Archivi per il mese di: gennaio, 2010

 

Mr. X è una fonte diplomatica che conosce benissimo il dossier nucleare iraniano. Gli abbiamo chiesto di raccontarci come si sta evolvendo la crisi.

A che punto stanno gli iraniani?

Mr. X: Il programma va avanti, as usual. Ormai padroneggiano completamente l’arricchimento dell’uranio.

E’ credibile che costruiranno altri 10 impianti di arricchimento?

No, è una sparata del regime.

A quando il prossimo rapporto IAEA?

A fine febbraio, inizi marzo. Siamo a un bivio: o si ammorbidisce Teheran o s’indurirà l’America.

Si va verso nuove sanzioni?

Sì, anche se farle passare, per l’America, non sarà uno scherzo: paesi in affari con Teheran, come la Cina o l’Italia o la Russia, non ci stanno ad approvare sanzioni dure, che magari colpiscano il cuore del regime, minando alla base l’industria petrolifera.

La minaccia dell’azione militare è credibile?

Non ci crede nessuno, ovviamente viene lasciata sul tavolo, ma è un’opzione a cui non credono neppure gli iraniani.

Ma dove prendono i materiali per andare avanti con il programma nucleare, gli iraniani? Tutti i materiali e le tecnologie, che servono per il programma, sono sotto sanzioni…

Le sanzioni sappiamo tutti come funzionano. O meglio, come non funzionano. Comunque, ormai gli iraniani se la cavano da soli: sono in grado di produrli.

Sanno produrre anche roba come l’acciaio maraging per le centrifughe di uranio?

L’acciaio maraging non lo usano.

Da quello che sappiamo noi usano l’alluminio T6-7075 e la grafite. E’ corretto?

Esatto. Comunque di roba ne arriva all’Iran.

Anche dalla Germania e dall’Italia, i primi due partner commerciali di Teheran?

Esatto.

 

 

Tutti conoscono le balle su cui è stata costruita la guerra in Iraq. Balle grosse come una casa.

Tony Blair, però, non ci sta. E continua a difendere l’indifendibile.

http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/politics/8485694.stm

E’ un caso umano,ormai.

Eravamo a Londra quando gli spin doctors di Blair preparavano la balla per giustificare l’invasione dell’Iraq.

Vivendo lì, avevamo visto e sentito con i nostri occhi e le nostre orecchie cosa potevano essere stati gli anni della Thatcher e dei conservatori: anni disumani. Gente finita letteralmente in mezzo alla strada, senza casa, senza soldi per curarsi. Un incubo.

Vedere che il paese era uscito dal thatcherismo ed era tornato a sinistra, ci aveva dato tante speranze. Un giovane leader di sinistra, con una moglie giovane e con il cervello: non un ebete di first lady, che sfornava  biscotti, mentre il marito ripassava le stagiste.

Tutto ci sembrava buono e giusto. Poi, però, Tony BLAIR si è rivelato un "BLIAR"…

Le ultime uscite patetiche sono state l’acquisto di un castello da lord, alla faccia della working class, e la difesa a oltranza della guerra in Iraq. Contro ogni decenza.

Vedere come gente tipo Blair o anche il tedesco Schroeder – assoldato dal gigante del gas russo Gazprom -sono passati dal Capitale di Marx a quello dei loro conti bancari è una gran pena.

Se al duetto Blair-Schroeder si aggiunge l’armata Brancaleone della sinistra Made in Italy ( di cui è impossibile perfino indicare un leader, visto com’è ridotta), il quadro diventa un trittico di Hieronymus Bosch.

A giorni ci troviamo a sperare in Jeff Castelli, lo spione della CIA coinvolto nel sequestro di Abu Omar. Non capite? Mah sì, ve lo confessiamo: speriamo in una rendition. Un colpaccio  che, come per magia, ci liberi dal giorno alla notte di questi leader fallimentari della sinistra europea.

Niente tortura, per carità. Niente waterboarding. Solo una rendition che li porti lontano: su un’isola tropicale in cui possano vivere con tutti gli agi e i lussi. A condizione che non tornino più e, quindi, non facciano più danni. A noi. Poveri cristi. Che continuiamo a sperare in una società di sinistra, dove i valori siano:

la democrazia. Quella vera. Non la recita della democrazia. La sobrietà. La fiducia nell’istruzione per migliorare l’uomo e la società. E soprattutto la solidarietà. Quella solidarietà per cui THE STRONG HELP THE WEAK AND THE WEAK HELP THE WEAKER. Tanto per dirlo nella meravigliosa lingua del patetico Tony Blair.

 

 

Una busta con polverina bianca indirizzata a Vittorio Feltri ha fatto scoppiare il panico:

http://www.ilgiornale.it/interni/milano_busta_scatta_lallarme_antrace_era_indirizzata_feltri/cronaca-attualit-feltri_giornale_bnl_paribas_antrace/28-01-2010/articolo-id=417424-page=0-comments=1

Di fronte a una lettera strana, consiglia Ken Alibek, prima di aprirla, meglio passare un ferro da stiro sulla missiva. Non è risolutivo, il calore del ferro. Ma è comunque dannoso per le spore di antrace.

Chi è Ken Alibek? Era il responsabile del programma batteriologico dell’Unione Sovietica. Scappato dalla Russia per mantenere la testa attaccata al collo, ha cambiato identità e oggi vive in USA.

7 anni fa eravamo alla Harvard University. Un grande esperto di biologia ci aspettava nel suo studio all’università. Uno studio pieno di luce e pubblicazioni criptiche. Insomma, un posto affascinante… Entrando, la prima cosa che notammo sulla sua libreria, fu il libro di Ken Alibek: Biohazard.

"I know that book!" , gli dicemmo, indicando il libro. "Scary", disse lui con una smorfia di paura. "Pauroso", insomma quel libro. Il tipo ci raccontò come, subito dopo l’attacco di antrace del 2001, gli uomini del governo cercarono di arruolarlo. Ma lui fu irremovibile, ci disse con un evidente disprezzo per chi lavora a certe faccende.

Non tutti, però, disprezzano gli uomini in nero, che arruolano teste d’uovo per lavorare alle armi.

Un anno dopo ci ritrovammo con un po’ di biologi di Harvard. Erano tutti galvanizzati. Ricevevano un gruppo ristretto di giornalisti per un incontro da un titolo tipo: "Come il bioterrorismo può far avanzare la biologia". Dopo l’11 settembre, Bush aveva dato un folle impulso a programmi di ricerca sulle armi biologiche, ufficialmente a scopo di difesa, per prevenire attacchi, ma ufficiosamente quella forte spinta puntava a un nuovo riamo. Di fronte al programma di Bush  contro il bioterrorismo, quelle teste d’uovo non nascondevano il loro trasporto. Grandi minacce, grandi opportunità di ricerca, tanti soldi. A lot of money, honey!

Tra le teste d’uovo convinte che la ricerca contro il bioterrorismo fosse una manna, c’era un biologo italiano di grande calibro. Ci siamo imbattuti di nuovo in lui di recente. Stavolta niente bioterror. Solo un vaccino Novartis contro l’influenza A.


"Io sono a favore della legge che i francesi stanno preparando per vietare il burqa", scrive Gigi Riva nel suo blog su L’espresso, che continua:
"Non si tratta di violare una libertà religiosa. C’è qualcosa che viene prima ed è il rispetto delle leggi che regolano la nostra convivenza. Le leggi sono le leggi dello Stato laico. I francesi hanno capito, prima e meglio di altri, che l’identità repubblicana si forma quando tutti si riconoscono in un corpo giuridico".

Non vi perdete l’eccellente post di Riva:

http://riva.blogautore.espresso.repubblica.it/

 

Mr. X è un insider del mondo nucleare italiano. Ingegnere. Tosto. Disilluso, ma non cinico. In 40 anni di carrozzoni, ne ha viste…

Sostiene Mr. X che il giorno in cui si chiuse la vicenda Alitalia ricevette una chiamata: "Allora il nucleare in Italia si fa".

In ballo ci sono 40 miliardi di euro: 10 centrali nucleari per il costo di 4 miliardi di euro ciascuna. A fare la parte del leone sarebbe il gigante francese Areva, che costruisce il reattore EPR.

Si tratta di individuare due cose fondamentali:

1) il sito in cui verrà costruito il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi della passata avventura nucleare italiana

2) i siti in cui costruire le nuove centrali.

Tutti immaginano sollevazioni di popolo contro le centrali e il deposito. Barricate, risse, insulti, manifestazioni.

Sostiene Mr. X che è forte la tentazione dell’approccio militare alla localizzazione dei siti per il deposito e per le centrali. I falchi del governo Berlusconi fanno l’analogia tra la gestione dei rifiuti in Campania e la localizzazione delle centrali nucleari. "Mettiamo scorie e centrali in siti protetti dall’esercito, come in Campania, e la baraonda finirà presto. Spezzeremo le reni alla piazza", pensano i falchi.

Sostiene Mr. X che i francesi sono terrorizzati perché ritengono che l’approccio militaresco sia una follia: prima di tutto non esiste una sola democrazia al mondo che abbia costruito le centrali nucleari a suon di eserciti, ma soprattutto:  puoi anche mandare l’esercito per mesi a presidiare un sito, ma non puoi farlo stare lì per sempre.

Qui il problema, spiega, è convincere i francesi che possono fidarsi a investire 4 miliardi per costruire una centrale, perché quell’investimento iniziale sarà ripagato da un’operatività continua per 50-60 anni e non salterà al prossimo governo. Ma in Italia una garanzia del genere non può darla neanche il papa e i falchi, racconta,  fantasticherebbero delle misure punitive per i comuni che, dopo aver accettato di ospitare centrali in cambio di incentivi economici, dovessero cambiare idea.

Last but not least,  le soluzioni per costruire il deposito dei rifiuti radioattivi sarebbero due: fare un deposito geologico (stoccare nelle viscere della terra, scegliendo sottosuoli con certe caratteristiche) oppure fare un deposito ingegneristico (stoccare in superficie, con un deposito che è un ammasso di cemento che protegge le scorie).

Sostiene Mr. X che il partito del cemento, potentissimo e trasversale, ha già vinto.

Dopo Boffo, i manganelli di carta di Vittorio Feltri si abbattono su Antonio Di Pietro.

Una scarica di articoli del Giornale di Feltri, pubblicati questo fine settimana,  sta cercando di farci credere che "il mito di Di Pietro comincia a scricchiolare", sotto i colpi del Giornale che rappresenta l’ex PM come un uomo dal passato oscuro. Intelligence, trame, Cia.

Trovate qui gli articoli:

http://www.ilgiornale.it/interni/usa_007_e_seychelles_lato_oscuro_di_pietro/politica-pietro-idv-spia/16-01-2010/articolo-id=414102-page=0-comments=1

http://www.ilgiornale.it/interni/il_mito_di_pietro_comincia_scricchiolare/17-01-2010/articolo-id=414354-page=0-comments=1

A scrivere sul Giornale di Feltri sono due giornalisti che il mondo degli spioni lo conoscono senza dubbio: Gian Marco Chiocci e Luca Fazzo, l’ex giornalista di Repubblica, ormai passato al Giornale, dopo essere stato sospeso per 12 mesi dall’Ordine dei Giornalisti per i suoi rapporti anomali con il Sismi di Pollari.

Nel suo articolo di sabato 16 gennaio:

http://www.ilgiornale.it/interni/usa_007_e_seychelles_lato_oscuro_di_pietro/politica-pietro-idv-spia/16-01-2010/articolo-id=414102-page=0-comments=1

Luca Fazzo scrive, tra le altre cose, che Di Pietro fu assunto :

"dall’Aeronautica militare, e assegnato alla struttura che si occupa di controllare la sicurezza delle forniture ad alta tecnologia bellica delle nostre industrie. È una mansione da sempre svolta in parallelo con un reparto apposito del Sismi, l’Antiproliferazione. E comunque chi vi lavora deve godere di un lasciapassare di sicurezza che in quegli anni viene rilasciato proprio dagli 007. Come fa Di Pietro a ottenere immediatamente il nulla osta?"

Cerchiamo di decifrare l’espressione "forniture ad alta tecnologia bellica delle nostre industrie": probabilmente, Fazzo intende una cosa precisa, ovvero "forniture dual use". In passato, infatti, i beni duali (dual -use) venivano chiamati "prodotti ad alta tecnologia".

E’ il nostro settore di expertise…I beni dual use sono prodotti civili, che però possono essere usati anche a scopo bellico, tipo certe leghe particolari dell’acciaio, come il maraging, che servono per costruire le scocche delle Ferrari, ma anche i missili o le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio.

Il fatto che Di Pietro possa essersi occupato, nel suo passato, di traffici di materiale dual-use comporta necessariamente che fosse un personaggio del torbido mondo degli spioni?

Assolutamente no. Perfino le nostre dogane hanno uomini del settore antifrode che si occupano di traffici dual use. Vengono periodicamente inviati a fare corsi organizzati da quello che era l’ex  Sismi e tenuti  da esperti americani di altissimo livello (tipo William Perry), ma è difficile immaginare i nostri doganieri nella veste di misteriosi 007…

Idem per i giornalisti. Ci sono quelli che, occupandosi di questi traffici strategici, copiano le veline dei vari servizi, sapendo benissimo che, in questo modo, si prestano alle manipolazioni dell’intelligence. E ci sono quelli che non vogliono avere a che fare con i servizi. Tipo noi… che, quando ci imbattiamo nelle notizie di certi traffici, ci fidiamo solo ed esclusivamente di quello che riusciamo a verificare con le nostre forze.

Last but not least, non dimenticate di leggere questo documento dell’ordine dei giornalisti su Luca Fazzo e i suoi rapporti con il Sismi:

http://www.odg.mi.it/node/30184

Nella delibera allegata al documento, l’Ordine scrive che "Fazzo ha  strumentalizzato la professione giornalistica, ponendosi al servizio del Sismi [… ] ha tradito, con comportamenti sleali,  il rapporto di fiducia con il direttore, i  redattori e l’editore di “la  Repubblica” in un momento in cui apparati  deviati del  Sismi controllavano il quotidiano e in particolare due giornalisti, impegnati sul fronte delle indagini sulle attività illegali dello stesso  Servizio segreto militare".

 

 

Ieri la stampa internazionale e italiana hanno dato grande rilievo all’assassinio di Massoud Ali-Mohammadi, il fisico iraniano fatto saltare in aria a Teheran con un IED (improvised explosive device): una di quelle bombe "artigianali" che, dall’Iraq all’Afghanistan, sono diventate il simbolo delle nuove guerre del 21esimo secolo.

http://www.repubblica.it/esteri/2010/01/12/news/scienziato_iran-1913562/

Tutti hanno collegato l’eliminazione di Mohammadi a un suo possibile coinvolgimento nel programma nucleare iraniano e i falchi di Teheran hanno immediatamente accusato il Mossad e la CIA per l’attentato.

Abbiamo cercato informazioni su Mohammadi, parlato con fonti informate e letto analisi come quelle di Stratfor (un’agenzia americana di intelligence, considerata "the shadow CIA") e siamo arrivati a dubitare molto della versione ufficiale.

Perché?

1) Innanzitutto, non si è mai visto un fisico impegnato in un programma nucleare ambiguo, com’è quello di Teheran, che viva liberamente, allo scoperto, come viveva Mohammadi (almeno stando a quanto sappiamo finora). 60 anni di programmi nucleari coperti e clandestini ci dimostrano che chi lavora a certe cose vive una vita ipersorvegliata, con guardie che lo seguono ovunque, entra in una sorta di vita opaca, nascosta. Impensabile che uno così possa uscire di casa da solo, prendere la macchina per andare da qualche parte, come stava facendo Mohammadi, continuare a fare vita accademica, pubblicare, ecc.

Torniamo al passato per capire il presente: quando, durante la seconda guerra mondiale, gli americani e gli inglesi dovevano capire se Hitler stesse costruendo la bomba, inviarono una missione di intelligence formata da fisici di alto livello: era la missione Alsos, guidata da Samuel Goudsmit, che era davvero the right man in the right place.

Goudsmit era un ottimo fisico, parlava fluentemente tante lingue, ma allo stesso tempo non faceva parte dell’eccezionale team di teste d’uovo che stava costruendo segretamente la bomba per gli americani a Los Alamos. Goudsmit poteva capire benissimo la fisica, ma, se catturato dai nazisti, non avrebbe potuto rivelare niente del segretissimo Progetto Manhattan per la costruzione della prima atomica angloamericana, proprio perché era fuori dal progetto.

Ebbene, una delle prime cose che fecero gli uomini della missione Alsos fu quella di ottenere le liste dei professori di fisica, che insegnavano nelle università tedesche. E il confronto con quello che succedeva nelle università americane e inglesi fu impressionante: i grandi e grandissimi fisici e chimici americani e inglesi erano completamente spariti dalle università: fisici di altissimo livello, premi Nobel, erano stati tutti arruolati nel Progetto Manhattan, mentre in Germania i grandi erano in cattedra e continuavano a lavorare: nessuno era finito in "clandestinità", risucchiato da programmi coperti che portano a vivere nascosti, sotto falsa identità e spesso con più identità.

Questo che vi raccontiamo è stato vero anche per il programma nucleare clandestino di Saddam. Il suo direttore scientifico, che abbiamo conosciuto personalmente e incontrato in più occasioni, il fisico iracheno Jafar Dhia Jafar, ci ha raccontato come era ridotto a vivere, mentre lavorava al programma clandestino del Raìs. Gli era permesso di stare nella propria casa con la moglie, ma la sua era un prigione dorata: una vita da nababbo, sempre sotto controllo ossessivo. Ridotto a lavorare in segreto giorno e notte,  non aveva certo tempo per pubblicare ricerca accademica e fare le cose che tutti gli accademici del mondo fanno.

2) Da uno sguardo al curriculum dell’iraniano fatto saltare in aria, sembra proprio che non fosse un fisico nucleare. Comunque, questo fatto potrebbe essere anche marginale o perlomeno non decisivo: quasi nessuno dei fisici che costruirono la prima bomba atomica era un fisico nucleare. E se costruire la bomba fu possibile ai pioneri, pur senza una specializzazione in fisica nucleare (che era stata appena introdotta) a maggior ragione lo è per i fisici di oggi: hanno sulle spalle 60 anni di ricerca, pubblicazioni riservate, ecc. sulle armi nucleari.  Lo stesso Jafar Dhia Jafar di formazione  non era un fisico nucleare, era un fisico delle particelle, eppure guidò alla grande il programma clandestino di Saddam…

3) Secondo  la ricostruzione che ci è stata fatta da  alcune fonti ben informate della situazione iraniana, Mohammadi non era affatto un simpatizzante del regime iraniano, ma anzi "era vicino a Moussavi" . Difficile che un fisico maturo e non simpatizzante del regime possa essere stato arruolato per un progetto delicato come quello nucleare: non era un ragazzo geniale e ambizioso, pronto a sfruttare l’occasione, era uno well-established.

E’ infine interessante il confronto tra la morte del fisico iraniano Ardeshir Hosseinpour e quella di Massoud Ali-Mohammadi.

Su Ardeshir Hosseinpour, morto in circostanze misteriose nel gennaio del 2007, abbiamo investigato a lungo, contattando anche persone che lo conoscevano molto bene.

Trovate qui la nostra inchiesta su Hosseinpour:

http://www.stefaniamaurizi.it/Inchieste/hosseinpour.html

Confrontiamo le due storie:

Hosseinpour era giovane. Eccezionalmente dotato. Ali- Mohammadi era un fisico maturo. Anche Hosseinpour, come Mohammadi, non era un fisico nucleare: era un esperto di fisica dei materiali e di metallurgia. Sia Mohammadi che il giovane Hosseinpour avevano vinto il Khwarizmi International Award, un premio molto prestigioso dell’ Iranian Research Organization for Science and Technology.

La lista delle pubblicazioni di Mohammadi è estesa, mentre quella di Hosseinpour è quasi inesistente: una cosa veramente strana per uno eccezionalmente dotato come lui: che combinava, se non pubblicava? Perché accademicamente era un fantasma? Faceva altro? Cose che non potevano essere pubblicate, perché riservate o top secret? Il dubbio su Hosseinpour sembra legittimo.

Ali-Mohammadi era considerato vicino all’opposizione al regime iraniano. Sembra che Hosseinpour fosse un simpatizzante di Khatami. Un giovane eccezionalmente brillante che l’ambizione o chissà che altro hanno portato a lavorare a programmi militari, ma che è stato eliminato dal regime quando ha voluto smettere di collaborare?

 

Ogni giorno, girando per metropoli e periferie, il problema ci pulsa in testa.

L’indifferenza di milioni di persone, che se ne fottono altamente delle condizioni disumane in cui vivono milioni di altre persone, è qualcosa che ci lascia senza parole.

Per capire la rivolta degli immigrati a Rosarno, guardate queste foto:

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&pm=1&IDmsezione=9&IDalbum=23304&tipo=FOTOGALLERY#mpos

Tuguri, discariche, vite a perdere. Un brutto brutto mondo.

Muovendoci per città, stazioni, fermate delle metro, ci ritroviamo sempre a guardare quei ragazzini sporchi che chiedono l’elemosina e facciamo il confronto con i figli delle persone care e degli amici. Superamati, superprotetti, vivono vite che sembrano un banco di frutta succosa e colorata: piena di stimoli e opportunità. Il contrasto tra i due mondi ci rende cupi.

"E’ il popolo degli abissi", ci dicono in tanti, con l’indifferenza glaciale dell’entomologo che guarda gli insetti, "è sempre esistito e sempre esisterà. Non puoi farci niente". E invece no. Ai tempi di Jack London, forse (e non ne siamo sicuri…), si poteva accettare il popolo degli abissi. Ma non nel 2010.

Ribellarsi alla favelizzazione del mondo è un dovere, nel 2010. E’ giusto e sacrosanto, come lo era ribellarsi al nazismo e al fascismo negli anni ’30.

Portare di fronte a un nuovo Tribunale di Norimberga:

quelle companies che affamano il mondo, saccheggiando il petrolio, i diamanti, l’uranio, il coltan dell’Africa

quei politicanti corrotti fino al midollo che vendono il futuro dei loro popoli

quegli aguzzini che vogliono trasformare gli italiani e, più in generale gli europei, in "volenterosi carnefici" dei poveri cristi

quei collaborazionisti che non hanno mai una parola di condanna per l’ingiustizia sociale in cui siamo sprofondati

quegli spin doctors che hanno sempre una parola per giustificare l’ingiustificabile

quei sepolcri imbiancati che predicano bene e razzolano malissimo.