Archivi per il mese di: agosto, 2009

 

"C’è un governo affamato d’armi. Cerca arsenali perché si sente debole dopo quarant’anni di regime e teme le rivolte popolari. E vuole montagne di mitragliatori per proseguire la sua spregiudicata politica di potenza che negli scorsi decenni ha contribuito a riempire l’Africa di guerre civili. Questa è la Libia che si materializza negli atti della più sconvolgente inchiesta sul traffico d’armi realizzata in Italia"

Trovate qui la nostra ultima inchiesta per L’ESPRESSO, condotta con Gianluca Di Feo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/doppio-gioco/2107798//0

 

 PS: per un errore dei grafici, domani l’inchiesta la troverete su L’ESPRESSO in edicola firmata da "Gianluca Di Feo e Stefania Mau", anziché "Stefania Maurizi"

Il mondo è radicalmente cambiato da quando il Colonnello era la bestia nera degli americani. E’ cambiato completamente. E non solo perché, nel frattempo, la war on terror ha rimescolato le carte.

Dietro la decisione americana di sdoganare Gheddafi e farlo uscire dall’isolamento del leader paria, ci sono tanti fattori. Ce n’è anche uno poco citato: nel 2003, Gheddafi ha mollato un osso decisivo: il suo programma nucleare clandestino.

Per metterlo in piedi, il Colonnello si era abbeverato alla stessa sorgente dell’Iran e della Corea del Nord: la rete di A. Q.Khan, il più controverso ingegnere nucleare della storia, che ha trasformato un paese del terzo mondo, come il Pakistan, in una potenza nucleare e poi ha venduto clandestinamente la tecnologia della bomba a chiunque fosse disposto a pagarla abbastanza.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cosi-ho-venduto-la-bomba/2030375/11

La notte del 4 ottobre 2003, però, Gheddafi fu beccato con le mani nel sacco: una nave (BBC China) fu bloccata in extremis nel porto italiano di Taranto. Trasportava pezzi di centrifughe di arricchimento dell’uranio, clandestinamente vendute dalla rete di Khan alla Libia.

In qualche modo, l’intelligence angloamericana riuscì a dirottare la nave su un porto di un paese amico: l’Italia. La BBC China fu bloccata, il materiale venne sequestrato e partì un’indagine su 5 continenti, che portò a scoprire (in parte…) le trame della rete di Khan e a mettere, tra gli altri,  Gheddafi con le spalle al muro.

Nelle faccende nucleari, l’Italia ha sempre avuto un ruolo marginale, ma non in questo caso. In questo caso, il nostro Sismi, allora diretto dal Generale Pollari, giocò una partita affatto marginale, una partita avvolta nel segreto più totale, of course.

Le domande per Pollari sarebbero tante… ci siamo sforzati di ridurle a 5:
 

1) Che cosa successe esattamente la notte del 4 ottobre 2003 nel porto di Taranto?

2) L’indagine della polizia malese sul traffico di centrifughe destinate alla Libia conclude che: "le macchine per i laboratori furono fornite dalla Spagna e dall’Italia". E’ vero? Se sì, chi sono le aziende coinvolte e cosa hanno venduto?

3) Qual è stato il ruolo del suo Sismi nella storia dei "doppiogiochisti" Urs e Marco Tinner, sotto indagine in Svizzera per i fatti della BBC China? ( vendevano clandestinamente tecnologia alla rete di Khan e contemporaneamente erano stati arruolati dalla Cia)

4) Perché i documenti ottenuti dall’Italia, tramite rogatoria internazionale del magistrato svizzero che indaga sui Tinner, sono stati distrutti su ordine della CIA, insieme con altri documenti in mano alla Svizzera sul caso in questione?

5) Perché nel 2005, una delegazione di investigatori dell’Iaea di Vienna, con a capo Kenji Murakami, direttore del settore Europa del Dipartimento Safeguards dell’Iaea, è venuto in Italia per un’indagine sul centro nucleare della Casaccia, nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di A.Q. Khan? Cosa c’era di tanto importante da scomodare il capo della sezione Europa degli ispettori Iaea?

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"Mi permetto di rammentare a chi si fosse distratto leggendo le rivelazioni di Maria Latella, o gli anatemi della sinistra diretti al governo per la morte degli immigrati, che l’Iran è dotato della bomba atomica", scrive oggi Vittorio Feltri in un editoriale sul Giornale, che è tornato a dirigere.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=376175

Evidentemente anche Vittorio Feltri, risucchiato dal caso ‘Veronica Berlusconi velina ingrata’, si è distratto, perché scrivere che l’Iran è dotato della bomba atomica è una grandissima CAZZATA.

L’Iran non solo non ha la bomba, ma ad oggi non si sa di un solo essere umano in grado di provare, con evidenze minimamente fondate, che l’Iran sia in possesso anche solo della quantità di uranio altamente arricchito (HEU)  weapon grade che serve per costruirla.

Sfidiamo Feltri a dimostrarci il contrario.

L’unica cosa di cui l’Iran è SICURAMENTE dotato è una quantità sufficiente di uranio debolmente arricchito (LEU) (3,5 – 4 % di U235) che, SE arricchito ulteriormente fino a livello weapon grade (90% e più), allora può essere usato per costruire 1 ordigno nucleare.

E allora la domanda che si fa tutto il mondo è: avendo questo materiale a disposizione, l’Iran oggi potrebbe ‘imboscarlo’, arricchirlo di nascosto e costruirci segretamente una bomba?

Come in tutte le cose umane, la certezza assoluta non c’è mai. Ma TUTTE le agenzie internazionali e indipendenti che padroneggiano il dossier iraniano, da un punto di vista tecnico, concordano su una cosa: oggi l’IAEA conduce un programma di ispezioni, che, seppure non vengano fatte con un protocollo altamente invasivo come l’Additional Protocol (l’Iran ne ha sospeso l’applicazione), sono serratissime e approfondite.

Giorni fa, un diplomatico con accesso diretto al dossier iraniano ci ha raccontato:

"In Iran, gli ispettori dell’Agenzia conducono ogni mese 10 ispezioni senza preavviso. C’è un solo paese al mondo in cui si fanno 10 ispezioni senza preavviso ogni mese? No, non esiste".

Il diplomatico ci ha spiegato che: 1) con un programma così serrato di ispezioni senza avvertimento 2) con le telecamere installate negli impianti nucleari iraniani (telecamere antieffrazione che trasmettono tutti i dati con un sistema cifrato) 3) con il sistema degli enrivonmental samples E’ MATERIALMENTE IMPOSSIBILE per l’Iran "dirottare" quella scorta di LEU e arricchirla di nascosto.

Ovviamente Teheran potrebbe avere impianti completamente segreti e nascosti all’IAEA. Questo è possibile. E in questi impianti potrebbe portare avanti un programma clandestino e parallelo. Ma il punto è che NESSUNO, oggi, ha elementi minimamente fondati al riguardo.

Se così non fosse, il Mossad non sarebbe rimasto con le mani in mano. Lo dimostra il bombardamento del reattore di Osirak, in Iraq, come quello più recente dell’impianto siriano di Al Kibar (settembre 2007).

Ma, evidentemente, Vittorio Feltri deve essere più efficiente del Mossad. Merito dell’Agente Betulla?

 

Il libico Abdelbaset Ali al-Megrahi, condannato nel Regno Unito per la strage di Lockerbie, è stato rilasciato ieri dalle autorità inglesi per ragioni umanitarie. Al-Megrahi è malato terminale di cancro e, a quanto pare, gli inglesi hanno ritenuto giusto permettergli di passare gli ultimi giorni della sua vita fuori da un carcere.

Solo per ricordare: la strage di Lockerbie è del 1988. Sopra la cittadina scozzese di Lockerbie, esplose un aereo della Pan Am su cui era stata piazzata una bomba. Morirono 270 persone.

Dopo regolare processo, Al-Megrahi è stato condannato all’ergastolo per la strage e dal 2001 era in prigione.

Sulla responsabilità della strage, rimangono molte ombre, MOLTE… ben evidenziate in questo articolo della BBC, che vi consigliamo: 

http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/scotland/8211596.stm

Come in tutte le indagini e i processi, ci saranno stati buchi, errori, casini. E sicuramente l’Inghilterra avrà motivi molto meno nobili che "le ragioni umanitarie" per scarcerare uno come al-Megrahi. Nessuna illusione: in gioco ci saranno partite che non conosciamo e non conosceremo mai.

Possiamo immaginare tutti i buchi della giustizia e le partite segrete dietro al caso. Ma il punto non è questo. E il punto non è neanche la scelta di liberare un terrorista condannato per avere squartato a sangue freddo 270 innocenti. Da sostenitori sfegatati dei diritti umani, riteniamo che anche un mostro abbia diritto a essere trattato in modo umano.

Il punto è la reazione della Libia alla scarcerazione: l’hanno accolto come un eroe. Guardate il video della BBC:

http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/8213253.stm

Di questo fatto, in Italia leggerete 3 righe, se tutto va bene. Dipendiamo in modo drammatico dal petrolio libico, come da quello iraniano, come dal gas russo: non lascia senza fiato il fatto che nessuno, in Italia, si occupi seriamente di quello che combina gente come Gheddafi, Ahmadinejad o Putin? Degli affaracci che il nostro paese avrà sicuramente in piedi in certe aree del mondo?

Racconta un importante sito di difesa dei diritti umani che la madre della giornalista iraniana Hengameh Shahidi è riuscita ad andare a trovarla in carcere: la figlia le ha raccontato l’orrore dello scannatoio di Evin: farmaci antipsicotici per alterare la percezione del sé e indurre confessioni, trattamenti disumani.

Abas Bigdeli, Reza Rastegar and Majid Moghayemi. Tre iraniani imprigionati a Evin che, racconta sempre lo stesso sito, mostravano evidenti segni di tortura durante una ricognizione dei parlamentari in prigione, sono spariti da Evin: dove  sono finiti?

I nostri diplomatici a Teheran non si accorgono di niente? Il ministro Frattini dov’è? Qualcuno ha forse minacciato di tagliare l’interscambio commerciale Italia-Iran, che è ormai un quarto di tutto quello europeo?

Tornando alla Libia, parliamo della nostra esperienza semplicemente perché è l’unica abbiamo: il 5 giugno, appena 5 giorni prima del trionfale arrivo di Gheddafi a Roma, abbiamo pubblicato sul Venerdì di Repubblica un articolo sulla morte misteriosa del più importante dissidente libico: Fathi el-Jahmi.

Era un articolo normale: niente di esplosivo. Lo trovate qui:

http://www.stefaniamaurizi.it/Articoli_e_reportage/tra_gheddafi_e_berlusconi_un_dissidente_morto.html

Non abbiamo fatto in tempo a pubblicarlo, che in redazione ci è arrivata una stranissima lettera. Il contenuto era delirante: nessuna minaccia, ma il "mittente" era stato scelto con scopo chiaramente intimidatorio. Era firmata da qualcuno che si spacciava per Sebastiano Strangio: un killer sanguinario della ‘ndrangheta finito, per fortuna di tutti, in gabbia. Sulla busta c’era l’indirizzo del supercarcere di Sulmona, ma non veniva da lì, perché non c’era alcun timbro che certificasse che quella lettera fosse effettivamente uscita dal carcere. La busta la trovate sotto. 

Poche notti dopo, invece, ci è arrivata un’email da un sedicente fronte di liberazione della Libia, che faceva riferimento sempre all’articolo. Anche in questo caso, non veniva da un indirizzo email di quelli intestati al movimento, veniva da una di quelle mailbox che chiunque si può creare in rete. E, come nel caso della lettera,  non si capiva dove voleva andava a parare chi scriveva…

Puro delirio? Gente che non sa come passare le giornate? Possibilissimo. Di gente che non sa come fare notte e attacca a scrivere ai giornali ce n’è anche troppa… Oppure?

busta

mittente 

 

 

 

AGI

Tripoli, 20 agosto 2009. 

 

La Svizzera ha chiesto scusa alla Libia per l’arresto "ingiusto" del figlio del colonnello Muammar Gheddafi, Hannibal e della moglie incinta. L’episodio risale al 15 luglio del 2008.

La coppia era stata accusata dir aver maltrattato due domestici di un hotel di Ginevra. In vista dell’inverno e del blocco delle forniture di petrolio libico, principale fornitore della confederazione, il presidente Hans-Rudolf Merz si e’ detto rammaricato dell’evento.

"Esprimo al popolo libico le mie scuse per l’ingiusto arresto di un diplomatico libico da parte della polizia di Ginevra", ha detto Merz a Tripoli in una conferenza stampa congiunta con il premier Baghdadi Mahmudi.

La coppia venne liberata due giorni dopo dietro il pagamento di un cauzione di 500.000 franchi svizzeri (312.500 euro) e dopo che ai due dipendenti dell’Hotel, un marocchino e un tunisino, venne pagato un risarcimento.

A ottobre del 2008 la Libia rispose sospendendo le forniture di petrolio alla Svizzera, ritirando investimenti e depositi per cinque miliardi di dollari dalle banche elvetiche, interrompendo ogni programma di cooperazione.

Come ulteriore misura a due uomini d’affari svizzeri in Libia fu impedito di rientrare nel Paese. A tale proposito il presidente Merz ha assicurato che "le autorita’ libiche consentiranno ai due di tornare a casa prima settembre".

 

"Se avessi una bomba atomica, farei sparire la Svizzera dalla carta geografica", pare abbia detto il figlio di Gheddafi, Hannibal. Così riporta oggi il Messaggero:

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=70049&sez=HOME_NELMONDO

Il Messaggero riconduce la sparata del rampollo libico alla frustrazione di un recente fermo in Svizzera per presunte violenze sui domestici da parte di Hannibal Gheddafi…

Perché ci interessiamo alla sparata? Perché esemplifica la mentalità di certi paesi verso la bomba.

Paesi primitivi. Sì, concedeteci questo giudizio di chiaro sapore colonialista, a noi che siamo dei terzomondisti. TERZOMONDISTI CONVINTI, precisiamo con tutta l’enfasi possibile, non terzomondisti perché politically correct.

Paesi che del potere hanno una visione e una pratica viscerale, primigenia, tribale. Fai incazzare uno dei loro ministrucoli e dignitari? Subito minacciano di spaccarti il muso, sfasciarti la testa, cancellarti dalla faccia della terra.

E sarà finita da 20 anni, la Guerra fredda. Ma la bomba rimane sempre in cima alla loro wish list: è la clava perfetta per far stramazzare al suolo l’avversario in un secondo. E’ l’incarnazione del  loro sogno di potenza assoluta, istantanea, che non ammette discussioni, mediazioni, intralci.

Quattro anni fa abbiamo incontrato Hussain Al Shahristani: l’attuale ministro del petrolio iracheno. Sono passati 4 anni, ma ricordiamo ancora ogni parola di come Shahristani ci ricostruì l’incontro con il cugino di Saddam, che pretendeva che Shahristani lavorasse alla bomba per il dittatore negli anni ’90. Come gli chiese di costruire l’atomica? Come un cavernicolo, uno zotico, rozzo, violento, sanguinario.

E del resto non sono questi gli istinti che affiorano anche quando India e Pakistan minacciano di cancellarsi con la bomba atomica, durante i loro epici incontri di cricket?

 

Travolte dalla crisi, migliaia di famiglie italiane non sanno più come pagarsi un tetto sopra la testa, racconta oggi Emiliano Fittipaldi su L’ESPRESSO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cacciati-dal-lavoro-sfrattati-da-casa/2106686&ref=hpsp

e mentre l’Italia è con le pezze al culo, a Villa Certosa va in scena la vie en rose:

http://espresso.repubblica.it/multimedia/7195247

Berlusconi si gode un pò di relax con il fido Emilio Fede, arrivato con lui in Sardegna con l’aereo di stato. How much? Paga Pantalone, of course.

Ville mozzafiato, yacht scintillanti, parties esclusivi, donne superfighe. E’ la vita Beautiful, bellezza!

E di mistero della fede, in Italia, ne è rimasto uno solo: perché milioni di italiani con le pezze al culo votano uno che, solo per il cerone, spende quello che loro non riusciranno a guadagnare in una vita?

 

Agosto 2009. Roma. Centro di identificazione ed espulsione per immigrati. Mohammed, un egiziano di 30 anni, occhi scuri, barba lunga, una tuta sdrucita addosso,  racconta a Rory Cappelli di Repubblica: "Io da quando sono in Italia lavoro, ho sempre lavorato: e sono ormai sei anni. Ma nessuno mi vuole mettere in regola. Mi hanno preso in ospedale, dove ero andato per un’operazione all’orecchio, e così com’ero mi hanno trasferito al Centro: guardi, non mi posso neanche fare la barba. Non mi posso cambiare. Non ho soldi, non ho niente. È umiliante".

Non vi perdete l’articolo di Repubblica:

http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/cronaca/immigrati-10/immigrati-10/immigrati-10.html

Il paragone può sembrare forte, isterico, esagerato. Dire che gli immigrati irregolari (o "clandestini", come vengono chiamati) nell’Italia del 2009 vengono mandati al massacro, come gli ebrei durante il nazismo, sembra un’esagerazione. Nell’Italia del 2009 non ci sono camere a gas. Non c’è un piano lucido e sistematico di sterminio. Non c’è Auschwitz né la stella di David.

Eppure, la verità è sotto gli occhi di tutti: nell’Italia del 2009 gli immigrati irregolari sono carne da macello. Centinaia di migliaia di vite a perdere si bruciano ogni anno nelle metropoli di questo paese. Bambini, donne, uomini che non hanno altra colpa se non quella di essere nati nel paese sbagliato al momento sbagliato. Paese che, SPESSO, ANCHE (ma non solo, certo) le nostre aziende e multinazionali contribuiscono a spremere come un limone. Prendete il caso della Nigeria.

I dati parlano chiaro. 150 milioni di abitanti, il 41% tra 0 e 14 anni, la Nigeria è l’ottavo esportatore di petrolio al mondo, subito dopo la Norvegia. Nel paese africano operano da 50 anni tutti i più grandi gruppi dell’oro nero: dalla Shell alla Chevron, dall’Eni alla Total.

Secondo il prestigioso Center for Global Energy Studies di Londra, a  fine 2008 i ricavi petroliferi della zona del Delta del Niger si sono attestati intorno ai 66 miliardi di dollari, un oceano di denaro che potrebbe fare della Nigeria una nazione ricca ed evoluta, almeno quanto la Norvegia. E invece, stando ai dati della Usaid, l’agenzia di assistenza umanitaria del governo americano, il 70% dei nigeriani vive con meno di 1 dollaro al giorno, l’aspettativa di vita è di 47 anni, la mortalità infantile è altissima: 94 morti su 1000 bambini nati vivi, un dato che piazza la Nigeria al 13esimo posto al mondo per mortalità infantile. L’Aids dilaga: 2,6 milioni di persone vivono con l’Hiv/Aids, il paese si piazza al terzo posto in Africa per una malattia in cui, notoriamente, l’industria del petrolio ha un ruolo.

Schiacciati da povertà, distruzione ambientale e malattie, i nigeriani non hanno scelta: fuggire o morire.

Negli ultimi sei mesi, sul territorio italiano ne sono sbarcati clandestinamente 1650 (dati Ministero Interno) e nel febbraio scorso il capo della polizia Manganelli ha firmato un accordo di collaborazione con la polizia nigeriana per il contrasto all’immigrazione clandestina.

Dei 30.324 stranieri che nel 2008 hanno chiesto asilo all’Italia, 5673 sono nigeriani: è la prima nazionalità per richieste di asilo al nostro paese. Il destino delle donne, poi, è tetro: la  prostituzione nigeriana è un flagello.

 

"Quante entità hanno avuto un ruolo nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania? Una registrazione getta una luce inquietante sul possibile ruolo dei servizi segreti e su un ‘mistero della Repubblica’: il sito di Parco Saurino, nell’area casertana di Santa Maria La Fossa, il pozzo nero di ogni scoria tossica, nel cuore del regno dei boss casalesi"

Trovate qui il nostro ultimo articolo per L’ESPRESSO oggi in edicola:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/dai-rifiuti-spunta-lo-007/2106381/8

non vi perdete gli audio:

http://espresso.repubblica.it/multimedia/7144024/1/2

A Hiroshima e Nagasaki rimangono ormai solo 250mila sopravvissuti alla bomba. Ogni anno ne muoiono 10mila: presto non ci sarà più nessuno per raccontare cosa è stato quell’evento unico nella storia.

Qui alcune delle nostre foto che abbiamo scattato nel nostro viaggio a Hiroshima:

 

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copyright: Stefania Maurizi; Hiroshima: Militanti dell’estrema destra che manifestano contro i pacifisti che celebrano l’anniversario del bombardamento atomico

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copyright: Stefania Maurizi; Hiroshima: lo Shukkeien Garden, un bellissimo giardino di Hiroshima con un laghetto di forma circolare. La mattina del 6 agosto 1945, moltissime delle vittime del bombardamento corsero verso il laghetto per cercare un pò d’acqua e calmare il dolore delle terribili ustioni. Le vittime si erano accalcate in circolo intorno alle sponde del laghetto. Poche ore dopo, la scena agghiacciante: le sponde del lago dello Shukkeien erano un girotondo di cadaveri

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copyright: Stefania Maurizi

sumiteru2Sumiteru Taniguchi è il ragazzino immortalato nelle foto del celebre Joe O’Donnell, uno dei pochissimi fotografi che vide coi propri occhi la tragedia di Hiroshima e Nagasaki, viaggiando al seguito degli americani (la missione era top secret). Oggi Taniguchi è così come lo vedete qui sotto. Da 25 anni a questa parte deve sottoporsi quasi ogni anno a un intervento chirurgico per rimuovere un cancro della pelle dalla schiena, che si "trasforma" in un guscio coriaceo.

copyright: Stefania Maurizisumiteru1sumiteru4sumiteru3sumiteru2