Due notizie. Una bella: l’arresto del boia di Srebrenica: Karadzic. E una brutta: i continui rinvi dell’Iran nella trattativa sulla crisi nucleare.
Su Karadzic è stato scritto così tanto, che l’unica cosa originale che possiamo proporvi è questa:
http://www.stefaniamaurizi.it/Interviste/william_haglund.html
Sull’Iran, invece, stavolta c’era molta attesa per l’incontro di sabato tra il mediatore iraniano e il rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, anche perché l’incontro si svolgeva alla presenza di un diplomatico americano, cosa non da poco considerato che Iran e Stati Uniti non hano rapporti diplomatici del 1979, anno della terribile crisi degli ostaggi all’ambasciata americana di Teheran. Nei giorni precedenti l’incontro erano perfino circolata la notizia della possibile apertura di una "semi-ambasciata" americana a Teheran…
L’Iran però non ha dato una risposta sulla proposta europea, proposta che stavolta Teheran farebbe bene a non rifiutare. Per la prima volta, infatti, non si chiede all’Iran di fermare definitivamente il programma di arricchimento dell’uranio, si chiede semplicemente di "congelarlo" allo stato attuale, lasciando operare le 3000 centrifughe che ha attualmente Teheran, senza aggiungerne altre, in attesa di un’ampia trattativa. In cambio del congelamento, la comunità internazionale congelerebbe le sue sanzioni contro l’Iran (è il cosiddetto "freeze for freeze": congela tu che congelo io)
La formula del freeze for freeze è una soluzione che permetterebbe a tutti di salvare la faccia. Da 3 anni a questa parte, infatti, la trattativa è all’impasse perché nessuno vuole arretrare di un millimetro. Gli Stati Uniti insistono e premono sulla comunità internazionale affinché costringa l’Iran a sospendere l’arricchimento come PRECONDIZIONE per trattare, mentre l’Iran ha sempre ribadito che non accetterà mai di fermare l’arricchimento come precondizione per la trattativa, scelta comprensibile, visto che, non avendo in mano la bomba, con cui ricattare e fare pressione, gli iraniani non hanno altra carta da giocare in questo confronto che l’arricchimento.
ll freeze for freeze, dunque, sarebbe una via di uscita da questo impasse. Teheran ha ancora 2 settimane per dare una risposta, se non imboccherà questa strada vorrà dire solo una cosa: che i falchi di Teheran vogliono lo scontro a tutti i costi esattamente come quelli di Washington. E del resto a Teheran come a Washington, lo scontro è semplicemente un’opzione come un’altra sullo scacchiere politico, perché ai falchi non piovono mai le bombe sopra la testa. La guerra la fanno i figli dei poveracci. A Washington come a Teheran.