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La cricca atomica

Sostiene "Mr. A" che alcuni dei top cat del nucleare italiano siano legati da un vincolo speciale.

Affari, consulenze, co.co.pro., certo. Ma "Mr. A" non è convinto che sia solo "a matter of money"….Blatera di fantasmi del passato. La P2 e i suoi faccendieri. Il medioriente e i suoi dittatori. Il paese dei puri. Una pistola su un comodino.

La cricca atomica 2

E’ guerra. La torta potrebbe essere di 16 miliardi, o addirittura di 32. Ogni centrale nucleare costa 4 miliardi di euro: centesimo più, centesimo meno. L’Italia ne potrebbe costruire 4, o al massimo 8. Fate voi due conti.

Berlusconi porta in campo i francesi. Il gigante nucleare francese Areva costruisce l’EPR.

Areva? Scajola rilancia subito. L’ Ansaldo di Genova ha le licenze del gigante americano Westinghouse, che costruisce il reattore rivale di Areva: l’AP1000. E allora giù: Westinghouse.

Chi vincerà? Areva o Westinghouse? Nel dubbio, meglio attrezzarsi: Ansaldo, che ha le licenze americane, ha fatto accordi anche con i francesi.

E Putin? Lo zar di tutte le Russie è il grande sponsor di Rosatom. Lo sa bene il generale Jean. Rosatom ha i reattori VVER1000. Chi ha lavorato a parte della componentistica per il VVER1000? Ansaldo.

Areva, Westinghouse, Rosatom.

Il triangolo, no! Quei puritani degli americani non l’avevano considerato. La settimana prima delle dimissioni del ministro, il telefono bolle. Euratom. Gli americani. "Ma che fate?"

The Guardian, ovvero quando un grande giornale le spara

Abbiamo letto con grande voracità quello che il quotidiano inglese The Guardian vendeva come un enorme scoop, dal titolo: "Revelead: how Israel offered to sell South Africa nuclear weapons" ("Ecco come Israele ha offerto le armi nucleari al Sud Africa")

http://www.guardian.co.uk/world/2010/may/23/israel-south-africa-nuclear-weapons

Abbiamo passato allo scanner tutte le carte pubblicate online dal Guardian per supportare il suo "scoop": non c’è uno straccio di documento che provi affermazioni tanto sensazionaliste…

E non lo diciamo solo noi: lo dice anche un esperto di calibro "stellare" come Avner Cohen, che ha ridimensionato subito la sparata del Guardian.

La cooperazione nucleare tra Israele e il Sud Africa è un dato di fatto, peraltro arcinoto, ma da lì a scrivere che Israele abbia venduto armi nucleari al Sud Africa c’è un abisso.

Le potenze nucleari possono vendere tecnologia ed expertise per aiutare paesi amici (o comunque strategicamente importanti) in modo da favorire il loro ingresso nel club nucleare. Di questo, purtroppo, ci sono esempi a bizzeffe. Ma neppure la rete di Khan è arrivata a vendere armi nucleari…

 

Bisogna riconoscere a Maurizio Molinari de La Stampa il merito di una Q&A sulla Nuclear Posture Review (NPR) di Obama, anche se alcune risposte e domande della sua Q&A lasciano un pò a desiderare….

Innanzitutto, trovate qui il documento originale della NPR:

http://www.defense.gov/npr/docs/2010%20Nuclear%20Posture%20Review%20Report.pdf

e trovate qui la Q& A di Maurizio Molinari:

http://www3.lastampa.it/domande-risposte/articolo/lstp/180702/

Noi offriamo una Q&A nostra sul tema:

– Che cosa è la NPR?

E’ il documento ufficiale dell’amministrazione USA  che esplicita il ruolo delle armi nucleari nella politica di difesa degli Stati Uniti. Ogni presidente dà una sua impronta a una questione cruciale com’è la "dottrina  dell’uso" degli enormi arsenali nucleari costruiti dagli Stati Uniti. Quale ruolo svolgono le armi nucleari nella politica e nella difesa militare degli USA? In quali situazioni è ipotizzabile un loro uso? Sono queste le domande a cui un documento come la NPR risponde. Quella di Obama è particolarmente significativa

– Perché?

Perché  questa NPR dell’amministrazione Obama punta finalmente il dito su una questione fondamentale: la minaccia numero uno alla sopravvivenza della specie umana viene dalla possibilità che un gruppo terroristico possa mettere le mani sulle armi nucleari.

– E allora? Perché è così importante questo?

Si tratta di un importante cambiamento di prospettiva. Fino all’amministrazione Bush, la preoccupazione numero uno dei presidenti USA era quella di impedire ai "paesi canaglia" di accedere alle armi nucleari. Obama ha finalmente preso atto che la minaccia numero uno è rappresentata dai cosiddetti "non-state actors", cioè gruppi criminali o terroristici che possono mettere le mani su certe armi mostruosamente distruttive.

– Perché i "non-state actors", come i gruppi terroristici, sarebbero una minaccia più grave dei "paesi canaglia", se arrivassero a ottenere la bomba?

Perché qualsiasi stato, per quanto canaglia, DEVE comunque fare i conti con la deterrenza, che è il principio fondamentale su cui è stato costruito il cosiddetto ‘equilibrio del terrore’: nessuna potenza atomica può permettersi di usare i suoi arsenali contro un’altra potenza atomica, perché andrebbe incontro a distruzione certa.

Prendiamo l’esempio di paesi come India e Pakistan, potenze atomiche che  arrivano a minacciarsi reciprocamente di incenerirsi con la bomba atomica durante le mitiche partite di cricket.

Saranno anche due paesi un pò "primitivi" , come scrive Langewiesche nel suo eccellente libro  "Il Bazar Atomico", ma per quanto primordiali e primitivi, Pakistan e india devono per forza tenere a bada l’odio reciproco che li divora: entrambi sanno benissimo che il primo di loro che si azzarda a sganciare la bomba contro l’altro, verrebbe cancellato dalla carta geografica.

La deterrenza è questa. Ma la deterrenza funziona solo con gli "state actors", ovvero con uno stato che abbia una popolazione o un territorio da difendere. Non funziona con un "non-state actor", come un gruppo terroristico, che non ha né un territorio né una popolazione da proteggere, quindi può permettersi di usare le armi nucleari, ammesso che riesca a impossessarsene.

– E c’è questo rischio?

Assolutamente sì. Chiunque abbia soldi, cervelli e determinazione può fare passi pericolosissimi verso questo obiettivo.

– Perché gli altri presidenti prima di Obama hanno sottovalutato questo rischio e hanno messo al primo posto gli stati canaglia?

Per tante ragioni. Ragioni ideologiche-politiche, che hanno portato a vedere l’Iran come il totem del male, ma anche ragioni affaristiche. Chi decide la politica militare degli Stati Uniti è il famigerato "complesso militare-industriale", sempre affamato di commesse, armi, guerre.

Investire nella lotta al terrorismo nucleare non è certo remunerativo quanto investire nella guerra agli stati canaglia. Per combattere il terrorismo nucleare basta mettere in sicurezza gli arsenali delle potenze atomiche e creare strumenti e tecnologie di controllo che non costano certo quello che può costare una guerra contro l’Iran o la costruzione delle mini-nukes, armi nucleari di pochi kiloton, o  dei bunker buster: armi nucleari contro i bunker.

– Molinari scrive nella sua Q&A: "Come è possibile che gli Usa i rinuncino all’atomica a fini di autodifesa? Se ciò avviene è perché nell’arsenale del Pentagono vi sono armi ultramoderne, grazie alle quali gli Stati Uniti saranno in grado di colpire rapidamente ovunque nel mondo con una tale potenza convenzionale da annientare qualsiasi tipo di minaccia". E’ vero?

Mica tanto…Innanzitutto, come fa notare il bravissimo David Albright in suo commento alla NPR, gli Stati Uniti di Obama "si riservano il diritto di una ritorsione anche con armi nucleari contro uno stato il cui materiale esplosivo nucleare venga usato per un attacco da parte di uno stato o di un gruppo terroristico".

Quindi, anche gli USA di Obama, con questa NPR, non rinunciano affatto all’atomica ai fini dell’autodifesa, anzi, da formidabile esperto, Albright fa notare che questa determinazione contenuta nella NPR di Obama "apre una pericolosa possibilità di utilizzo di un’arma nucleare come rappresaglia".

Trovate qui  l’analisi  di Albright:

http://isis-online.org/isis-reports/detail/what-the-nuclear-posture-review-means-for-proliferation-and-nuclear-outlier/

– Gli Stati Uniti hanno mai rinunciato all’uso delle armi nucleari?

Mai. Né gli USA né le altre potenze atomiche. Ma è vero, però, che su queste armi esiste da, 60 anni a questa parte, quello che viene chiamato ‘the nuclear taboo’, un tabù assoluto sulla loro utilizzabilità reale sul campo di battaglia. E di fatto dal 1945 in qua, non sono mai state più usate in situazioni di combattimento. 

I geni che le hanno messe al mondo, gente come il mitico Robert Oppenheimer, dicevano che, dal punto di vista militare, la bomba era ‘shit’: merda. Proprio perché inutile militarmente, ma cruciale a livello strategico, per vincere la guerra fredda dei trucissimi Dottor Stranamore.

 

Qui sotto, 3 brevi video della NNSA, l’Agenzia americana che sorveglia sulla sicurezza nucleare,  per capire come NNSA trasporta i carichi di uranio altamente arricchito in modo da metterli in sicurezza, al riparo da possibili furti da parte di terroristi.

Le operazioni di carico, scarico e trasporto  sono ovviamente segrete (non sarebbe esattamente un’ ideona annunciarle al mondo universo…) e condotte in collaborazione con molte agenzie internazionali di sicurezza nucleare  (tipo IAEA) e non solo:

http://nnsa.energy.gov/documents/HEU_loading.wmv

 

http://nnsa.energy.gov/documents/HEU_Convoy.wmv

 

http://nnsa.energy.gov/documents/HEU_ship.wmv

NNSA è anche l’Agenzia in cui opera il NEST, ovvero il Nuclear Emergency Support Team, il team di emergenza nucleare, che dovrebbe entrare in funzione nel caso estremo di un gruppo terroristico che riesca a impossessarsi di un’arma nucleare e minacci di detonarla (il NEST lo  vedete in azione nel film The Peacemaker, con Nicole Kidman e George Clooney: per il resto NEST e NNSA operano nella discrezione più assoluta e collaborano con vari servizi di informazione, tra cui il nostro Sismi, ormai ex…)

Torniamo sulla questione dell’energia nucleare per scopi civili. Ripetiamolo per chi avesse perso il precedente post: Strangelove non è un fan sfegatato dell’energia nucleare, ma non la considera neppure il principe delle tenebre, il satanasso della civiltà moderna, il bafometto del 21esimo secolo.

Da quando si è riacceso il dibattito sul nucleare, si sono riaccesi i riflettori anche sugli incidenti delle centrali nucleari. E giustamente. L’incidente di Tricastin in Francia è l’ultimo della serie.

E allora leggetevi questo articolo del settimanale tedesco Spiegel:

http://www.spiegel.de/international/europe/0,1518,566412,00.html

Riflettete un secondo su come sono state riportate le stesse notizie dallo Spiegel e dai media italiani. Nei giornali italiani è tutto un "mistero", un "chissà che c’è dietro", tutto un alludere neppure tanto sotterraneo: "chissà che combinano a Tricastin". Plutonio sfuggito di mano, bombe atomiche e dio-solo-sa se non ci sono di mezzo pure gli alieni di Roswell.

E’ esattamente questo tono, che vira dallo scandalistico all’inquietante-apocalittico, che rende la copertura mediatica italiana dell’energia nucleare "UNFIT", "inadatto", "inadeguato", da paesetto ai confini dell’impero, che tira avanti a madonne che lacrimano sangue.

C’è un problema di trasparenza nella gestione dell’energia nucleare? Benissimo. Svisceriamolo, indaghiamolo, denunciamolo, ma basta col "chissà che c’è dietro", "chissà che combinavano, lo sanno solo loro".

Giudicare i sistemi di controllo e accesso alle informazioni, che un paese mette in piedi per gestire il proprio establishment  nucleare, richiede di conoscere tante cose: la storia nucleare, la legislazione, l’establishment,  i rapporti con l’IAEA, ecc..

In Francia, per esempio, gli atoms for peace (il nucleare civile) spesso si sono sovrapposti con gli atoms for war (nucleare militare): la Francia è una potenza nucleare militare di grande peso. E quando ci sono di mezzo i militari, la trasparenza è necessariamente compromessa: c’ è il segreto militare! Questo è uno dei problemi che ha l’establishment nucleare francese. Uno. Poi ce ne sono altri. E infine c’è quello, grande come una casa, del segreto industriale: certi brevetti valgono un occhio della testa. Trovare una soluzione a questi problemi – che (FONDAMENTALE!) non affliggono solo l’industria nucleare, ma anche tutte le altre- è un obiettivo sacrosanto per una grande democrazia. Ma è di questo che bisogna parlare, non del "chissà che combinano", "chissà che c’è dietro".

Gridare ogni giorno allo scandalo, al mistero inquietante da X-Files, può andare bene per i tabloid che vendono storielle sui cerchi del grano o su "Beckingham" Palace, non per i grandi media di una democrazia del 21esimo secolo.

Infine, puntare a standard elevati di trasparenza e sicurezza degli impianti nucleari è sacrosanto. Ma dobbiamo pretendere trasparenza, sicurezza e rispetto delle regole per TUTTE le forme di energia, non solo per il nucleare. Dobbiamo pretenderlo per il petrolio, per il gas, per tutte. Non siete d’accordo?

Ricordate il misterioso attacco degli israeliani contro un edificio siriano nel settembre scorso? Strangelove ne ha parlato molto (vedi "misteri nucleari"). L’edificio ospitava un reattore costruito clandestinamente dalla Siria.

Oggi il Foglio riporta con soddisfazione un’ "inchiesta" del quotidiano francese le Monde che dimostrerebbe come l’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU, avrebbe ormai in mano tutti gli elementi per dire che la Siria ha cercato di mettere in piedi un programma nucleare, ovviamente clandestino.

Il Foglio parte subito all’attacco: "Ma a che serve l’AIEA?", titola:

http://www.ilfoglio.it/soloqui/522

Della serie: lo vedete, sono inutili, un’armata brancaleone che arriva sempre dopo e che non saprebbe trovare un africano in Africa. Ma per fortuna, ci sono i bombardieri americani e israeliani a radere al suolo i programmi nucleari dei paesi canaglia.

Il finale del pezzo del Foglio, poi, è bellissimo: "Fino a quando gli organismi pensati a tutela della pace e della sicurezza mondiale saranno diretti da gente come El-Baradei (sic), che dichiara di temere ‘più i pazzi alla Casa Bianca’ di quelli che predicono l’olocausto nucleare a Teheran, è meglio fidarsi delle bombe israeliane".

Fantastico! E’ una vera soddisfazione sentire invocare le bombe israeliane dallo stesso pulpito in cui ci si stracciano le vesti per l’embrione…

Anyway, andiamo al punto. Partiamo dal caso Siria e poi parliamo di AIEA.

Il pezzo del Foglio andrebbe smontato riga per riga, con tutti gli argomenti tecnici : è facile per chi ha seguito a fondo tutti i dibattiti tecnici sul caso Siria. Strangelove, però, evita di mettersi a fare un lavoro del genere: vi farebbe addormentare. Procediamo invece sinteticamente.

Il Foglio, citando Le Monde, lascia intendere che potevano esserci tutti gli elementi per tanare i siriani: foto satellitari, inchieste passate, tutto. Solo quei bischeri dell’AIEA non hanno visto una mazza. E’ vero? No. Le foto satellitari non dicevano un assoluto fico secco: un edificio in mezzo al deserto, può essere qualsiasi cosa. "A square building is a square building", hanno detto subito gli analisti: è un edificio quadrato, nient’altro. Quando i reporter hanno cominciato a scrivere che l’edificio era stato colpito perché probabilmente ospitava un reattore nucleare, sono stati liquidati con un enorme scetticismo dai massimi esperti mondiali di proliferazione, gente del livello di Jeffrey Lewis, che pensavano alle solite panzane sparate dai giornali.  

Addirittura, ad oggi, gli analisti non si spiegano come i siriani pensavano di alimentare il reattore, visto che mancano le strutture ad hoc, che normalmente si trovano nei paraggi. Dunque quali erano esattamente gli elementi che dovevano immediatamente far capire agli analisti AIEA che l’edificio ospitava un reattore? Le semplici dimensioni? Le dimensioni potevano portare, al massimo, a concludere che ‘erano compatibili’ con quelle di un reattore. Ma da lì ad avere la certezza che di reattore si tratta, ce ne  vuole. Se non le dimensioni, che altro?

Quanto al fatto che la ricerca nucleare in Siria poteva essere una spia delle attività clandestine, Strangelove ha pubblicato anche un report: era modesta per qualità e quantità, niente di comparabile con l’enorme mole di ricerca nucleare che ha in piedi l’Iran.

Sull’affare siriano, rileggetevi la bellissima inchiesta di Seymour Hersh del New Yorker. E’  grande giornalismo:

http://www.newyorker.com/reporting/2008/02/11/080211fa_fact_hersh/ 

Come sono stati scoperti i siriani? E’ questa la grande domanda. Strangelove ha appreso che l’informazione sarebbe arrivata da un iraniano di alto livello che ha defezionato. E’ vero?

Parliamo di AIEA. Davvero arriva sempre tardi e dall’Iraq alla Siria non ne ha azzeccata una?

Come tutti sanno, meno evidentemente certa gente, AIEA svolge le sue ispezioni secondo protocolli stabiliti da un mandato affidatole dalla comunità internazionale. Gli ispettori non possono girare liberamente per il paese sospettato, cercare quello che vogliono quando e dove vogliono. Non ne hanno il mandato. Tutto si svolge secondo regole  ben codificate, che dipendono dal tipo di protocollo di Safeguards a cui ha aderito il paese oggetto di ispezioni.

Facciamo un esempio:  l’Iran. L’Iran ha prima aderito all’ Additional Protocol (AP), un protocollo di ispezioni molto rigoroso, che garantisce un amplissimo mandato agli ispettori. Poi ne ha sospeso l’applicazione. Che deve fare AIEA? Imbracciare il fucile e obbligare Ahmadinejad a ripristinare l’AP? L’AIEA non ha alcuna autorità per costringere Teheran a riprendere l’applicazione dell’AP, sebbene in ogni report sull’Iran,  torni a invocarne il ripristino.

L’Agenzia ha mille limitazioni, prima fra tutte il budget: il dipartimento delle Safeguards, quello che si occupa di ispezioni in Iran e nel resto del mondo, ha un budget di 109 milioni di dollari! Come i pompieri di Helsinki! Solo che l’Agenzia con quei soldi deve garantire  ispezioni in 72 paesi del mondo! Baradei l’ha detto in tutte le lingue del globo: "ci vogliono mezzi, uomini, tecnologia, strumenti giuridici. Se succede qualcosa di grosso", ha avvertito, "scaricherete la colpa su di noi". E’ esattamente quello che succede.

Sparare sull’AIEA, dire "ma a che serve? L’hanno fregata tutti: dall’Iraq alla Siria" è come dire: "a che servono le forze dell’ordine in Italia, visto che i mafiosi dilagano? Tanto vale che carabinieri e polizia vadano a casa!" Accettereste un argomento del genere?

La risposta alla gravissima crisi della proliferazione nucleare nel mondo – che,  i giornali non l’hanno ancora capito, ma diventerà sempre più grave – è il rafforzamento dell’AIEA, il potenziamento, non la sua distruzione e delegittimazione.

Che strazio…Strangelove non capisce il livello bassissimo della copertura mediatica del caso Iran e del gravissimo problema della proliferazione. Se la cronaca giudiziaria o la politica fossero trattati allo stesso modo dai media italiani, tutti griderebbero allo scandalo, ma per l’Iran e la proliferazione everything goes e nessuno fa una piega.

D’accordo. Siamo un paese marginale nello scacchiere internazionale. Siamo lo zero assoluto e come tale ci trattano. Né può essere diversamente. Della serie: "Voi italiani volete dire la vostra sulla crisi nucleare iraniana e sulla proliferazione nucleare? Ma dove c…andate! Siete un paese che non riesce a smaltire i rifiuti urbani e volere occuparvi dei grandi scenari strategici mondiali?".

E’ vero. Ma sarebbe già tantissimo se almeno fossimo un paese in grado di capire che succede, che razza di problemi ci sono in ballo, come potrebbero evolversi certe dinamiche e che ripercussioni potrebbero avere su di noi.

Oggi i media italiani se ne escono con storie a dir poco approssimative sulla rete di Khan. L’ANSA titola: "Contrabbandieri con piani atomici":

http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2008-06-15_115216584.html

Per fortuna abbiamo sfangato articoli del tipo: "Bracconieri beccati con il fungo atomico".  O "Vecchietto pakistano preso con le mani nel sacco: contrabbandava l’atomica".  

Il livello dei media italiani su questi temi è questo. Chi conosce a fondo certe questioni prova un disagio e un profondo imbarazzo, perché questo livello infimo ci mostra in tutta la nostra inadeguatezza, provincialità, marginalità. E in questo caso Strangelove non crede neppure all’idea del grande manipolatore, che intorbidisce e manipola la nostra informazione per far sì che nessuno capisca una mazza dell’Iran, dei nostri enormi interessi in quel paese, ecc… Non c’è bisogno di manipolare l’opinione pubblica, perché disinteresse, approssimazione e cialtroneria fanno benissimo il loro lavoro.

Chi legge questo blog, sa bene cos’è la rete di Khan, cosa ha combinato, che è successo con l’Iran, come alcune delle nostre aziende sono coinvolte in certi traffici della rete, che ruolo ha avuto il Sismi nel collaborare con CIA e MI6 per fermare la nave BBC China, ecc.. Rinfreschiamo alcuni dettagli:

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/17171880/il+Sismi+di+Pollari+e+la+rete+

Niente ci è stato risparmiato. 

Il cappottino delizioso di Carlà confezionato da Dior, l’ultradelizioso cappellino,  le ballerine ultrapiatte per non far sfigurare il marito, il cappello piumato di Camilla, vero e proprio imbarazzo nazionale. E poi lo charme di Carlà. I suoi modi raffinati. E che classe! Ricorda Jackie, sicuramente avrà studiato Jackie.

Per fortuna esiste la BBC:

http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/7314829.stm

 

E ora come la prenderà Carla Bruni? Non voleva un potente qualsiasi, quello possono averlo tutte le bellone. Voleva un marito con la valigetta dei codici di lancio nucleari, uno dei veri potenti della Terra: un uomo dotato della bomba atomica.  Ma ora che Carla ha fatto centro, che ti fa Sarko? Taglia un terzo delle forze nucleari francesi di tipo aereo, ovvero testate, missili e bombardieri nucleari. Lo racconta il solito Jeffrey, riprendendo l’articolo dell’Agence France Presse  dal titolo: "France to reduce nuclear arsenal, warns of Iran danger".

Sulla vita amorosa di Sarko si è versato un diluvio d’inchiostro. La bestia mediatica si è scatenata in tutta la sua potenza, deliziandoci di sms, foto dell’idillio e ,addirittura, di un confronto in costume tra le due pupe di Sarko. E’ la media logic, bellezza.

La copertura mediatica di questi mesi del regno di Nicolas si è limitata alla tempesta ormonal-amorosa, eppure oltre all’affaire con Carla, Sarko fa anche altri affaires. Per esempio? Accordi di cooperazione nucleare con paesi come l’Algeria, la Libia e gli Emirati Arabi Uniti.

La Francia è una grande potenza nucleare. Non ha un arsenale da superpotenza, come quello americano o russo, che conta circa 10mila testate, ma la sua tecnologia nucleare è eccellente e sulla potenza del suo establishment nucleare non ci sono dubbi.

Da sempre la politica nucleare francese è, in qualche modo, un contraltare di quella americana, basta vedere le polemiche contro gli "Anglosassoni" di Bertrand Goldschmidt.

Esiste un rischio proliferazione per gli accordi di cooperazione nucleare firmati da Sarko?

La tecnologia nucleare è, per sua natura, duale: può essere usata per scopi civili, ma anche militari e il confine tra le due è veramente labile. Il rischio, dunque, c’è sempre. Però, c’è tutta una serie di scelte tecniche e politiche che possono abbassare il rischio a un livello accettabile.

Quali sono? Scelte tecniche tipo quella di vendere reattori ad acqua leggera, anziché ad acqua pesante, che purtroppo sono ideali per produrre plutonio da destinare alle armi nucleari. E scelte politiche tipo quella di fare affari SOLO ed esclusivamente con paesi che aderiscono a regimi internazionali di Safeguards, ovvero di ispezione e controllo dei materiali e degli impianti nucleari da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU (IAEA).

"La tecnologia nucleare", racconta a Dr. Strangelove un analista internazionale esperto di proliferazione, " è francese, russa o giapponese. Se non vendono i francesi, vendono gli altri. La Francia sta facendo accordi con tutti paesi soggetti a ispezioni e gli accordi vanno nella direzione della tecnologia dei reattori ad acqua leggera: produrre plutonio con quei reattori e nonostante le ispezioni dell’Agenzia è impossibile".

Quindi rischi seri di proliferazione negli accordi messi in piedi da Sarko non ce ne sarebbero.  "Il problema non è la Francia", continua l’analista, "è l’accordo tra gli Stati Uniti e l’India, voluto dall’amministrazione Bush. Con questo accordo, l’India, che ha la bomba, diventerà l’unico paese al mondo a  cui è possibile vendere tecnologia nucleare in modo perfettamente legale, senza che il paese abbia mai firmato il Trattato di Non Proliferazione e senza che faccia parte dei regimi internazionali di controllo".

Se questa è una politica anti-proliferazione credibile…