Bisogna riconoscere a Maurizio Molinari de La Stampa il merito di una Q&A sulla Nuclear Posture Review (NPR) di Obama, anche se alcune risposte e domande della sua Q&A lasciano un pò a desiderare….
Innanzitutto, trovate qui il documento originale della NPR:
http://www.defense.gov/npr/docs/2010%20Nuclear%20Posture%20Review%20Report.pdf
e trovate qui la Q& A di Maurizio Molinari:
http://www3.lastampa.it/domande-risposte/articolo/lstp/180702/
Noi offriamo una Q&A nostra sul tema:
– Che cosa è la NPR?
E’ il documento ufficiale dell’amministrazione USA che esplicita il ruolo delle armi nucleari nella politica di difesa degli Stati Uniti. Ogni presidente dà una sua impronta a una questione cruciale com’è la "dottrina dell’uso" degli enormi arsenali nucleari costruiti dagli Stati Uniti. Quale ruolo svolgono le armi nucleari nella politica e nella difesa militare degli USA? In quali situazioni è ipotizzabile un loro uso? Sono queste le domande a cui un documento come la NPR risponde. Quella di Obama è particolarmente significativa
– Perché?
Perché questa NPR dell’amministrazione Obama punta finalmente il dito su una questione fondamentale: la minaccia numero uno alla sopravvivenza della specie umana viene dalla possibilità che un gruppo terroristico possa mettere le mani sulle armi nucleari.
– E allora? Perché è così importante questo?
Si tratta di un importante cambiamento di prospettiva. Fino all’amministrazione Bush, la preoccupazione numero uno dei presidenti USA era quella di impedire ai "paesi canaglia" di accedere alle armi nucleari. Obama ha finalmente preso atto che la minaccia numero uno è rappresentata dai cosiddetti "non-state actors", cioè gruppi criminali o terroristici che possono mettere le mani su certe armi mostruosamente distruttive.
– Perché i "non-state actors", come i gruppi terroristici, sarebbero una minaccia più grave dei "paesi canaglia", se arrivassero a ottenere la bomba?
Perché qualsiasi stato, per quanto canaglia, DEVE comunque fare i conti con la deterrenza, che è il principio fondamentale su cui è stato costruito il cosiddetto ‘equilibrio del terrore’: nessuna potenza atomica può permettersi di usare i suoi arsenali contro un’altra potenza atomica, perché andrebbe incontro a distruzione certa.
Prendiamo l’esempio di paesi come India e Pakistan, potenze atomiche che arrivano a minacciarsi reciprocamente di incenerirsi con la bomba atomica durante le mitiche partite di cricket.
Saranno anche due paesi un pò "primitivi" , come scrive Langewiesche nel suo eccellente libro "Il Bazar Atomico", ma per quanto primordiali e primitivi, Pakistan e india devono per forza tenere a bada l’odio reciproco che li divora: entrambi sanno benissimo che il primo di loro che si azzarda a sganciare la bomba contro l’altro, verrebbe cancellato dalla carta geografica.
La deterrenza è questa. Ma la deterrenza funziona solo con gli "state actors", ovvero con uno stato che abbia una popolazione o un territorio da difendere. Non funziona con un "non-state actor", come un gruppo terroristico, che non ha né un territorio né una popolazione da proteggere, quindi può permettersi di usare le armi nucleari, ammesso che riesca a impossessarsene.
– E c’è questo rischio?
Assolutamente sì. Chiunque abbia soldi, cervelli e determinazione può fare passi pericolosissimi verso questo obiettivo.
– Perché gli altri presidenti prima di Obama hanno sottovalutato questo rischio e hanno messo al primo posto gli stati canaglia?
Per tante ragioni. Ragioni ideologiche-politiche, che hanno portato a vedere l’Iran come il totem del male, ma anche ragioni affaristiche. Chi decide la politica militare degli Stati Uniti è il famigerato "complesso militare-industriale", sempre affamato di commesse, armi, guerre.
Investire nella lotta al terrorismo nucleare non è certo remunerativo quanto investire nella guerra agli stati canaglia. Per combattere il terrorismo nucleare basta mettere in sicurezza gli arsenali delle potenze atomiche e creare strumenti e tecnologie di controllo che non costano certo quello che può costare una guerra contro l’Iran o la costruzione delle mini-nukes, armi nucleari di pochi kiloton, o dei bunker buster: armi nucleari contro i bunker.
– Molinari scrive nella sua Q&A: "Come è possibile che gli Usa i rinuncino all’atomica a fini di autodifesa? Se ciò avviene è perché nell’arsenale del Pentagono vi sono armi ultramoderne, grazie alle quali gli Stati Uniti saranno in grado di colpire rapidamente ovunque nel mondo con una tale potenza convenzionale da annientare qualsiasi tipo di minaccia". E’ vero?
Mica tanto…Innanzitutto, come fa notare il bravissimo David Albright in suo commento alla NPR, gli Stati Uniti di Obama "si riservano il diritto di una ritorsione anche con armi nucleari contro uno stato il cui materiale esplosivo nucleare venga usato per un attacco da parte di uno stato o di un gruppo terroristico".
Quindi, anche gli USA di Obama, con questa NPR, non rinunciano affatto all’atomica ai fini dell’autodifesa, anzi, da formidabile esperto, Albright fa notare che questa determinazione contenuta nella NPR di Obama "apre una pericolosa possibilità di utilizzo di un’arma nucleare come rappresaglia".
Trovate qui l’analisi di Albright:
http://isis-online.org/isis-reports/detail/what-the-nuclear-posture-review-means-for-proliferation-and-nuclear-outlier/
– Gli Stati Uniti hanno mai rinunciato all’uso delle armi nucleari?
Mai. Né gli USA né le altre potenze atomiche. Ma è vero, però, che su queste armi esiste da, 60 anni a questa parte, quello che viene chiamato ‘the nuclear taboo’, un tabù assoluto sulla loro utilizzabilità reale sul campo di battaglia. E di fatto dal 1945 in qua, non sono mai state più usate in situazioni di combattimento.
I geni che le hanno messe al mondo, gente come il mitico Robert Oppenheimer, dicevano che, dal punto di vista militare, la bomba era ‘shit’: merda. Proprio perché inutile militarmente, ma cruciale a livello strategico, per vincere la guerra fredda dei trucissimi Dottor Stranamore.