Il libico Abdelbaset Ali al-Megrahi, condannato nel Regno Unito per la strage di Lockerbie, è stato rilasciato ieri dalle autorità inglesi per ragioni umanitarie. Al-Megrahi è malato terminale di cancro e, a quanto pare, gli inglesi hanno ritenuto giusto permettergli di passare gli ultimi giorni della sua vita fuori da un carcere.
Solo per ricordare: la strage di Lockerbie è del 1988. Sopra la cittadina scozzese di Lockerbie, esplose un aereo della Pan Am su cui era stata piazzata una bomba. Morirono 270 persone.
Dopo regolare processo, Al-Megrahi è stato condannato all’ergastolo per la strage e dal 2001 era in prigione.
Sulla responsabilità della strage, rimangono molte ombre, MOLTE… ben evidenziate in questo articolo della BBC, che vi consigliamo:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/scotland/8211596.stm
Come in tutte le indagini e i processi, ci saranno stati buchi, errori, casini. E sicuramente l’Inghilterra avrà motivi molto meno nobili che "le ragioni umanitarie" per scarcerare uno come al-Megrahi. Nessuna illusione: in gioco ci saranno partite che non conosciamo e non conosceremo mai.
Possiamo immaginare tutti i buchi della giustizia e le partite segrete dietro al caso. Ma il punto non è questo. E il punto non è neanche la scelta di liberare un terrorista condannato per avere squartato a sangue freddo 270 innocenti. Da sostenitori sfegatati dei diritti umani, riteniamo che anche un mostro abbia diritto a essere trattato in modo umano.
Il punto è la reazione della Libia alla scarcerazione: l’hanno accolto come un eroe. Guardate il video della BBC:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/8213253.stm
Di questo fatto, in Italia leggerete 3 righe, se tutto va bene. Dipendiamo in modo drammatico dal petrolio libico, come da quello iraniano, come dal gas russo: non lascia senza fiato il fatto che nessuno, in Italia, si occupi seriamente di quello che combina gente come Gheddafi, Ahmadinejad o Putin? Degli affaracci che il nostro paese avrà sicuramente in piedi in certe aree del mondo?
Racconta un importante sito di difesa dei diritti umani che la madre della giornalista iraniana Hengameh Shahidi è riuscita ad andare a trovarla in carcere: la figlia le ha raccontato l’orrore dello scannatoio di Evin: farmaci antipsicotici per alterare la percezione del sé e indurre confessioni, trattamenti disumani.
Abas Bigdeli, Reza Rastegar and Majid Moghayemi. Tre iraniani imprigionati a Evin che, racconta sempre lo stesso sito, mostravano evidenti segni di tortura durante una ricognizione dei parlamentari in prigione, sono spariti da Evin: dove sono finiti?
I nostri diplomatici a Teheran non si accorgono di niente? Il ministro Frattini dov’è? Qualcuno ha forse minacciato di tagliare l’interscambio commerciale Italia-Iran, che è ormai un quarto di tutto quello europeo?
Tornando alla Libia, parliamo della nostra esperienza semplicemente perché è l’unica abbiamo: il 5 giugno, appena 5 giorni prima del trionfale arrivo di Gheddafi a Roma, abbiamo pubblicato sul Venerdì di Repubblica un articolo sulla morte misteriosa del più importante dissidente libico: Fathi el-Jahmi.
Era un articolo normale: niente di esplosivo. Lo trovate qui:
http://www.stefaniamaurizi.it/Articoli_e_reportage/tra_gheddafi_e_berlusconi_un_dissidente_morto.html
Non abbiamo fatto in tempo a pubblicarlo, che in redazione ci è arrivata una stranissima lettera. Il contenuto era delirante: nessuna minaccia, ma il "mittente" era stato scelto con scopo chiaramente intimidatorio. Era firmata da qualcuno che si spacciava per Sebastiano Strangio: un killer sanguinario della ‘ndrangheta finito, per fortuna di tutti, in gabbia. Sulla busta c’era l’indirizzo del supercarcere di Sulmona, ma non veniva da lì, perché non c’era alcun timbro che certificasse che quella lettera fosse effettivamente uscita dal carcere. La busta la trovate sotto.
Poche notti dopo, invece, ci è arrivata un’email da un sedicente fronte di liberazione della Libia, che faceva riferimento sempre all’articolo. Anche in questo caso, non veniva da un indirizzo email di quelli intestati al movimento, veniva da una di quelle mailbox che chiunque si può creare in rete. E, come nel caso della lettera, non si capiva dove voleva andava a parare chi scriveva…
Puro delirio? Gente che non sa come passare le giornate? Possibilissimo. Di gente che non sa come fare notte e attacca a scrivere ai giornali ce n’è anche troppa… Oppure?