Archivi per il mese di: febbraio, 2010

Piccole mazzette, grandi capolavori. Un libro mastro della corruzione come non si vedeva da decenni.

Trovate qui il nostro ultimo lavoro per L’ESPRESSO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/nel-pantheon-delle-bustarelle/2121816/8

 

La guerra di Gheddafi contro la Svizzera sta assumendo contorni sempre più seri. 

I motivi dietro la guerra sono tanti e non dimentichiamo l’operazione d’intelligence contro i Tinners, uomini d’affari svizzeri assoldati dalla rete di Khan per fornire tecnologia proibita per il programma nucleare clandestino del Colonnello. Poi, però, si è scoperto che i Tinners erano doppiogiochisti,  comprati anche dalla CIA e da chissà quanti e quali servizi segreti di mezzo mondo..La verità su quello che è davvero successo in quella grandissima operazione d’intelligence, non la sapremo mai…e tra l’altro il SISMI di Pollari c’è dentro….

C’è un altro retroscena interessante e di cui non si parla: negli ultimi anni, un magistrato svizzero si è preso la briga di stanare i conti dei boss del regime di Gheddafi nelle banche sviizzere: roba delicata…

Leggete qui e capirete di più…

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/doppio-gioco/2107798&ref=hpsp

 

 

Sorvegliava i traffici di materiale strategico verso l’Iran. Sul lavoro era brava, seria, una che non abbassava la testa. Aveva un difetto, però. Non piaceva agli uomini in nero. L’hanno messa a fare stronzate.

E non è stata l’unica…

Sul lavoro era bravo, serio, uno che non abbassava la testa. Aveva un difetto, però. Non era troppo malleabile con gli uomini in nero. L’hanno messo a fare stronzate.

Rimpiazzati i bravi, arrivano i mediocri. Gente a cui piace la gnocca. Tanto. Anche troppo. E mezzo di pressione e ricatto più formidabile della gnocca deve essere ancora inventato.

 

Ahmadinejad ha annunciato che la prima partita di uranio arricchito al 20% è cosa fatta. Mah…sarà…

Passare dall’arricchimento al 3-5% al 20% non è uno scherzo. E’ anche per questo che la comunità internazionale ha avuto un coccolone all’annuncio del passaggio all’arricchimento al 20%: significa acquire una capacità tecnica importante e stategica.

Una cosa è sapere arricchire l’uranio fino al 3-5%, un’altra è saper padroneggiare le tecniche di arricchimento dal 5 percento in su. Tra l’altro, una volta che si padroneggia l’arricchimento al 20%, quello a livelli più alti è cosa fatta: si passa senza grandi problemi al 60% e da lì al 90%, che è l’uranio weapon grade che serve per la bomba.

L’Iran è riuscito nel giro di pochi giorni ad arricchire uranio al 20%? Sarà…Noi, non ci crediamo. Ahmadinejad le spara. E’ risaputo.

Gmail censurato in Iran

Fino a poco tempo fa, la resistenza usava account yahoo.com, che hanno i server negli Stati Uniti, per cui intervenire su quei server per il regime era veramente difficile, se non proibitivo. Poi, però, deve essere successo qualcosa. Il passaparola è diventato: usare Gmail.com. E’ molto più sicuro. Sapete no, uno dei vantaggi di Gmail. com? Non fa comparire l’IP del computer…

Lettere da Bruxelles

Un giorno ci incontriamo in un caffè romano. Lui impermeabile come l’argilla. E’ arrivata una lettera da Bruxelles in cui si dice che l’Italia autorizza l’esportazione di pochi beni strategici verso l’Iran, mentre la Germania autorizza molto di più, nonostante le sanzioni. I beni strategici sono proprio quelle tecnologie e quelle merci sanzionate dall’ONU che possono servire per il programma nucleare e missilistico di Teheran.

La stretta italiana è comprensibile, viste le sanzioni. "Eh, sì", fa lui. "Ma tanto se non vendiamo noi, vendono gli altri, no?". Già…è così: è l’eterna guerra dei mercanti.

Viene fuori che le pressioni iraniane per autorizzare le esportazioni di beni strategici dall’Italia sono arrivate anche alla nostra ambasciata a Teheran.  E quindi? Che è successo, poi? Incuriositi, lo martelliamo. E allora dirotta la conversazione su altro: telefonini criptati per il Vaticano. Che ci faranno mai, i Cardinali? Difficile che per recitare il "Credo" serva la criptografia… E comunque, l’orecchio di Dio non è come l’occhio? Non sentono e non scrutano tutto? O più che il giudizio di Dio  potè il PM?

Che deve fare un giornalista solo?

Che deve fare quando intuisce traffici vilissimi? Quando conosce bene argomenti che lo portano in un mondo opaco. Deve andare fino in fondo?  Perché? Per fare la fine di Ilaria Alpi?

Un giorno di primavera, siamo a un’edicola. C’è il sole, intorno c’è gente che cammina, si gode l’aria frizzantina. Mamme, bambini, anziani, arrivano all’edicola. E anche: il professionista schizzato, il medico sfavato, la bambina che vuole le figurine, la superfica con la borsa che vale il nostro reddito di un mese. Comprano giornalicchi locali, monografie sulla cucina, bricolage, parole crociate e gossip di puttane e ballerine. Dimenticato, da una parte, completamente ignorato, c’è un libretto: "Ilaria Alpi. Storia di un’esecuzione".

 

Visto il successo del nostro post "Iran: la guerra dell’uranio":

http://www.stefaniamaurizi.splinder.com/post/22197948/Iran%3A+la+guerra+dell%27uranio

Torniamo a parlare del paese degli ayatollah. E lo facciamo ancora nella forma della Q&A.

Q: perché ha fatto tanto rumore l’annuncio che Teheran inizierà a produrre uranio arricchito al 20%?

A: l’arricchimento dell’uranio ( di cui abbiamo spiegato tutto il necessario nel post sopra)  al 20% significa  che l’Iran comincia a produrre uranio altamente arricchito, acronimo HEU, ovvero highly enriched uranium: si chiama così quello che contiene uranio 235 (U235) dal 20% in su . Fino a oggi, Teheran ha prodotto solo uranio debolmente arricchito (LEU).

Q: l’uranio altamente arricchito può essere usato per costruire la bomba?

A: dipende da quanto è arricchito. Se lo è al 20%  non può essere usato per costruire l’atomica. Per la bomba serve HEU weapon grade, ovvero con una percentuale di U235 dal 90% in su.

Q: e allora perché tanto casino, se l’uranio arricchito al 20% non va bene per la bomba?

A: perché comunque il passaggio dalla produzione di uranio debolmente arricchito (LEU) a quello altamente arricchito (HEU) è un ulteriore segno delle intenzioni di Teheran di andare avanti, sfidare la comunità internazionale e acquisire capacità strategiche che possono portare alla costruzione della bomba. Last but not least, una volta che si possiede l’uranio arricchito al 20%, il cammino verso quello arricchito weapon grade, che serve per le armi nucleari, è MOLTO più rapido.

Q: che tipo di armi nucleari potrebbe costruire l’Iran con tutto questo uranio che sta producendo?

A: ammesso che sia l’atomica il vero obiettivo degli ayatollah, Teheran potrebbe arrivare a produrre uranio weapon grade, che serve per una bomba del tipo di quella di Hiroshima. C’è, però, una differenza fondamentale tra la bomba di Hiroshima e quella che potrebbe finire in mano all’Iran.

Q: in che senso?

A: quella di Hiroshima era una bomba all’uranio che usava il metodo di detonazione GUN,  ovvero: due masse di uranio, ciascuna di peso inferiore alla massa critica, venivano sparate una contro l’altra, in modo da formare una massa critica di uranio, che dava luogo all’esplosione nucleare.

Se Teheran  volesse costruire la bomba, non userebbe uno schema di detonazione del genere, ma piuttosto opterebbe per  il metodo dell’implosione: quello della bomba di Nagasaki (che era a plutonio).

E’ un sistema che richiede un grado di sofisticazione tecnologica molto più alto rispetto al GUN, tant’è vero che la bomba di Hiroshima non fu nemmeno testata, perché era sicuro che funzionasse, mentre quella di Nagasaki fu testata nel celebre "Trinity test" per essere sicuri che l’implosione non facesse cilecca. Mettere a punto questo metodo di detonazione richiese enormi energie intellettuali, perché poneva sfide teoriche e tecnologiche grandissime.

Q: se la bomba che usa il metodo dell’implosione è più complicata, perché Teheran dovrebbe preferirla a quella che usa il GUN?

A: perché richiede una piccola quantità di materiale fissile (uranio). Per costruirla ne bastano pochi chili, quindi è un ordigno meno pesante, e allora si può inserire nella testata di un missile. Una grande bomba, come quella di Hiroshima, invece, per essere sganciata richiede un bombardiere.

Teheran ha una tecnologia missilistica avanzata e questo lascia pensare che, se costruirà un’atomica, userà l’implosione. Inoltre, la famigerata rete del pakistano A.Q. Khan ha reso disponibili i progetti tecnici del sistema dell’implosione, che non sono più inaccessibili, ormai, ovvero non richiedono più grandi energie intellettuali e tecniche, come richiese la bomba di Nagasaki a chi la costruì.

Q:  ma l’intelligence americana che dice del programma nucleare iraniano?

A: l’ultimo documento aperto, ovvero non segretato, è di una settimana fa e s’intitola: "Annual Threat Assessment of the U.S. Intelligence Community for the Senate Select Committee on Intelligence", firmato da Dennis Blair, direttore del National Intelligence.

A pagina 13 di questo documento, si legge: " Continuiamo a registrare che l’Iran tiene aperta l’opzione di sviluppare armi nucleari, in parte sviluppando capacità che portano il paese ad avvicinarsi alla produzione di queste armi, nel caso in cui la nazione decidesse di regolarsi in questo modo. Non sappiamo, comunque, se l’Iran deciderà di costruirle".  L’intelligence descrive in questo documento i progressi iraniani.

Q: l’attacco all’ambasciata italiana da cosa scaturisce?

A: ovviamente dalle parole di Berlusconi durante la visita in Israele. Ma l’Iran sa bene che, nel cammino verso sanzioni pesanti, il ruolo dei grandi partner commerciali europei (Italia e Germania) è fondamentale. L’interscambio commerciale Italia-Iran è il più grande d’Europa: ormai ammonta a un quarto di tutto il volume di affari Europa-Iran.

Roma è un partner importante per Teheran. E’ anche in grado di produrre macchine per usi speciali e tecnologie dual-use, che a Teheran interessano moltissimo. Inoltre le transazioni economiche che passano per istituti bancari italiani o iraniani ma con sede a Roma, tipo la Banca Sepah, si sono rivelate fondamentali per bypassare le sanzioni.

 

"I figli del divorzio soffrono", afferma il cardinale Ennio Antonelli.

http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/PAPA-CARD-ANTONELLI-I-FIGLI-DEL-DIVORZIO-SOFFRONO/news-dettaglio/3753368

Verissimo. Parole sante, Cardinale. Sapesse, però, Eminenza, quanto soffrono i bambini stuprati dai preti…

In pubblico, da qualche anno a questa parte, le gerarchie ecclesiastiche si battono il petto. Secoli di omertà, dura e impenetrabile come il marmo, sono stati abbattuti da una spallata delle vittime che, finalmente hanno trovato il coraggio di denunciare, e da mass media che, finalmente hanno la libertà di "riportare". I fatti.

Ora che non si possono più negare crimini che sono sotto gli occhi di tutti, è tutto uno stracciarsi le vesti. Il papa è in prima fila, nel mea culpa urbi et orbi.

Poi, però, che è cambiato da quando, 7 anni fa, scoppiò lo scandalo dei preti pedofili a Boston?

Prendete l’ultimo caso della serie: quello della diocesi di Wilmington, in Delaware.

http://news.bbc.co.uk/2/hi/8313791.stm

Ha dichiarato bancarotta: è la settima bancarotta in sette anni di scandali. Vista la procedura di bancarotta, il processo che fine farà? E i risarcimenti?  Vedranno mai giustizia le vittime?

"E’ una mossa disperata per nascondere la verità al pubblico", ha dichiarato alla BBC l’avvocato delle vittime. Lui da solo ne rappresenta 88. E racconta di "Migliaia di pagine di documenti scandalosi".

Sfogliare quello tsunami di carte, leggere i racconti degli stupri, le descrizioni, è un supplizio da San Sebastiano. Improvvisamente, tra una riga e l’altra, si materializza. E’ il Diavolo. La Bestia. E’ con stupore che avvertiamo la Sua Presenza, noi, cresciuti nella sana igiene mentale della Ragione. 

 

 

Oggi la BBC riporta che l’Iran sfiderà la comunità internazionale, arricchendo l’uranio fino al 20% (la percentuale più bassa di quello che è considerato arricchimento per scopi militari- cha va dal 20% al 90% in su):

http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/8502705.stm

Per chiunque sia interessato a capire cosa sta succedendo in Iran, vi offriamo una Q & A che aiuta  (by the way, lasciate perdere i giornali italiani: la copertura della crisi iraniana fa pena )

Q: Perché l’Iran non vuole mollare l’arricchimento dell’uranio?

A: E’ l’unica vera ed enorme forma di ricatto e di pressione che hanno in mano gli ayatollah contro l’America e l’Occidente. Ma va anche detto che l’arricchimento dell’uranio, per un paese firmatario del Trattato di non proliferazione (TNP) , è un diritto riconosciuto e garantito. Diritto a cui Teheran non vuole assolutamente rinunciare.

Q: a cosa serve l’arricchimento dell’uranio?

A: Per spiegare a cosa serve, bisogna  capire questo concetto fondamentale. L’uranio è un minerale presente in natura in due forme, dette isotopi: l’uranio 235 (U235) e l’uranio 238 (U238). Solo l’U235 è fissile, cioè può andare incontro a fissione nucleare, che è il processo fisico alla base sia del funzionamento dei reattori nucleari per la produzione di energia, sia della costruzione delle armi  nucleari.

L’uranio che si estrae dalle miniere è costituito dal 99,3% da U238 e dallo 0,7 %  da U235. Per usare l’uranio estratto dalle miniere al fine di far funzionare i reattori o di costruire le armi nucleari, bisogna arricchirlo, ovvero aumentare la frazione di U235. Dunque l’arricchimento è un processo che può avere sia scopi civili (far funzionare reattori per la produzione di energia) sia scopi militari (costruire armi nucleari).

Il Trattato di non proliferazione (TNP) garantisce ai paesi firmatari il diritto di arricchire uranio per  scopi civili.

Q: come si fa a stabilire se l’uranio viene arricchito per scopi civili oppure per scopi militari?

A: E’ questo il grande dilemma. Non c’è un confine netto tra le due operazioni. L’arricchimento è sempre e comunque un processo "ambiguo". Prendiamo l’uranio debolmente arricchito ( quello con una frazione di U235 intorno al 3-4%):  non può essere usato per costruire una bomba. Quindi ha usi civili, direte voi. E invece no: può essere usato per usi civili (far funzionare un reattore che produca energia), ma anche militari, perché il reattore alimentato a uranio debolmente arricchito, può produrre plutonio, che serve a costruire l’atomica.

Analogamente, prendiamo l’uranio altamente arricchito weapon grade (quello con una frazione di U235 dal 90% in su). Lo dice la parola stessa "weapon grade", ovvero uranio arricchito al "grado militare". Con questo materiale si può costruire direttamente la bomba. Quindi serve per usi militari, direte voi. Non necessariamente: esistono reattori che lo usano come combustibile, quindi per scopi civili.

Insomma, non esiste una separazione netta tra la tecnologia di arricchimento per usi militari e quella per usi civili. E’ questa ambiguità che permette a tutti i paesi di giocare con l’opzione nucleare: hanno un diritto garantito dal TNP, ma sanno benissimo che possono usare la dualità della tecnologia dell’arricchimento per creare una fortissima pressione politica internazionale e per costruire la bomba.

Q: non c’è proprio modo di stabilire se un paese sta arricchendo uranio per scopi civili o per scopi militari?

A: C’è, sì. Ma anche qui, le difficoltà sono grandi. I paesi firmatari del TNP sono soggetti a ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU (IAEA). IAEA ha un’unica missione: accertare che la tecnologia nucleare sia usata per scopi pacifici. Le ispezioni, in teoria, sono efficacissime, ma dipende dal protocollo con un cui vengono effettuate.

Il protocollo delle ispezioni viene firmato da ciascun paese che aderisce al TNP e fissa il sistema di regole che appunto disciplinano le ispezioni. Gli ispettori IAEA non  possono andare in un paese come l’Iran o anche l’Italia e fare quello che vogliono, girare e ispezionare tutte le strutture, i capannoni, i bunker a loro piacimento. La loro presenza nel paese ispezionato è regolato da accordi bilaterali (IAEA-paese ispezionato), che fissano le norme in base alle quali gli ispettori possono lavorare e muoversi nel paese in questione.

Prima che scoppiasse il caso Iraq, ovvero prima che Saddam fregasse tutti, creando un programma nucleare clandestino, i protocolli di ispezione IAEA erano piuttosto blandi: aggirarli abbastanza semplice, come  dimostrò Saddam.

Dopo il caso Iraq, però, i protocolli furono cambiati e fu creato l’Additional Protocol (AP): un protocollo di ispezioni molto invasive, che permette, ad esempio, di ispezionare con un brevissimo preavviso strutture che non sono neanche nucleari, in modo che, se il paese bluffa e nasconde le centrifughe di arricchimento  in un anonimo capannone industriale, l’IAEA ha l’autorità per ispezionarlo. 

 Purtroppo, l’Iran non accetta ispezioni con l’Additional Protocol, che permetterebbero di sciogliere moltissime ambiguità sul programma di Teheran.

Q: se l’Iran non ha nulla da nascondere, perché non accetta le ispezioni ai sensi dell’Additional Protocol (AP), che farebbero chiarezza ed eviterebbero un possibile attacco militare da parte degli USA e di Israele?

A: il punto è proprio questo: l”Iran ha qualcosa da nascondere? Ad oggi non è chiaro. L’unica cosa chiara è che l’Iran non ha alcuna voglia e interesse a chiarire la natura del suo programma, cosa che con l’Additional Protocol potrebbe fare.  

Accettare le ispezioni con l’AP, infatti, permetterebbe di chiarire se è davvero un programma completamente civile. Ma il problema è proprio questo: Teheran gioca su questa ambiguità, per minacciare, far credere, lasciar immaginare e chissà, magari per coprire davvero attività clandestine di natura militare.

C’è infine un altro problema: l’Additional Protocol permette ispezioni così invasive che, garantendo un grande accesso al paese ispezionato e alle sue strutture più delicate, garantisce anche alle eventuali spie, che si possono infiltrare nei team di ispezione, di acquisire informazioni sensibili dal punto di vista strategico e militare.

Q. la comunità internazionale ha offerto all’Iran di arricchire l’uranio all’estero, in modo che l’arricchimento sia soggetto a controllo. Perché l’Iran non accetta?

A: Uno: perché l’Iran ormai padroneggia completamente la tecnologia dell’arricchimento, una tecnologia strategica, che sviluppa know how industriale e scientifico di altissimo livello. Perché il paese dovrebbe rinunciarci? L’Iran sa benissimo che, esternalizzando l’arricchimento, metterebbe nelle mani di una potenza straniera una capacità strategica cruciale.

Due: perché l’Iran non ha alcun interesse a scogliere l’ambiguità sul suo programma di arricchimento: deve poter continuare a usarlo come arma di ricatto e pressione sul mondo.

Tre: perché in passato Teheran aveva aderito a un consorzio internazionale di arricchimento: Eurodif. Una volta scoppiata la Rivoluzione khomeinista, la Francia di Mitterand, capofila del consorzio Eurodif, non volle cedere l’uranio a Khomeini, che bollava gli Usa come il "Grande Satana". Era una misura per punire la Repubblica islamica. L’Iran perse un miliardo di dollari (dell’epoca! del 1979!) e non ottenne niente. Quindi gli ayatollah non si fidano più.

Q: come finirà questa crisi?  con un attacco militare contro le strutture nucleari iraniane?

A: nessuno crede seriamente all’opzione militare. L’Iran continuerà ad acquisire tecnologia e capacità nucleari .

Q: Fino a quando?

A: Nessuno ha la sfera di cristallo. Il massimo esperto del programma nucleare israeliano, il professor Avner Cohen, è convinto che l’Iran giocherà la stessa carta di Israele: la nuclear opacity. Un comportamento ambiguo, opaco, per cui continuerà a tenere in ballo tutti, frenando e accelerando il suo programma, fino alla costruzione della bomba, che, secondo Cohen, non sarà mai palesata e dichiarata al mondo, esattamente come fa Israele, che continua a negare il suo status di potenza nucleare.

Su LA STAMPA,  il ministro Frattini parla dello scambio commerciale Italia-Iran.

Così riporta il quotidiano torinese:

"Già dal 2001 al 2008 – ha aggiunto il ministro [Frattini, ndr] – c’è stata una riduzione di oltre la metà degli interscambi, e nei primi sei mesi del 2009 un ulteriore abbattimento del 30%. Nel 2008 l’interscambio complessivo Italia-Iran è stato di oltre sei miliardi di euro. Siamo ampiamente sotto, meno della metà dell’interscambio tedesco».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201002articoli/51829girata.asp

1) Prima di tutto l’interscambio (import + export)  Italia-Iran 2008 non è affatto la metà dell’interscambio tedesco,  come afferma Frattini. Guardate con i vostri occhi i dati ufficiali pubblicati dalla Camera di Commercio Italia-Iran:

http://www.ccii.it/docs/Dossier_Iran_Luglio09.pdf

Andate a pag. 2 di questo documento ufficiale e consultate la tabella "Interscambio UE-IRAN". Troverete tutto:

l’Italia, con un interscambio di 6,091 miliardi di euro si conferma  primo partner commerciale dell’Iran (non il secondo come scrive Carlo Brambilla oggi su Repubblica! ). La Germania ha un’interscambio di 4,447 miliardi di euro. Se la matematica non è un’opinione,  o Frattini sbaglia alla grande oppure La Stampa gli attribuisce stupidaggini.  Non si scappa.

2) Non è assolutamente vero che dal 2001 al 2008 c’è stata una riduzione di oltre la metà dell’interscambio con l’Iran, come afferma Frattini secondo LA STAMPA. 

L’interscambio 2005 era di 5,179 miliardi di euro, quello del 2006 era di 5,718 miliardi. Nel 2008 è schizzato a 6,091 miliardi di euro.  Vi sembra un trend di riduzione dell’interscambio, questo? 

Ormai il volume di affari Italia-Iran ammonta a un quarto di tutto l’interscambio Europa-Iran, che è di 25,534 miliardi di euro.

Delle due una: o LA STAMPA dà i numeri o a dare i numeri è Frattini. Qualcuno non la racconta giusta.

Last, but not least: sul programma nucleare iraniano Frattini rassicura. Eppure  fonti top level ci hanno confermato quanto segue:

"C’è un area a parte in cui c’è preoccupazione per la politica italiana. E questo ci porta all’argomento: come si comporterà l’Italia all’IAEA e all’ONU quando ci sarà da essere duri con i paesi del Medio Oriente che hanno un programma nucleare? IN Europa ci sono stati problemi con l’Italia sulle sanzioni contro l’Iran fin dal 2003. La preoccupazione è data dal fatto che l’Italia non si piegherà ai suoi interessi commerciali in Iran, e lo stesso vale per il Nord Africa e altri paesi del Medio Oriente".

 

Habemus Papam!

Finalmente Repubblica pubblica un articolo sugli affari Italia- Iran:

http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=43127438

con un errore, però, che sarebbe stato facilmente evitabile: bastava documentarsi.

Il giornalista scrive che : "il nostro Paese risulta infatti essere il secondo partner commerciale dell’Iran nell’Unione Europea, dopo la Germania".

Sicuro?

Per evitare l’errore, bastava consultare i dati ufficiali e aggiornati, che sono quelli della Camera di Commercio Italia-Iran.

Li trovate al link qui sotto. Basta andare alla pagina 2 e consultare la tabella dal titolo: "interscambio UE-Iran":

http://www.ccii.it/docs/Dossier_Iran_Luglio09.pdf

Come vedete, l’Italia è il primo paese per importazioni dall’Iran (3,921 miliardi di euro) e il secondo per esportazioni (2,170 miliardi di euro),  essendo la Germania il primo per esportazioni in Iran (3,918 miliardi di euro).

Messi insieme, questi due dati (import + export) danno quello che si chiama "interscambio": ebbene, in Europa, l’Italia risulta essere prima per interscambio con l’Iran, ergo è il primo partner commerciale, come si scrive chiaramente nel documento (pag.3) .

Con un interscambio di 6,091 miliardi di euro l’Italia surclassa nettamente la Germania (4,447 miliardi di euro). Considerando che il volume di affari Europa-Iran è di 25,534 miliardi di euro, il dato italiano di 6,091 miliardi di euro di interscambio è un dato enorme: significa che l’Italia da sola è responsabile di un quarto degli affari Europa -Iran.

In tutti questi anni ce lo siamo chiesti tante volte: perché nessuno scrive degli affari Italia-Iran? Dei problemi delle grandi banche italiane e dei loro traffici con il regime di Teheran? Sono questi traffici che rendono possibile al regime di stare in piedi, è questa linfa che alimenta il programma nucleare dell’Iran, lo stesso contro cui si battono milioni di iraniani inermi. Un popolo, quello iraniano, pieno di storia e cultura che ammiriamo.