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"Neppure lui. Hanno provato a stanarlo con bombe, spie, satelliti e droni. Tutto è stato inutile. Dopo nove anni di guerra e un migliaio di miliardi di dollari bruciati tra armi e intelligence, gli americani non sono riusciti a mettere le mani neppure sul ricercato numero due della Guerra globale al terrorismo: il mullah Omar, il capo dei Talibani. Come un fantasma, che si aggira tra le rovine di un Afghanistan sprofondato nel caos, il mullah più famoso si è materializzato di nuovo proprio in questi giorni".

Trovate sul sito de L’ESPRESSO il nostro ultimo lavoro:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-ritorno-del-mullah-omar/2134874

 

Tutti conoscono le balle su cui è stata costruita la guerra in Iraq. Balle grosse come una casa.

Tony Blair, però, non ci sta. E continua a difendere l’indifendibile.

http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/politics/8485694.stm

E’ un caso umano,ormai.

Eravamo a Londra quando gli spin doctors di Blair preparavano la balla per giustificare l’invasione dell’Iraq.

Vivendo lì, avevamo visto e sentito con i nostri occhi e le nostre orecchie cosa potevano essere stati gli anni della Thatcher e dei conservatori: anni disumani. Gente finita letteralmente in mezzo alla strada, senza casa, senza soldi per curarsi. Un incubo.

Vedere che il paese era uscito dal thatcherismo ed era tornato a sinistra, ci aveva dato tante speranze. Un giovane leader di sinistra, con una moglie giovane e con il cervello: non un ebete di first lady, che sfornava  biscotti, mentre il marito ripassava le stagiste.

Tutto ci sembrava buono e giusto. Poi, però, Tony BLAIR si è rivelato un "BLIAR"…

Le ultime uscite patetiche sono state l’acquisto di un castello da lord, alla faccia della working class, e la difesa a oltranza della guerra in Iraq. Contro ogni decenza.

Vedere come gente tipo Blair o anche il tedesco Schroeder – assoldato dal gigante del gas russo Gazprom -sono passati dal Capitale di Marx a quello dei loro conti bancari è una gran pena.

Se al duetto Blair-Schroeder si aggiunge l’armata Brancaleone della sinistra Made in Italy ( di cui è impossibile perfino indicare un leader, visto com’è ridotta), il quadro diventa un trittico di Hieronymus Bosch.

A giorni ci troviamo a sperare in Jeff Castelli, lo spione della CIA coinvolto nel sequestro di Abu Omar. Non capite? Mah sì, ve lo confessiamo: speriamo in una rendition. Un colpaccio  che, come per magia, ci liberi dal giorno alla notte di questi leader fallimentari della sinistra europea.

Niente tortura, per carità. Niente waterboarding. Solo una rendition che li porti lontano: su un’isola tropicale in cui possano vivere con tutti gli agi e i lussi. A condizione che non tornino più e, quindi, non facciano più danni. A noi. Poveri cristi. Che continuiamo a sperare in una società di sinistra, dove i valori siano:

la democrazia. Quella vera. Non la recita della democrazia. La sobrietà. La fiducia nell’istruzione per migliorare l’uomo e la società. E soprattutto la solidarietà. Quella solidarietà per cui THE STRONG HELP THE WEAK AND THE WEAK HELP THE WEAKER. Tanto per dirlo nella meravigliosa lingua del patetico Tony Blair.

 

 

Una busta con polverina bianca indirizzata a Vittorio Feltri ha fatto scoppiare il panico:

http://www.ilgiornale.it/interni/milano_busta_scatta_lallarme_antrace_era_indirizzata_feltri/cronaca-attualit-feltri_giornale_bnl_paribas_antrace/28-01-2010/articolo-id=417424-page=0-comments=1

Di fronte a una lettera strana, consiglia Ken Alibek, prima di aprirla, meglio passare un ferro da stiro sulla missiva. Non è risolutivo, il calore del ferro. Ma è comunque dannoso per le spore di antrace.

Chi è Ken Alibek? Era il responsabile del programma batteriologico dell’Unione Sovietica. Scappato dalla Russia per mantenere la testa attaccata al collo, ha cambiato identità e oggi vive in USA.

7 anni fa eravamo alla Harvard University. Un grande esperto di biologia ci aspettava nel suo studio all’università. Uno studio pieno di luce e pubblicazioni criptiche. Insomma, un posto affascinante… Entrando, la prima cosa che notammo sulla sua libreria, fu il libro di Ken Alibek: Biohazard.

"I know that book!" , gli dicemmo, indicando il libro. "Scary", disse lui con una smorfia di paura. "Pauroso", insomma quel libro. Il tipo ci raccontò come, subito dopo l’attacco di antrace del 2001, gli uomini del governo cercarono di arruolarlo. Ma lui fu irremovibile, ci disse con un evidente disprezzo per chi lavora a certe faccende.

Non tutti, però, disprezzano gli uomini in nero, che arruolano teste d’uovo per lavorare alle armi.

Un anno dopo ci ritrovammo con un po’ di biologi di Harvard. Erano tutti galvanizzati. Ricevevano un gruppo ristretto di giornalisti per un incontro da un titolo tipo: "Come il bioterrorismo può far avanzare la biologia". Dopo l’11 settembre, Bush aveva dato un folle impulso a programmi di ricerca sulle armi biologiche, ufficialmente a scopo di difesa, per prevenire attacchi, ma ufficiosamente quella forte spinta puntava a un nuovo riamo. Di fronte al programma di Bush  contro il bioterrorismo, quelle teste d’uovo non nascondevano il loro trasporto. Grandi minacce, grandi opportunità di ricerca, tanti soldi. A lot of money, honey!

Tra le teste d’uovo convinte che la ricerca contro il bioterrorismo fosse una manna, c’era un biologo italiano di grande calibro. Ci siamo imbattuti di nuovo in lui di recente. Stavolta niente bioterror. Solo un vaccino Novartis contro l’influenza A.

 

Qualcuno dovrebbe spiegare al Corriere della Sera che il "caesium 137" in italiano è il "cesio 137", un isotopo del cesio molto molto pericoloso…

http://www.corriere.it/esteri/09_marzo_27/cina_contenitore_radioattivo_1de95fa2-1abb-11de-b646-00144f486ba6.shtml

La stampa italiana riporta sempre questo genere di notizie come curiosità, stramberie: un po’ come le news che la Reuters etichetta come "Oddly enough".

La "palla radioattiva", come la chiama il Corriere, che è stata smarrita in Cina, è in realtà una delle tantissime sorgenti radioattive che ogni giorno si perdono in Italia e nel mondo nei vari cantieri, ospedali in stato di abbandono, ecc.. nella foto qui sotto vedete un altro esempio di queste sorgenti.

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Alcune di queste sorgenti (peraltro usate comunemente un po’ in tutti i settori: in edilizia, per controllare determinate proprietà degli edifici; in fonderia, per i controlli sui materiali; in ospedale per la diagnostica o per le terapie contro il cancro; nell’industria alimentare, per annientare la carica batterica degli alimenti) sono veramente pericolose, anche perché potrebbero essere usate per costruire una bomba sporca: si tratta di capire quali vanno bene e quali no e come usare la sorgente una volta trovata o rubata…

Purtroppo per noi, un delinquente di intelligenza medio(-alta) potrebbe essere in grado di trovare moltissime informazioni disponibili in rete e non solo. Una volta acquisite le informazioni di base, serve solo scaltrezza e creatività per superare i vari ostacoli che la preparazione di un simile ordigno richiede.

Strangelove ha appreso che, almeno in Italia, si tende a "dare un’occhiata" ai lavoratori / tecnici che maneggiano questo tipo di sorgenti per ragioni di lavoro: non vengono schedati, ma vengono comunque tenuti d’occhio…Non si sa mai…

 

"E così, ancora una volta, Israele ha aperto le porte dell’inferno per i palestinesi. 40 civili rifugiati uccisi in una scuola dell’ONU, altri 3 in un’altra. Non male per una notte di lavoro a Gaza", scrive il grande giornalista Robert Fisk sul quotidiano inglese "The Independent" oggi in edicola.

"Sì, Israele merita di vivere al sicuro", continua Fisk, "20 israeliani uccisi in 10 anni nei pressi di Gaza è un bilancio terribile. Ma con 600 palestinesi ammazzati in una sola settimana e migliaia dal 1948 […] siamo su una scala diversa, che non ci ricorda tanto l’ordinario bagno di sangue tipico del Medio Oriente, quanto piuttosto un’atrocità delle dimensioni delle guerre dei Balcani degli anni ’90. E, ovviamente, quando un arabo si lascia andare e manifesta la sua rabbia viscerale contro l’Occidente, noi diciamo che non c’entriamo niente. E ci chiediamo: perché ci odiano così tanto? Suvvia, non diciamo di non sapere la risposta".

Breve, intenso, da leggere assolutamente:

http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/fisk/robert-fisk-why-do-they-hate-the-west-so-much-we-will-ask-1230046.html

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Ancora una volta l’ombra lugubre di un attacco terroristico con armi non convenzionali (nucleari, radiologiche, chimiche, batteriologiche) riaffiora nei grandi media internazionali, a pochi giorni dai tragici fatti di Mumbai.

"Una commissione indipendente ha concluso che nei prossimi 5 anni è probabile che i terroristi mettano a segno un attacco con armi biologiche, nucleari o con altre armi non convenzionali, da qualche parte nel mondo, a meno che gli Stati Uniti e gli alleati non agiscano urgentemente per prevenire uno scenario del genere", scriveva due giorni fa il New York Times.

Trovate qui l’articolo:
 
http://www.nytimes.com/2008/12/01/washington/01bioterror.html?_r=1

Dr. Strangelove ha letto il rapporto della Commissione indipendente in questione: 160 pagine di valutazioni sentite e risentite e chi legge questo blog sa bene di cosa parliamo…

Una delle domande cruciali da farsi è: dall’attacco alle Torri gemelle, abbiamo avuto 7 anni per agire in modo da impedire ai terroristi di mettere le mani su armi non convenzionali, che cosa è stato fatto?  Poco più di niente.

In questi 7 anni, anziché rafforzare la credibilità e l’operatività di quelle istituzioni cruciali nella lotta al terrorismo nucleare (che delle 4 è assolutamente  la minaccia più grave) Bush ha visto bene di sputtanare per bene l’intelligence americana con tutte le bufale sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Ha fatto una guerra senza quartiere all’IAEA e a ElBaradei, invece di rafforzare l’Agenzia, contribuire a dotarla di fondi, strumenti e di un efficace potere ispettivo.

In teoria, gli strumenti contro il terrorismo con armi non convenzionali li abbiamo: la risoluzione ONU 1540 del 2004 è uno di questi. Ma, almeno in Italia, tutto rimane solo e soltanto sulla carta: non ci sono soldi per i controlli preventivi, mancano le risorse umane ed economiche, manca l’interesse, l’expertise, tutto.

Dopo l’11/9, in questi 7 anni di regno del grande loser, l’America ha trovato i soldi e gli strumenti "legali" per mostruosità come le extraordinary rendition, ma non per mettere in sicurezza una volta per tutte quel migliaio di tonnellate di uranio e plutonio russo pronto per le armi nucleari e che i terroristi potrebbero rubare per costruire una bomba, magari anche rudimentale, ma capace di sterminare decine di migliaia di civili innocenti in un secondo: altro che 11 settembre!

Per quel materiale la soluzione esiste: è semplice,  è a portata di mano. Ma allora perché non si vede il verso? Per tante ragioni. Per esempio? Perché mettere in sicurezza il materiale fissile russo non è una grande missione ideologica come la guerra in Iraq, capace di polarizzare un’intera società e di far piovere miliardi di dollari su Halliburton e  compagnia brutta. E metterlo in sicurezza non richiede grandi tecnologie che facciano ingrassare il complesso militare-industriale, come fa lo scudo spaziale.

 

 

Strangelove non tornerebbe sul tema del terrorismo nucleare, se un commento, peraltro gradito, di Loretta Napoleoni su questo blog non avesse riportato il discorso sulla questione.

La situazione italiana e mondiale è tale da far passare in secondo piano quello che, di fatto, è un evento veramente improbabile: un attacco terroristico con un’arma nucleare. Lo sappiamo benissimo quanto  sia ALTAMENTE IMPROBABILE e lo abbiamo scritto  con tutta l’enfasi possibile.

Ieri, l’Ansa riportava la "favelizzazione" del mondo: grandi città come Parigi, Roma sempre più assediate da favelas, dove vivono in condizioni disperate milioni di esseri umani. Stiamo tornando a 200 all’ora verso una società subumana, dove una ristrettissima élite è VERGOGNOSAMENTE ricca e intorno c’è l’oceano dei disperati, "Il popolo degli Abissi" di Jack London.

Torniamo sul discorso terrorismo nucleare solo perché tirati in ballo. E ripetiamo, a scanso di ogni possibile equivoco, quanto apprezziamo i lavori di Loretta Napoleoni: da  "Terrorismo S.p.A." a "Economia Canaglia".

Dell’ultimo libro della Napoleoni e di Ronald Bee, "I numeri del Terrore", condividiamo al 100% la tesi di fondo:  1) Bush e la sua cricca hanno inaccettabilmente perseguito una politica della paura e gonfiato, fino all’insostenibile, la minaccia di un gruppo terroristico che riesca a mettere a segno un attentato con un’arma nucleare. SACROSANTO.  2) Un’informazione allarmistica, superficiale e catastrofista ha fatto da cassa di risonanza alle follie neocon. SACROSANTO.  3) "I veri pericoli che corre l’Occidente sono quelli creati dalla politica della paura perseguita dai suoi governi: crisi energetica, anarchia dei mercati, stagnazione economica e impoverimento generale". SACROSANTO.

Ma ripetiamo: una cosa è dire che l’allarme terrorismo nucleare è stato gonfiato, un’altra è dire che è un mito, un problema di cui l’opinione pubblica dovrebbe preoccuparsi quanto un attacco da un’altra galassia.

Loretta Napoleoni ci ha fatto presente di accettare qualunque critica purché fondata su fatti, non supposizioni. Riteniamo di avere esposto i fatti già nel nostro intervento precedente:

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/18642712/Loretta+Napoleoni%3A+i+numeri+de

Ma mettiamo in fila le nostre obiezioni, anche se questo richiederà, purtroppo per voi, un lungo post.

Nel loro libro, Napoleoni e Bee liquidano GIUSTAMENTE la possibilità che un gruppo terroristico acquisisca la bomba attraverso uno stato canaglia, o addirittura, partendo dall’arricchimento dell’uranio. SACROSANTO. Lo scenario ‘terrorista che ottiene la bomba dallo stato canaglia’ è PURA PROPAGANDA neocon. E quello  ‘terrorista che per costruire la bomba parte dall’arricchimento dell’uranio’ è una follia. Non esiste un solo esperto al mondo che sostenga la plausibilità di questa ipotesi.

Qual è, allora, lo scenario più probabile, SEPPURE ALTAMENTE IMPROBABILE? Quello di un gruppo terroristico, dotato di molti soldi e qualche buon fisico, che acquisisca illegalmente il materiale fissile (uranio arricchito weapon grade o anche plutonio, che però è MOLTO difficile da far esplodere) e lo usi per costruire un ordigno nucleare rudimentale ( ma comuque nucleare! ) con metodo di detonazione Gun ( quello della bomba di Hiroshima ).

Come potrebbe acquisire il materiale fissile, un gruppo terroristico? Rubandolo, pagando, corrompendo. Nel mondo ce ne sono quantità folli. Rubarlo è MOLTO difficile. E rubarlo in quantità sufficienti per la bomba è ECCEZIONALMENTE DIFFICILE. D’accordo. Quanto difficile esattamente? Dio solo lo sa. L’unica cosa certa è che, ad oggi, non è mai successo. Ma basta questo per dire che non succederà MAI per nessuna ragione al mondo? No.

Preso atto che la via più plausibile è quella del furto di materiale fissile, è chiaro che è fondamentale un’efficace azione di contrasto e controllo. Come stiamo messi in questo senso? Meglio di come crede l’uomo della strada, che tende a pensare che tutto sia allo sfascio. Non è vero, i controlli esistono. Ma basta questo a farci dormire sonni assolutamente tranquilli?

L’allarme terrorismo ha prodotto alcune misure di alto profilo, come la risoluzione ONU 1540 del 2004

La trovate in questo elenco:

http://www.un.org/Docs/sc/unsc_resolutions04.html

questa risoluzione impone a tutti gli stati membri di mettere in atto controlli seri, che impediscano la proliferazione delle armi di distruzione di massa e l’ipotesi sciagurata che i materiali per costruirle finiscano nelle mani di un gruppo di terroristi. Fantastico, bellissimo. Peccato che il mondo reale funzioni diversamente e in una realtà in cui non ci sono i soldi per le urgenze immediate, ci saranno  i soldi per attuare la 1540? 

Nella relazione annuale al Parlamento dall’ingombrante titolo: "RELAZIONE SULLE OPERAZIONI AUTORIZZATE E SVOLTE PER IL CONTROLLO DELL’ESPORTAZIONE, IMPORTAZIONE E TRANSITO DEI MATERIALI DI ARMAMENTO NONCHÉ DELL’ESPORTAZIONE E DEL TRANSITO DEI PRODOTTI AD ALTA TECNOLOGIA",  un paese come l’Italia scrive da anni che "non è stato possibile attivare, per carenza di risorse, quei controlli, sia preventivi che successivi espressamente demandati alla scrivente amministrazione […] che  lo stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con Risoluzione 1540 (2004) , del 28 aprile 2004, ha formalmente chiesto di attivare a tutti gli stati membri".

Chi legge questo blog conosce questi problemi e sa di cosa parliamo.

Il grande esperto di intelligence americana, Jeffrey Richelson, ha raccontato quello che dovrebbe essere il migliore gruppo al mondo per il contrasto del terrorismo nucleare: l’americano NEST.

L’articolo di Richelson lo trovate sul "Bulletin of the Atomic Scientists", marzo-aprile 2004 e dal titolo "Defusing Nuclear Terror".

Se il NEST, che è il migliore sulla piazza, ha i problemi che ha, vogliamo credere che gli altri possano fare di meglio? 

Prendiamo gli scanner per rivelare la presenza di materiale come l’uranio arricchito (HEU) e il plutonio nei container spediti dai porti. Hanno limiti ricostruiti anche da riviste serie, come l’inglese New Scientist:

http://technology.newscientist.com/channel/tech/mg18825225.800-improved-xray-vision-to-stop-nuke-smugglers.html

questi limiti sono stati superati completamente? Abbiamo finalmente una tecnologia perfetta? Strangelove crede che nessun comune mortale  abbia una risposta certa a questa domanda. Questi argomenti sono coperti da segreto: porti, aeroporti, servizi di sicurezza non renderanno mai noto il margine di errore degli scanner, perché ovviamente un malintenzionato potrebbe usare l’informazione per aggirare i controlli.

Parliamo infine delle tecniche della cosiddetta disciplina del nuclear forensic per cui, dato l’uranio arricchito o il plutonio, è possibile risalire alla loro provenienza. In teoria, queste tecniche sono un preziosissimo deterrente contro un attacco terroristico nucleare e spieghiamo anche il perché, visto che non tutti sanno di cosa si tratta.

Con gli stati vale la deterrenza nucleare: anche lo stato nucleare più scriteriato del pianeta sa benissimo che, se si azzardasse a usare un’arma nucleare contro una potenza nucleare nemica, dopo qualche minuto subirebbe una rappresaglia nucleare devastante.

Con i gruppi terroristici, invece, la deterrenza nucleare fa flop, ma non perché siano matti o irrazionali, come tendono a rappresentarli i media occidentali, quanto piuttosto perché, non avendo un territorio o una popolazione da proteggere, non temono una rappresaglia nucleare. Se Bin Laden e i suoi attaccassero NY con un’atomica, gli USA chi potrebbero bombardare per rappresaglia con le loro 5.000 atomiche? Le madrasse pakistane?

Dopo l’11/9,  Bush ha lanciato un avvertimento: se attaccati con un’arma nucleare da un gruppo terroristico, metteremo i nostri esperti al lavoro per risalire alla provenienza del materiale fissile usato nell’attacco e, una volta risaliti allo stato di provenienza dell’uranio o del plutonio, sarà bene che il paese in questione traslochi su un altro pianeta…

Ottimo: trovato il deterrente nucleare per i terroristi. Ma anche qui: quanto è forte questo deterrente? Dipende da quanto sono efficaci queste tecniche per stabilire la provenienza del materiale fissile. E quanto lo sono? Mistero della fede.

 

Dr. Strangelove apprezza particolarmente il lavoro di Loretta Napoleoni, economista e giornalista, autrice di libri come "Terrorismo S.p.A." (Tropea, 2005), "Al Zarqawi. Storia e mito di un proletario giordano" (Tropea, 2006) e "Economia canaglia" (Il Saggiatore, 2008).

Purtroppo, però, l’ultimo libro della Napoleoni "I numeri del terrore" ( Il Saggiatore, 2008) contiene errori e imprecisioni (come quella sulla composizione dell’uranio naturale) e un grave problema di fondo. Peccato che, a quanto pare, i giornali italiani non se ne siano accorti…

Partiamo dalla tesi centrale del libro. La Napoleoni ha uno scopo nobile e pienamente condivisibile: vuole demolire il castello folle di paure, alimentate in modo puramente strumentale, dai falchi americani dopo l’11 settembre. E quale problema prende di petto? La madre di tutte le paure: il rischio che un’arma di distruzione di massa, tipo un’atomica anche molto rudimentale, finisca in mano a terroristi alla Bin Laden. E’ il problema arcinoto del "terrorismo nucleare".

Saranno anche vecchie, le armi nucleari. Roba da XX secolo, come ha dichiarato Ahmadinejad, ma un modo più infallibile ed efficace per ammazzare tanta gente in un colpo solo deve essere ancora inventato. Quando Strangelove sente dire che i kalashnikov hanno ammazzato più della bomba atomica, rimane a dir poco perplesso, perché chi dice questo, non ha capito nulla di cosa sono le armi di distruzione di massa. E sarà anche vero che, se ci limitiamo all’aritmetica, i kalashnikov o le bombe incendiarie sul Giappone della Seconda guerra mondiale hanno sterminato più esseri umani delle due atomiche di Hiroshima e Nagasaki, ma quanti kalashnikov, bombe e bombardieri ci sono voluti? Centinaia di migliaia. A Hiroshima e Nagasaki sono bastate DUE bombe e DUE bombardieri e…BOOM! 300mila vite  eliminate in un secondo. Quale altro modo conoscete per cancellare letteralmente dalla carta geografica un’intera metropoli come Londra, Parigi o NY in poche ore? Ad oggi c’è un solo sistema: una grande bomba H.

Pubblicamente, l’allarme terrorismo nucleare è emerso solo dopo l’11 settembre. E dopo l’attacco alle Torri gemelle ne abbiamo veramente lette di tutti i colori: giornalisti che raccontavano quanto fosse facile comprare la bomba su internet, rubare uranio arricchito da Cheliabinsk 70 e idiozie varie.  Ma il problema del terrorismo nucleare non nasce con Bush e i suoi falchi: è vecchio quanto la bomba e nel mondo oscuro dei segreti atomici, è una minaccia temuta, studiata e "simulata" almeno dagli inizi degli anni ’60. Non a caso gli Stati Uniti dispongono del segretissimo NEST: il NUCLEAR EMERGENCY SUPPORT TEAM, che non è certo una creatura post-9/11, ma esiste da 30 anni.

Comunque Loretta Napoleoni ha ragione: dopo l’11/9, Bush e i suoi compari hanno inaccettabilmente gonfiato il rischio terrorismo nucleare per ragioni strumentali, in modo da alimentare la paura e tenere saldo il potere (altrimenti chi lo avrebbe votato uno come George W.: manco la moglie!). E  fa bene a occuparsi del tema e a voler ridimensionare l’allarmismo, riportando la discussione nella sfera della razionalità, piuttosto che in quella della propaganda isterica. 

Una cosa però è dire che l’allarme è stato pompato, un’altra è sostenere, come fa la Napoleoni, che è una possibilità così remota e irrealistica che fareste meglio a preoccuparvi dei rapimenti alieni più che del terrorismo nucleare. Con il suo libro, dunque, siamo passati da un estremo all’altro.

Loretta Napoleoni tratta l’argomento con le limitazioni (assolutamente normali) di chi, su questo tema, non ha conoscenze specifiche e ottenute sul campo: lei non è una reporter che ha passato anni a stressare le dogane, gli uffici e i responsabili di certi controlli. Prende i report dei think tank  di Washington e ci ragiona sopra. Fa benissimo. Ma non basta: non è così che si conosce a fondo il problema.

Strangelove ha un amico americano che si diverte a fare cose particolari, ma attenzione: non provate a riprodurre l’esperimento, perché la persona in questione  ha passato guai ed è finito su una brutta Watch List: per 5 anni volare in aereo, per lui, è stato un tormento…Che ha fatto? Era il 2002. Voleva vedere se davvero funzionassero i tanto pubblicizzati controlli doganali contro il traffico di materiali per le armi di distruzione di massa. In teoria, nei porti è in funzione il CSI, il Container Security Initiative, ovvero il piano per passare sotto scanner speciali tutti i container sospetti.

Ebbene, il nostro amico ha prestato a un grande network TV un bel blocco di 6 kg di uranio impoverito. Il team TV l’ha nascosto in una scatola schermata, infilata in un camion stracarico fino all’inverosimile, poi ha imbarcato il camion su una nave da Jakarta a NY. Risultato? Tutto è filato liscio. Direte: "Ma era uranio impoverito. Quello altamente arricchito, che serve per un’arma nucleare, è altamente radioattivo, dunque non sarebbe passato". Davvero? Beh, vi sbagliate: l’uranio altamente arricchito con cui potete costruire un ordigno non è MOLTO radioattivo.

Ma non basta. Un grande esperto di intelligence americana, come Jeffrey Richelson, ha raccontato alcuni dei fallimenti del mitico NEST, la supersquadra USA che, in tema di emergenza terrorismo nucleare, dovrebbe far dormire sonni tranquilli agli americani. Tutte le attività del NEST sono top secret, ma ogni tanto i guru del segreto, come Richelson, riescono a sapere qualcosa, magari capitata 30 anni fa. Nel ’74, per esempio, l’FBI si trovò a gestire un vero e proprio ricatto nucleare: uno svitato voleva un bel gruzzolo di dollari, in caso contrario avrebbe fatto saltare in aria Boston con un ordigno nucleare. Per fortuna lo scriteriato bluffava, altrimenti, riporta Richelson, "se contavamo sul NEST, bye bye Chicago".

Esempi del genere per l’ Italia? Cagliari, 2005. Durante i controlli, un rivelatore fa scattare l’allarme Californio 252 per un carico in transito da Cagliari. Il problema è che il carico incriminato è un’enorme partita di gamberetti: chi si prenderà la resposabilità di mandarlo in malora per controllarlo centimetro per centimetro? Nessuno. "Sarà stato un falso allarme, magari uno strumento tarato male", pensano gli esperti. E se non era davvero così?

Il problema è questo: i controlli o sono alla buona, perché i soldi e le competenze sono limitate, o sono problematici, perché la tecnologia è ancora rudimentale. E per quanto raffinata diventerà col tempo, la tecnologia non sarà mai come il papa, perché l’infallibilità non è di questo mondo.

Loretta Napoleoni ha troppa fiducia nella macchina dei controlli e delle tecnologie, si fida troppo di quello che le raccontano, anche perché tutto ciò che riguarda il terrorismo nucleare è, ovviamente, coperto da segreto, che strumenti ha la Napoleoni per dire che quello che le raccontano e le rassicurazioni che le forniscono sono affidabili?  Avete visto quello che è successo con le armi nucleari americane? "Tutto a posto, tutto ultrasicuro", insistevano i militari americani. Poi, dopo i ben 3 incidenti all’arsenale nucleare USA nell’ultimo anno, hanno dovuto per forza ammettere il problema.

Finché esisteranno le armi nucleari, esisterà la minaccia del terrorismo nucleare. NON SARA’ L’EMERGENZA SOCIALE NUMERO UNO AL MONDO, VISTO CHE MILIONI DI ESSERI UMANI CREPANO PER MALATTIE BANALI O, PEGGIO, PER L’IMPOSSIBILITA’ DI ACCEDERE ALL’ACQUA POTABILE.  Su questo siamo d’accordo. Ma il problema esiste e va affrontato, perché – come certamente sa un’economista come la Napoleoni, che lavora coi numeri –  anche in presenza di un evento ALTAMENTE IMPROBABILE, ma comunque dalle conseguenze CATASTROFICHE, è dovere della comunità investire risorse per minimizzare al massimo la possibilità di un Armageddon.

"Durante la sua visita in Medio Oriente, Obama ha rilasciato le solite dichiarazioni di rito a supporto della politica di Israele, ma quello di cui Israele ha bisogno non è ancora più amore dall’America, quanto piuttosto un amore più esigente", scriveva qualche giorno fa Nicholas Kristof sul New York Times, "Soprattutto oggi, in un periodo in cui Israele sembra contemplare l’idea di attaccare i siti nucleari iraniani, gli Stati Uniti sarebbero un amico decisamente migliore per gli israeliani se dicessero loro: "E’ una follia" e se, allo stesso tempo, insistessero su un congelamento totale degli insediamenti nella West Bank".

 

Un editoriale da leggere:

 

http://www.nytimes.com/2008/07/24/opinion/24kristof.html?_r=1&th&emc=th&oref=slogin

OK! Rimandiamo ancora di qualche giorno tutte le novità sull’Iran (ma le cose si muovono! ci sono tante novità!) perchè un lettore di questo blog [ grazie, commentatore anonimo!  : )  ] vuole sapere qualcosa della jihad nucleare.

I siti jihadisti hanno incitato alla jihad nucleare: è realistico pensare che Bin Laden e i suoi possano arrivare a mettere le mani su un’arma nucleare e scatenare l’Armageddon dell’attacco terroristico nucleare?

Strangelove ha letto così tante panzane dopo l’11 settembre, che ci vorrebbe un anno per raccontare le stupidaggini che hanno scritto i giornali (o peggio che hanno raccontato le TV…) sul tema. Sensazionalismo e approssimazione dilagano. E purtroppo, fanno un grandissimo danno: spingono l’opinione pubblica a credere che tutto sia possibile e, in un mondo in cui tutto è possibile, non si capisce più quali sono le priorità, cosa è urgente fare, cosa i nostri politici (ma non solo) dovrebbero fare domani, anzi oggi, per abbassare il rischio mostruoso che un’arma nucleare, o il materiale necessario per costruirla, finisca nelle mani dei terroristi.

Cosa sappiamo di certo e assodato? Sappiamo che l’IAEA ha un database sui furti di materiale nucleare. Troverete qui tante informazioni:

http://www.iaea.org/NewsCenter/News/2007/itdb.html

Gli "incidenti" (furti, tentativi di contrabbandare questi materiali) sono tanti: 1080 casi dal 1993 al 2006. Ma sono di gravità limitata: le quantità di materiale sono ridotte, quindi non bastano certo a costruire un’arma, non sempre il materiale trafugato è uranio arricchito "weapons grade" (quello che serve per la bomba). Certo, i tentativi di furto e contrabbando sono MOLTO ALLARMANTI, ma questo non significa assolutamente che la realtà sia quella descritta dai giornali: armi nucleari e uranio arricchito che circolano liberamente.

Venendo a Bin Laden, ha PROVATO ad acquisire queste armi o il materiale  o la conoscenza per costruirle? La risposta CERTA è: sì.  Perché lo sappiamo? Perché dopo l’11 settembre, gli americani sono riusciti a mettere le mani su Sultan Bashiruddin Mahamood. Chi è? E’ l’ingegnere nucleare pakistano che costruito il reattore di Khushab: un tecnico di valore a cui però il fondamentalismo islamico ha completamente fuso il cervello. Bashiruddin è tutto meno un idiota, eppure delira di ricavare l’energia dai geni: quelli della lampada!, per capirci, non quelli della genetica! Non ci credete? Parlatene con Pervez Hoodbhoy e leggetevi il suo libro "Islam and Science": vedrete che belle "pubblicazioni scientifiche" ha sfornato l’ingegnere Bashiruddin! : ))

Di quello che hanno scoperto gli americani su di lui si sa pochissimo, ma per quello che se ne sa, Bashiruddin avrebbe cercato di contattare i vertici di Al Qaeda, in particolare il Mullah Omar, per mettere le sue conoscenze a disposizione. Subito dopo l’11 settembre, però, gli americani sono riusciti ad ottenere che il governo pakistano lo ingabbiasse….

Insomma, Bashiruddin è fuori combattimento, ma quanta gente come lui che ha competenze, conoscenze precise, contatti e accesso a certi materiali potrebbe mettersi al servizio di Al Qaeda? Purtroppo il fondamentalismo dilaga anche tra i fisici pakistani: la testimonianza di Hoodbhoy al riguardo è chiara…

Né c’è da illudersi su cosa potrebbero fare i terroristi con un’arma nucleare: la userebbero. Contro i gruppi terroristici la deterrenza nucleare non funziona: nessuno stato si azzarderebbe a usare un’arma nucleare contro un altro, perché un minuto dopo verrebbe cancellato dalla carta geografica, con una rappresaglia nucleare devastante. Ma un gruppo terrorista non ha questi problemi: non ha una popolazione o un territorio da proteggere. Contro chi potrebbero rivalersi gli americani, se Bin Laden e  i suoi riuscissero a mettere in piedi un attacco terroristico nucleare? Contro l’alleato Pakistan? Contro il Waziristan? Contro lo Yemen?

Tutte queste considerazioni pongono 2 grandi problemi.

Primo:  perché l’amministrazione Bush si concentra ossessivamente sull’Iran e non dà la priorità assoluta al terrorismo nucleare? La priorità assoluta è il terrorismo nucleare: togliere la possibilità ai gruppi terroristici di accedere al materiale per costruire la bomba. Accedere a quel materiale è l’ostacolo più grosso alla costruzione dell’atomica. Un gruppo jihadista potrebbe comprarlo: è la via più semplice. Non è verosimile che si metta ad arricchire l’uranio o a riprocessare il combustibile per estrarre plutonio. Comprarlo clandestinamente da chi ne ha in grandissima quantità, tipo i russi, è lo scenario più plausibile. E una volta ottenuto, costruire un’atomica con il metodo Gun (tipo quella di Hiroshima) sarà poco più che roba da laureato in fisica.

L’urgenza ASSOLUTA dunque, non è l’Iran. Contro l’Iran e contro tutti gli stati che hanno o possono acquisire la bomba, vale la deterrenza nucleare: qualunque stato si azzardi a usarla, scomparirà. Rimarrà solo un buco nella cartina. L’URGENZA ASSOLUTA  è: mettere in sicurezza l’uranio arricchito e il plutonio nei siti a rischio. Ci sono programmi per farlo, ma sono dannatamente lenti:  non ci possono volere 10 anni! In 10 anni, Bin Laden avrà tutto il tempo.

Seconda e ultima domanda: se un gruppo terroristico acquisisse un’arma nucleare, ci sarebbero dei modi per fermarlo? Esistono dei team speciali per il contrasto del terrorismo nucleare? Sì, esistono. Parleremo un’altra volta del misterioso NEST. Ma niente illusioni: non sperate di salvarvi da un attacco terroristico nucleare con il NEST…