi una collaborazione con The Zoo per far decollare "Istinto Rapace", un corso di paracadutismo sportivo con connotazione politica che puntava a creare gli "arditi del paracadutismo". Padrino d’eccezione era proprio Pietro Taricone.

Trovate qui il nostro lavoro per L’ESPRESSO sull’incidente a Pietro Taricone:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/taricone-e-il-club-degli-arditi/2129916

 

Oggi vogliamo infrangere una regola che ci siamo autoimposti: mai parlare della  nostra quotidianità. A chi può interessare?

Stanotte è morta una persona a noi cara. Era una giovane donna. Un cancro l’ha divorata in 7 mesi. Aveva 2 bambine piccole.

Nella civilissima Toscana, funziona così: le bambine sono state assistite da uno psicologo, durante la malattia  della madre. Lo psicologo ha consigliato ai nonni di procedere in questo modo, il giorno che la loro figlia sarebbe morta: avrebbero dovuto dire alle bimbe che la mamma dormiva per tutta la giornata, poi di sera sarebbe volata in cielo, trasformandosi in una stella, da indicare alle bambine.

Quando ci siamo ripresi dallo shock, i pensieri hanno cominciato a scorrere tumultuosi. Frammenti di riflessioni a caldo.

Aziende Killer

Non siamo medici, né ci improvvisiamo tali. Ma sappiamo anche noi che il cancro può essere causato da tanti fattori: genetici, ambientali, comportamentali, ecc.

E’ sotto gli occhi di tutti lo stato dell’ambiente in cui viviamo. Abbiamo lavorato abbastanza a inchieste giornalistiche su aziende che avvelenano aria, acqua, cibo, da poter dire che il vero mistero non è perché si muore così tanto di cancro, il mistero vero è: perché siamo ancora vivi, visto come stiamo messi?

C’è una tolleranza agghiacciante verso le aziende killer. In nome del profitto, del lavoro, della competitività, della crescita, intere comunità si ritrovano nelle mani di imprenditori senza scrupoli, che, in molti casi, le avvelenano, le uccidono. 

Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, certo. Non bisogna criminalizzare tutta la categoria degli imprenditori. Non sono tutti uguali e non tutte le aziende sono killer. Verissimo. Ma quante sono quelle killer in Italia? Tante.  Perché i loro AD (o bossetti che siano) non tirano fuori i schei per i depuratori, i  filtri, gli scarichi a norma di legge, lo smaltimento regolare dei rifiuti, l’abbattimento degli inquinanti? Perché non mettono mano al portafoglio? Per averlo bello gonfio da sparare in coca e troie? 

Tempo fa parlavamo con una persona perbene. Ci interessavamo a un’azienda, una delle tante aziende killer per cui nessuno fa niente. Parlavamo di questa totale inazione con toni indignati e lui, persona tutta d’un pezzo (non un corrotto che prende mazzette!) ci fa: "Sa, bisogna fare attenzione a non distruggere l’economia locale". Benissimo, salvaguardiamo il lavoro, certo. La situazione del lavoro è drammatica. Ma la vita e la salute delle persone non vengono prima?  Se ti becchi un cancro, poi lavori? Se tua figlia si becca un cancro? E poi, una cosa: ragionando in termini di economia, dovremmo smettere di arrestare anche i mafiosi, gli ‘ndranghetisti, i camorristi. La criminalità organizzata non è, forse, la prima azienda del paese Italia? Non dà il lavoro a migliaia di persone?

Un progetto Manhattan per il cancro

Sapete no, che cosa era il progetto Manhattan? Era il progetto messo in piedi dagli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale per battere Hitler nella corsa alla bomba atomica. Se Hitler fosse arrivato per primo alla bomba, sarebbe stata la fine. Bisognava batterlo. E gli angloamericani ci riuscirono.

Gli USA misero insieme le teste più brillanti che abbiano mai messo piede su questo pianeta. Robert Oppenheimer. Hans Bethe. Enrico Fermi. Leo Szilard. John von Neuman. E tanti ancora. Intelletti eccezionali. Furono "rinchiusi" in una città segreta (Los Alamos), dove vivevano sotto falsa identità con le loro famiglie.

Giorno e notte, lavoravano a un problema che nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe stato risolto e, soprattutto, che sarebbe stato risolto in tempo per la fine della guerra:  la costruzione della bomba.

In quella città segreta, erano "ammassati" i cervelli migliori del mondo, dovevano dedicarsi a un unico scopo, avevano a disposizione tutte le risorse economiche possibili e immaginabili.

Fu un’impresa leggendaria. Titanica. In 3 anni (dal ’42 al ’45) e con 2 miliardi di dollari (di allora!), misero in piedi una schiera di laboratori e centri di produzione delle dimensioni dell’industria automobilistica americana del tempo.

Ce la facero! Costruirono qualcosa che 3 anni prima sembrava irraggiungibile, impossibile, pura fantascienza: la bomba.

Se è stato possibile per la bomba, perché non è pensabile per il cancro? Che qualcuno ci spieghi perché è impossibile un Progetto Manhattan per il cancro.

 

Un fine settimana pieno di sole. Un castello della nobilità romana. Che ci fa una figlia del popolo qui? Qui si è data appuntamento un’élite di quello che resta dell’ intellighenzia tecnica del paese, che è cosmopolita e ha invitato colleghi di tante nazioni. Belle teste piene di materia grigia, ma non solo: gente integra, che non ha mai preso una lira da eserciti e dipartimenti della difesa per studiare armi e porcherie varie.

Il parco è bellissimo. Il verde del prato che sprizza energia, gli alberi maestosi. Al coffee break ci godiamo un caffè al sole.

Un tipo brizzolato avanza verso di noi. Incrociamo lo sguardo di una bella ragazza. La conosciamo poco, ma ci siamo state subito simpatiche.

Lei è a tre passi e ci raggiunge in un secondo. "E’ dello Shin Bet", ci dice piano, riferendosi al brizzolato che sta venendo verso di noi. Lui arriva:  "So you are a journalist", ci fa. Beh, non ci vuole il servizio segreto israeliano (Shin Bet)  per capirlo:  sul badge di ciascuno dei partecipanti ammessi all’incontro c’è scritto tutto: nome, cognome, qualifica. Il nostro badge è fissato con una spilletta poco sopra la nostra tetta sinistra: difficile non notarlo…

"Non te la tiri come Christiane Amanpour", ci fa lui. "Non sono nel Gotha del giornalismo mondiale, come la Amanpour!", ribattiamo noi con un sorriso.

Il suo è un approccio stranissimo: quasi fisico. E’ un bel cinquantenne. E sa di esserlo… Fossimo il tipo di donna che subisce il fascino dell’uomo che non deve chiedere mai, sarebbe un guaio.  E’ davvero dello Shin Bet? Boh. Sia come sia, noi abbiamo un’idea chiarissima, forse l’unica certezza granitica: alla larga dal mondo degli 007. E’ un mondo che non ci piace. Ci inquieta. E’ il mondo opaco della manipolazione, della verità sempre distorta, delle operazioni coperte. E come le fai, le operazioni coperte? Sempre nel solito modo: lì ti metti d’accordo con la mafia, là con una banda di bombaroli, di là infiltri logge coperte, compri o ricatti generali e arruoli sistematicamente venduti, delinquenti e assassini. E’ così. Manipolare, usare, coprire, depistare, inquinare. Come si vive in un mondo dove non c’è verità, luce, pulizia? Male. Malissimo. Ne siamo convinti. 

Comunque, il brizzolato è una presenza discreta, ma fissa per tutta la serata. Le teste d’uovo avranno anche materia grigia da vendere, ma filtrano alcol come sanguisughe. A fine serata tra cocktail, vino, wiskey, cognac, grappa, passiti,  hanno gli occhi intontiti e piccoli. Lui, che pure ha bevuto anche il lago di Garda, no! E’ fresco come una rosa. Ci saluta con un sorriso smagliante, un biglietto da visita insignificante e un invito in Israele.  Adios, bel tenebroso! 

 

"I figli del divorzio soffrono", afferma il cardinale Ennio Antonelli.

http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/PAPA-CARD-ANTONELLI-I-FIGLI-DEL-DIVORZIO-SOFFRONO/news-dettaglio/3753368

Verissimo. Parole sante, Cardinale. Sapesse, però, Eminenza, quanto soffrono i bambini stuprati dai preti…

In pubblico, da qualche anno a questa parte, le gerarchie ecclesiastiche si battono il petto. Secoli di omertà, dura e impenetrabile come il marmo, sono stati abbattuti da una spallata delle vittime che, finalmente hanno trovato il coraggio di denunciare, e da mass media che, finalmente hanno la libertà di "riportare". I fatti.

Ora che non si possono più negare crimini che sono sotto gli occhi di tutti, è tutto uno stracciarsi le vesti. Il papa è in prima fila, nel mea culpa urbi et orbi.

Poi, però, che è cambiato da quando, 7 anni fa, scoppiò lo scandalo dei preti pedofili a Boston?

Prendete l’ultimo caso della serie: quello della diocesi di Wilmington, in Delaware.

http://news.bbc.co.uk/2/hi/8313791.stm

Ha dichiarato bancarotta: è la settima bancarotta in sette anni di scandali. Vista la procedura di bancarotta, il processo che fine farà? E i risarcimenti?  Vedranno mai giustizia le vittime?

"E’ una mossa disperata per nascondere la verità al pubblico", ha dichiarato alla BBC l’avvocato delle vittime. Lui da solo ne rappresenta 88. E racconta di "Migliaia di pagine di documenti scandalosi".

Sfogliare quello tsunami di carte, leggere i racconti degli stupri, le descrizioni, è un supplizio da San Sebastiano. Improvvisamente, tra una riga e l’altra, si materializza. E’ il Diavolo. La Bestia. E’ con stupore che avvertiamo la Sua Presenza, noi, cresciuti nella sana igiene mentale della Ragione. 

 

Ogni tanto si fa vivo. Ha dei modi gentili e discreti.

Noi siamo alle prese con tipiche beghe italiane: aziende che avvelenano l’aria e l’acqua, sottopotere in putrefazione. Lui irrompe con segnalazioni del tipo:  "Hai notato quella storia della contaminazione di alcune partite di eroina con spore di carbonchio?".

L’aver lavorato a lungo per una "big and infamous company", che costruisce armi letalissime, deve averlo segnato nel profondo.

Ci aveva chiamato due settimane prima del misterioso fatto di sangue, poi finito sul Corriere della Sera: la morte di un italiano (Antonio Ferrigno)  che lavorava all’EPO ( l’Ufficio Europeo Brevetti) in Olanda e che è stato ritrovato massacrato, con le mani legate e in un bagno di sangue:

http://www.corriere.it/cronache/09_dicembre_27/viano-italiano-ucciso-olanda_79570e4e-f2eb-11de-98ab-00144f02aabe.shtml

Quello di due settimane prima del misterioso episodio di sangue era un approccio dei suoi. "Hai visto la storia del missile che ha disegnato quella spirale strana nel cielo della Norvegia?", ci aveva detto. "Sì, certo", facciamo noi. "Beh", fa lui, "ti dico che, in tanti anni di lavoro, non ho mai visto un missile che fa una roba del genere". E giù con le sue ipotesi.

Noi rimaniamo sospesi, interdetti: le storie in cui ci catapulta sono sempre al di sopra della nostra capacità di verifica. E la verifica delle notizie è l’essenza del giornalismo.

L’unica cosa chiara è che lui non è uno dei tanti appassionati di complotti, sconclusionati e un pò flippati che tirano fuori storie alla X-Files.

No, lui è un tecnico ferrato, che ha lavorato a cose delicate per una big company e ora lavora in una precisa divisione dell’Ufficio Europeo Brevetti. Quando ci cerca, vuole lasciarci intuire, in modo trasversale, qualcosa che non può esplicitare per una ragione o per l’altra? Il dubbio ci resta sempre.

Dopo aver letto la storia dell’italiano massacrato, l’abbiamo cercato noi. "Ne sai niente?", facciamo. "Purtroppo, era un amico", ci risponde. "Non posso esserne certo al 100%, ma, se avesse avuto per le mani un qualcosa di particolarmente "difficile" (e se ne fosse reso conto), credo che in un modo nell’altro mi avrebbe detto qualcosa".

Per lui, la morte dell’italiano non ha nulla a che fare con il lavoro che questi faceva all’Ufficio Brevetti.

Una storiaccia di sangue con cause che affondano nella vita privata? Boh.

 

Quartiere finanziario di una delle più belle metropoli del mondo. Arriva con un vestito elegantissimo. Un diamante al dito. Il sorriso dei vincenti.

Mr. M non è con lui. E’ lontano. Fuori dal continente. "Al telefono, lo chiami solo per nome, mai per cognome", fa lui serissimo. "E’ in ascolto Echelon?", ribattiamo noi con il sorriso impertinente di chi non crede ai complotti universali.

Lui non si scompone, ci  guarda solo per un secondo con l’aria seccata di chi non vuole essere preso in giro. "Lo chiami solo per nome", taglia corto.

Quello che viene fuori in un quarto d’ora di conversazione è il mondo della superclass dell’oro nero. Oggi stanno a Londra, domani in Costa Azzurra, poi partono per la Romania e da lì per la Corea del Sud o il Costa Rica.

Mazzette a go go per almeno tre livelli: il più basso intasca viaggi di piacere, luxury goods ed extra a base di sesso. Il livello top: soldi, tanti soldi su conti all’estero. Consulenze, scatole vuote alle British Virgin Islands, associazioni religiose e umanitarie che fanno transitare soldi.

E quando un blitz strano sposta troppe carte nei loro uffici, nessuna paura. Hanno l’intero globo per scappare. Con comodo. Senza paura. Con i comfort e i luxury goods per continuare a godersela. Impuniti. Al di sopra della legge. Di ogni legge. 

 

Da leggere su L’ESPRESSO, l’articolo di Antonio Nicaso sulla ‘ndrangheta alla conquista del mondo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-nuova-gomorra/2075038&ref=hpsp

Una delle cose dell’articolo che colpiscono è il passaggio in cui Nicaso racconta come gli uomini della ‘ndrangheta usassero un sistema di messaggi scambiati via Blackberry: "uno dei pochi sistemi", scrive il giornalista, " che, come il software di Skype, non è intercettabile".

Il mito che Skype non sia intercettabile è molto diffuso. Anche tra persone che, in teoria, la dovrebbero saper lunga sulla sicurezza delle comunicazioni: recentemente, un diplomatico ci ha lasciato a dir poco perplessi per il suo uso disinvolto di Skype.

Ovviamente, tutto dipende dalle persone con cui avete a che fare e dalle situazioni in cui siete costretti a comunicare: se voi o il vostro interlocutore siete nel mirino di qualcuno  serio e sofisticato, meglio lasciar perdere Skype….

Un grosso esperto di sicurezza delle comunicazioni ci ha raccontato che, durante la Guerra fredda nella Germania dell’est, erano arrivati a darsi appuntamento a quattr’occhi nei campi nudisti: l’unico modo certo per poter parlare senza paura di essere registrati abusivamente

 

Un finto Bersani su Facebook non è niente di nuovo sotto il sole:

http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_10/davide_casati_bersani_facebook_2191705e-0d7d-11de-82af-00144f02aabc.shtml

"L’idea di spacciarsi per un’altra persona non è nuova. Nel 1556 un francese pagò con la vita il fatto di essersi spacciato per Martin Guerre e recentemente degli hackers si sono spacciati per Obama su Twitter", scrive il guru della sicurezza Bruce Schneier in uno dei suoi pezzi che vi consigliamo di leggere:

http://www.schneier.com/crypto-gram-0901.html#1

Vagando per la rete, troverete che l’alter ego di Dr. Strangelove ha un nome (Stefania) e un cognome (Maurizi) piuttosto diffusi e comuni. Più di un utente è iscritto a Facebook con quel nome e cognome. Siamo noi o no, quelli su Facebook?   Si accettano scommesse

 

Strangelove non è un esperto di iconografia o semiotica, le considerazioni che seguono sono quelle di un semplice giornalista che ha osservato con un minimo di attenzione le immagini del funerale di ieri del leader nazionalista austriaco, Jorg Haider. La feccia nazista non c’era, dalle foto tutto sembra pulito, ordinato, dolore esternato con misura e dignità, i costumi tradizionali perfino belli. Eppure le immagini lasciano capire bene cosa sono i nazionalismi, dove ci porterà la difesa delle valli nordiche e la PRESUNTA difesa delle identità culturali dei popoli.

Guardate:

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/funerali-haider/3.html

Nell’era di internet, google, facebook, youtube, nell’era della PCR, della biologia molecolare, di TOR, della security engineering, della crittografia, vedere quelle immagini, quei costumi, gli omini con la piccozza e le alabarde, le donne intabarrate in quei costumi tanto perbene, quelle facce tutte bianche, la bara trasportata su un mezzo di morte (un fusto di cannone), non vi provoca un sussulto, un’inquietudine? Tornare indietro? Che orrore!

Dr. Strangelove ha avuto la fortuna (attenzione: la fortuna, non il privilegio. Strangelove è fiero di non essere un figlio del privilegio) di studiare all’ Imperial College di Londra.

Imperial College ha un triste passato coloniale: era il college dell’Impero di Sua Maestà, appunto. L’università in cui si formavano i grandi fisici, ingegneri, matematici che spesso andavano nelle miniere o a costruire grandi opere d’ingegneria nelle colonie. Oggi quel passato colonialista, razzista e classista è svanito: Imperial si è evoluta in una bella e grandissima università tecnica, annoverata tra le 3 migliori dell’Europa, dopo Oxford e Cambridge (ma assolutamente meno elitaria di Oxbridge!), dove vanno fortissimo fisica, matematica, ingegneria, life sciences e dove c’è una fusione di razze e culture MERAVIGLIOSA.

Oggi che Strangelove è nel giornalismo, quel background tecnico è un dono prezioso. E ogni volta che  torna lì, a Imperial, e vede quei padiglioni delle life sciences e del climate change, quel melting pot straordinario, per cui in un laboratorio non ci sono due studenti della stessa nazionalità, vede il futuro. Il futuro con il suo fascino, le sue sfide, innovazioni e anche le sue inquietudini, of course, ma comunque IL FUTURO.

E non può essere che così: un giovane sedotto dal passato, dalla tradizione, anziché dall’innovazione, una nazione che sogna il ritorno al paesino piccolo piccolo (dove tutti ci si conosce e regna l’orrore di mischiarsi col diverso), il ritorno alle giacche di lana, alla piccozza, alle donne vestite come damine sempliciotte, che giovane e che paese sono? Gente che invecchia, che non si apre alla sfida del nuovo, del diverso, che difende valori reazionari, s’insospettisce, si blinda, si arma. Vi sorprende quella bara su un mezzo di sterminio? A noi fa orrore! La pace, la tolleranza, il rispetto del diverso, la convivenza pacifica dei popoli sono valori conquistati con il prezzo di milioni di morti.

Infine un curioso contrappasso: osservate queste guardie che scortano il feretro:

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/funerali-haider/10.html

Non sembrano esattamente dei prestanti fusti ariani, no?