Archivi per il mese di: marzo, 2011

Dalla chat di ieri di Julian Assange con il lettori de l' ESPRESSO emerge qualcosa che sa cogliere chi conosce il suo passato e le sue ossessioni.

Alla fine della chat, Assange offre la sua visione politica. «Dove sta andando la nostra società?», gli chiede un lettore. «Ci sono due vie alternative e non è chiaro che strada imboccherà la nostra civiltà», replica lui. Una via sarà quella degli stati nazionali in cui la sorveglianza elettronica potrà portare a una distopia stile '1984' di Orwell. L'altra, invece, vedrà il collasso delle grandi nazioni e la creazione di «potenze regionali, dove vige la libertà e la privacy digitale, i mercati dei piccoli produttori, un potere che è sotto controllo e la trasparenza dal basso».

Eccolo Julian Assange: il ragazzino che irrompeva nelle mailing list dei signori della crittografia è ormai un protagonista mondiale della guerra al Grande Fratello.

Trovate qui il nostro pezzo per L'ESPRESSO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/in-guerra-con-il-grande-fratello/2148106

Julian Assange ha accettato di rispondere alle domande dei lettori de l'ESPRESSO.

Mandate le vostre domande: 

http://rispondeassange.blogautore.espresso.repubblica.it/?ref=HREC1-4

Che ci siano è l'unica certezza. Da qualche parte nel deserto libico sono nascoste molte tonnellate di armi chimiche. Gheddafi non è in grado di scagliarle contro l'Italia o contro le navi occidentali: non ha missili a lunga gittata per minacciare la Sicilia o la flotta internazionale. 

I cablo di WikiLeaks rivelano come il Raìs sia pronto ad azioni fuori da ogni logica.

Trovate qui il nostro ultimo lavoro su L'ESPRESSO a firma di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi:
 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/gheddafi-le-bombe-chimiche%3Cbr-%3E/2147631

 

Pochi giorni fa siamo stati invitati a un dibattito sulla sorveglianza.


L'incontro è cominciato subito male con interventi che facevano una confusione bestiale sulla sorveglianza mirata di un criminale – con tanto di intercettazioni e riprese video, autorizzate dall'autorità giudiziaria – e la sorveglianza di massa: quella delle telecamere che ormai sempre più sindaci sceriffi vogliono nelle città.


Abbiamo provato invano a far capire che i due tipi di sorveglianza sono PROFONDAMENTE diverse, ma il dibattito andava avanti in un'accozzaglia di luoghi comuni senza speranza.

A un certo punto il giornalista, che  faceva da chair dell'incontro, ha tirato fuori la solita argomentazione terra terra: "eh, però, le telecamere hanno permesso di risolvere tanti delitti e rapine".

Chiacchiere da bar sport, dove non si capisce dove finisce la faciloneria e comincia altro: chi foraggia questa gente che vorrebbe piazzare telecamere in ogni angolo delle città? E i giornalisti che si accodano come pecore sono semplicemente superficiali o sono sul libro paga delle aziende di security, dei militari, ecc?

Il faro in materia di sorveglianza è il guru della security, Bruce Schneier, il quale si sgola da anni per dire che, in tema di sicurezza, le telecamere sono un grande bluff. Non solo: ci stanno portando verso una distopia alla "Nemico Pubblico", che dovrebbe fare venire i brividi a chiunque abbia 3 neuroni nel cervello:

http://www.schneier.com/blog/archives/2008/06/cctv_cameras.html

Chi segue Schneier conosce anche alcune storie inquietanti sulle telecamere di sorveglianza, che lui raccoglie e segnala.

Ce ne sono centinaia…. Ve ne raccontiamo una.

5 anni fa una squadra di ragazzine andò in trasferta per una partita in una scuola del Tennessee. Poiché le scuole americane sono posti dove può succedere di tutto (sparatorie, violenze), in quell'edificio erano state installate delle telecamere. Le ragazzine avevano notato che una di esse puntava verso lo spogliatoio della palestra, ma non potevano credere che la telecamera della scuola le riprendesse mentre si spogliavano.

Ebbene, venne fuori che, non solo la telecamera riprendeva le ragazzine che si spogliavano, ma qualcuno aveva piazzato le immagini su internet e, dallo studio degli accessi al sito in cui erano state postate, venne fuori che molti estranei avevano avuto accesso ad esse.

Scoppiò un caso giudiziario e uno scandalo che finì sul New York Times.

Per fortuna questi fatti si sono svolti nel Tennesse. Se la cosa fosse successa in Texas, per i genitori sarebbe stato impossibile risalire alla verità e ottenere giustizia in Tribunale. Dopo l'11 settembre, infatti, uno dei tanti senatori repubblicani scriteriati ha fatto approvare una legge che secreta qualsiasi informazione sulle telecamere di sicurezza, rendendo impossibile sapere dove sono piazzate, chi ha accesso ad esse, per quali finalità vengono raccolte le immagini, come vengono usate, ecc..
 

Sono giorni che volevamo segnalarvelo.

Da non perdere:

http://www.guardian.co.uk/technology/2011/mar/16/skype-security-weaknesses-vulnerable


All'International Journalism Festival, che si terrà a Perugia ad aprile, ci saranno ben 3 sessioni su WIKILEAKS.

Well done!, direte voi.

Of course.

C'è un dettaglio, però.

Non c'è traccia dell' UNICA GIORNALISTA ITALIANA che:

 

  • che collabora con WIKILEAKS da oltre 2 anni

 

  • abbia mai incontrato Julian Assange quando lui viveva underground , dopo il rilascio dei file sull'Afghanistan.

 

  • abbia mai ricevuto documenti segreti da Julian Assange (4mila cablo diplomatici sull'Italia, che stiamo rilasciando su L'ESPRESSO + 15mila documenti sull'Afghanistan – che Wikileaks non ha ancora pubblicato, ma che noi e il collega Gianluca Di Feo abbiamo pubblicato su l'ESPRESSO + 1 file audio sul presunto coinvolgimento dei servizi segreti italiani nella crisi dei rifiuti a Napoli, che abbiamo pubblicato su l'ESPRESSO nell'agosto 2009).

 

Ve lo avevamo detto: stavolta, abbiamo in mano le carte. E per la prima volta possiamo ricostruire la guerra segreta per fare entrare l'Italia nel nucleare con documenti ufficiali. Senza aspettare i secoli necessari per la desecretrazione dei documenti, ma potendo raccontare quello che succede ORA.

In un cablo segreto spedito a Washington, l'ambasciatore americano rivela che 'alti ufficiali' dell'esecutivo di Berlusconi avrebbero preso tangenti per comprare tecnologie e centrali francesi.

Trovate su L'ESPRESSO in edicola il nostro ultimo lavoro dai cablo di WIKILEAKS.

Qui la versione online dell'articolo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/%C2%ABallitalia-mazzette-sullatomo%C2%BB/2147155

Moribondo, profondamente balcanizzato, alla deriva, in caduta a spirale.

Dai cablo di Wikileaks -che abbiamo ottenuto per L'ESPRESSO e la REPUBBLICA nel nostro ultimo incontro con i pirati di Julian – viene fuori un quadro drammatico del Partito Democratico visto da Washington.

Il PD è un partito che sta a cuore anche agli americani, dal momento che una sinistra moderata è, per gli USA, una cintura di contenimento dell'estrema sinistra.


Trovate su L'ESPRESSO oggi in edicola il nostro ultimo lavoro sui cablo di WIKILEAKS, a firma nostra e del collega Gianluca Di Feo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/gli-usa-il-pd-e-moribondo/2146706

 

"Se Berlusconi dice rosso? "Noi diciamo rosso; se Berlusconi dice nero, allora nero va bene anche per noi. La strategia della Lega è quella di stargli il più vicino possibile, tenerlo stretto come nell'abbraccio di un orso. Almeno per ora…".

Trovate qui l'ultimo articolo per L'ESPRESSO a firma nostra e del collega Gianluca Di Feo basato sui cablo di WIKILEAKS:

espresso.repubblica.it/dettaglio/con-silvio-per-prendere-il-nord/2145945

I cablo sono oltre 4mila per un totale di oltre 30mila pagine: li abbiamo ottenuti personalmente da WIKILEAKS oltre un mese fa e abbiamo cominciato a pubblicare le rivelazioni il 18 febbraio scorso.

Ci sono ancora TANTE storie meravigliose da raccontare e misteri da svelare, che, senza WIKILEAKS, non sarebbe mai stato possibile conoscere.

Alcuni cablo sono il sogno di ogni giornalista: tutti sappiamo che certe cose succedono, tutti immaginiamo certi retroscena, complotti e conversazioni tra i potenti che hanno in mano il mondo. Ma una cosa è immaginarle e un'altra è AVERE LE PROVE.

STAVOLTA ABBIAMO LE PROVE….

 

Sì, lo sappiamo: abbiamo promesso una Q&A sui nostri rapporti con WIKILEAKS. La leggerete al più presto.
 

Prima, però, vogliamo precisare una cosa, viste le novità su Bradley Manning, la PRESUNTA fonte che avrebbe passato a Wikileaks i files su Afghanistan, Iraq e i 250mila cablo della diplomazia americana.

Bradley Manning è imprigionato in condizioni inumane: è chiaro che gli Stati Uniti vogliono farne un caso esemplare per far passare la voglia a chiunque di passare documenti segreti.

L'ultima accusa per Manning è di aver messo in pericolo vite americane, aver aiutato il nemico per aver passato (se è vero che l'ha fatto) files a Wikileaks come quelli sull'Afghanistan. C'è una sola prova che gli spietati mullah Talibani abbiano tratto vantaggio dai leak di Wikileaks? Non solo non c'è, ma il segretario alla Difesa, Robert Gates in persona ha testimoniato davanti al Congresso che i documenti rilasciati da Wikileaks sull'Afghanistan non hanno messo a rischio alcuna fonte  d'intelligence americana semplicemente perché quel tipo di informazione non è presente nei file pubblicati da Wikileaks, che vengono da SIPRnet: la rete del Pentagono che immagazzina documenti fino al livello secret, ma non a quello successivo "top secret".

Bradley Manning sarà ammazzato? Bene che va, finirà all'ergastolo. Ma nel frattempo lo stanno facendo a pezzi: lo vogliono far crollare.

Nessuno accusa Bradley Manning di essere una spia, neppure il governo americano che lo tiene in galera. Nessuno lo accusa di essere uno sporco venditore di segreti che si è arricchito o si è dato alla bella vita come tanti traditori e spie.

Da tutte le informazioni che, ad oggi, sono trapelate, dagli atti di incriminazione del governo Usa e dalla chat con Adrian Lamo, che lo ha incastrato, viene fuori che Bradley Manning è  un soldato che ha agito secondo coscienza.

Se anche fossero vere le accuse contro di lui ( e questo deve essere dimostrato), dalla chat con Lamo viene fuori che Manning ha agito per un motivo nobilissimo: denunciare crimini e cercare di far scattare quell'indignazione civile che innesca riforme.

Se questo quadro non cambierà, se nel frattempo non si scopriranno chissà quali retroscena segreti su Manning, allora sarà chiaro che quel soldato di 23 anni ha agito esattamente come whistleblower tipo Mordechai Vanunu e Andrei Sakharov, quando denunciarono rispettivamente il programma nucleare di Israele e la pericolosità dei test nucleari.

Come tanti giornalisti internazionali che hanno ottenuto documenti segreti da Wikileaks, pensiamo che, se Manning è colpevole e deve essere arrestato, allora anche noi dobbiamo essere arrestati.

Abbiamo ricevuto personalmente da WIKILEAKS per L'ESPRESSO 15mila documenti segreti sull'Afghanistan e 4mila cablo.

Con il collega Gianluca Di Feo, su quei file abbiamo fatto un lavoro giornalistico. Li abbiamo pubblicati su L'ESPRESSO e li pubblicheremo ancora con tutta la scrupolosità e la coscienza che quei documenti richiedono per non esporre nessuno a rischi.

Non siamo idioti o criminali: sappiamo quanto quei documenti possano essere delicati. E amiamo i nostri paesi e le nostre democrazie. Non le tradiremmo mai. Meno che mai a vantaggio di assassini fanatici e medioevali come i Talibani. Ma proprio perché amiamo le nostre democrazie, non vogliamo vederle sprofondare nel fascismo e nel militarismo virulento che ha fatto milioni di morti nel secolo scorso.