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Lo studio è centrale. Un quartiere bellissimo della nostra città preferita al mondo. Tanto verde, tanta luce. Piante, tappeti, libri ovunque.

All’ingresso un cretino ha tentato di spillarci, a modo suo, informazioni. Poi pretendeva di leggerci la mano. "Sono in grado di predirle il futuro e dirle quando si sposerà". Il nostro sguardo deve essere stato inequivocabile. Non ha detto pio ed è passato oltre.

"Lavori per F?", ci chiede il tipo, appena varchiamo la soglia del suo studio. Caschiamo dalle nuvole. "F?", chiediamo subito, "e chi sarebbe F?", replichiamo. F, spiega lui, è un giornalista che vive in Italia, ma è straniero. "Nessun F, mai visto, sentito e conosciuto", rispondiamo con stupore per la stranezza della domanda.

Quello che racconta è il mondo nero del petrolio: un mondo da brivido. Agghiacciante.

"M compera vini gloriosi, sai quanto costava quello dell’ultimo party?" "Non ho idea", facciamo noi. "Prova a dire una cifra", insiste. "1000 euro?", facciamo noi, con l’aria di chi è convinta di spararla grossa. Ci lancia uno sguardo di commiserazione. Come dire: "Poveraccia, questa qui non sa un cazzo".

Il vino costava quasi 20 volte la cifra che avevamo detto… mai sospettato che potessero esistere vini che costano quanto una macchina. E comunque, non ce ne "po’ fregà de meno", direbbero a Roma. Amiamo il vino almeno quanto disprezziamo il mondo effimero che ci gira intorno.

Intelligence, doppio e triplogiochisti. E’ possibile indagare il mondo del petrolio senza entrare in un buco nero che fa tremare i polsi? No, non è possibile. Alla larga, dunque.

Usciamo da quel palazzo con in testa l’ultima frase del tipo annoiato, che divorava uvetta assaporando un tè delizioso: "Non gli farai niente a quella gente. Oggi stanno a Londra, domani in Romania, poi in Costa Rica. Tu dormi bene la notte, loro se la spassano di giorno. Al di sopra di tutto e di tutti. Hanno amici dappertutto".

 

 

 

 

 

C’era una mailing list segreta. Le aziende che scrivevano a quel dipartimento di quel ministero non sapevano che le loro email finivano anche agli uomini in nero. La mailing list segreta spediva le email verso indirizzi intestati a loro.

Fin qui, intelligence, as usual. E’ quello che succedeva dopo che è intelligence di rapina.

 

E alla fine bisogna ammetterlo: nonostante l’asfissiante policy sulla "government secrecy", che porta ogni anno gli americani a secretare milioni di documenti, gli Stati Uniti rimangono comunque uno dei paesi più "open" del mondo.

Qui sotto potrete leggere un articolo de L’espresso, a firma di Gianluca Di Feo e di Dr. Strangelove, sul famoso scandalo italiano Eni Petromin: la madre di tutte le Tangentopoli, uno dei più grandi scandali della Prima repubblica.

Nel link de L’espresso troverete anche i documenti che hanno reso possibile l’articolo: sono stati rilasciati ai sensi del Freedom of Information Act (FOIA), lo strumento legislativo americano che permette di CHIEDERE la desecretazione di documenti coperti da segreto.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cossiga-top-secret/2042427&ref=hpsp

Ovviamente, la  richiesta di desecretazione può essere accolta in toto, con il rilascio di TUTTI i documenti richiesti, oppure accolta solo in parte, oppure rigettata del tutto.  

Soltanto nel 2007, le richieste di desecretazione dei documenti ai sensi del FOIA sono state 22 milioni!

W l’America del FOIA e di gente come Steven Aftergood.

Infine, pare che il documentario "Secrecy" di Peter Galison e Robb Moss, presentato al Sundance Festival, sia assolutamente da vedere…