Archivi per il mese di: febbraio, 2009

 

Da non perdere assolutamente i retroscena della guerra di Berlusconi alle intercettazioni, rivelati da Marco Lillo, su L’espresso oggi in edicola:

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-hanno-salvato-il-cavaliere/2069093&ref=hpsp

 

 

L’inchiesta sul marchio di moda DATCH è ora online sul sito de L’espresso:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/griffe-in-nero/2068650&ref=hpsp

Così ritorniamo sul tema, dopo il precedente post:

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/19896938/i+retroscena+del+successo+DATC

Il "backstage" delle inchieste raramente si racconta, perché al lettore, giustamente, non interessano le rogne che ha passato il giornalista nel fare l’inchiesta, il tempo che ha impiegato, le difficoltà, ecc. L’unica cosa importante è quello che trovate scritto sul giornale, i fatti messi nero su bianco.

Leggendo sul sito de L’espresso i commenti dei lettori all’inchiesta, però, siamo rimasti colpiti da uno. "Ma siete sicuri che quello che avete scritto è vero?", ha chiesto un lettore,  preoccupato, tra l’altro, dell’attacco a un’azienda italiana in un momento tanto scuro per l’economia.

Per un lettore, porsi in modo critico nei confronti di quello che legge è un diritto sacrosanto. Per un giornalista che ha passato mesi su un’inchiesta, per verificare notizie e segnalazioni, rintracciare testimoni e cercare riscontri indipendenti, un commento del genere spiazza e, ammettiamolo pure, fa male…

Ovviamente, qualsiasi giornalista che firmi un’inchiesta che "colpisce" un’azienda che investe migliaia e migliaia di euro nell’immagine è bene che sia "sicuro di quello che scrive", per citare il commento del lettore. Se non lo è, se non ha verificato rigorosamente i fatti citati nell’articolo e lo pubblica comunque, peggio per lui: ne risponderà davanti alla legge in querele milionarie, che hanno mandato in rovina più di un giornalista.

Comunque, va bene così, lettore. Diffidare è uno degli atteggiamenti più sani in dotazione al genere umano. E’ vero o non è vero? Chiedetevelo sempre. Noi ci permettiamo di suggerirvi un metodo per orientarvi: seguite il giornalista da vicino, analizzate come lavora giorno dopo giorno: è uno che spara? Parla e scrive di cose che non conosce o di aria fritta? Oppure mette nero su bianco fatti precisi, condanne e nomi di giudici che possono confermare o smentire pubblicamente in qualsiasi momento, eventi che trovano un riscontro indipendente, su più media diversi e magari internazionali? Mettete sotto la lente i suoi lavori, giorno dopo giorno. Poco a poco capirete con chi avete a che fare. 

 

 

Sull’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU (AIEA) e sui suoi direttori generali, da Blix a Baradei, i falchi della destra hanno riversato oceani di veleno putridissimo. Inetti, pericolosi per la pace mondiale. Di Baradei & Co. è stato scritto veramente di tutto.

Ora "Il Foglio" di Giuliano Ferrara torna all’attacco dell’AIEA: http://www.ilfoglio.it/soloqui/1907

"Chi crede di avere visto il fondo con gli abbagli delle grandi autorità di controllo finanziario, agenzie di rating ed enti di sorveglianza sulle banche incapaci di vedere l’onda lorda dei debiti, dimentica che c’è anche l’Agenzia atomica delle Nazioni Unite", scrive Daniele Raineri sul Foglio. "Ieri l’Aiea – che deve monitorare e contrastare la proliferazione delle armi nucleari –  ha confessato un clamoroso errore di calcolo in Iran."

Qual è il "clamoroso errore di calcolo" che farà vacillare il mondo? A che si riferisce esattamente il giornalista de Il Foglio, Daniele Raineri? Ma al rapporto AIEA sull’Iran del 19 febbraio scorso, naturalmente!

Per Il Foglio quegli inetti totali degli ispettori AIEA ora si pentono e ammettono l’errore: hanno capito solo ora che Teheran ha ormai abbastanza uranio per costruire la bomba!

L’affaire Iran va avanti da 6 anni, chiunque abbia letto mese dopo mese, rapporto dopo rapporto, tutti i documenti AIEA sull’Iran si rende conto benissimo quanto le accuse del Foglio contro l’Agenzia siano false e ingiuste. A Vienna scrivono  da sempre quello che hanno scritto nel report del 19 febbraio e la novità sull’uranio in dotazione all’Iran non è una novità: AIEA ne parla da mesi, e perfino noi ne abbiamo scritto fino alla noia, per questo non ci torniamo.

Chiudiamo con un’unica precisazione: "L’Iran ha l’uranio per l’atomica" hanno scritto tutti (Foglio in prima fila, of course! ). Vero? No. E’ falso. E che cos’è vero, allora? E’ vero che l’Iran  ha una quantità di LEU ( uranio debolmente arricchito, contenente una percentuale del 3,5-4% dell’isotopo U235 ) sufficiente per far sì che, SE arricchito ulteriormente fino allo stadio weapons grade (dal 90% in su di U235), allora è utilizzabile per costruire un’atomica.

Dunque, ad oggi, gli iraniani non hanno l’uranio per costruire la bomba, hanno il LEU, ma per passare dal LEU all’uranio che serve per l’atomica, dovrebbero essere in grado di poter arricchire il LEU fino allo stadio weapons grade e per fare questo, dovrebbero essere liberi di lavorare e  manipolare la loro scorta di LEU in modo da weaponizzarlo: operazione pressoché impossibile finché per l’Iran gireranno gli ispettori AIEA.

Il LEU in dotazione a Teheran, infatti, è sotto la sorveglianza continua degli ispettori e delle telecamere speciali dell’Agenzia (quelle che vedete qui sotto): sono telecamere antieffrazione  e che trasmettono dati cifrati. Manipolarle, ad oggi, si è rivelato impossibile.

telecamere2

Copyright: Stefania Maurizi
  

 

Su L’espresso oggi in edicola trovate un’inchiesta dal titolo "Griffe in nero" di Dr. Strangelove e Gianluca Di Feo (con la collaborazione anche di Paolo Tessadri) sul marchio di moda giovanile DATCH, già sponsor di tronisti e star dei reality come Costantino Vitagliano e Walter Nudo, nonché del Forum di Assago, dove si esibiscono tutte le star.

Nell’inchiesta leggerete i retroscena del successo DATCH: dai lavoratori pakistani irregolari che lavoravano in Italia, ai 7 operai morti nel rogo dell’azienda pakistana MAXCO, che si trova a Karachi e produce i capi DATCH. Dalle paghe dei lavoratori pakistani, alle denunce delle ONG fino ai problemi ambientali.

L’espresso riporta queste dichiarazioni di un lavoratore della MAXCO, dichiarazioni raccolte dall’Ong pakistana "Pakistan FisherFolk Forum": "Una volta all’anno gli ispettori governativi visitano la fabbrica per monitorare le condizioni di lavoro. In quei giorni, tutto quello che c’è di disumano diventa umano e improvvisamente le condizioni migliorano" . E un altro: "Le violenze contro i lavoratori erano semplicemente troppe fino a qualche anno fa. Ora le cose vanno un pò meglio, ma la violenza c’è ancora" . Trovate tutta l’inchiesta su L’espresso.

Strangelove vuole aggiungere solo 3 foto a quanto pubblicato. La prima qui sotto è di un camion cisterna, che è stato seguito dall’organizzazione ambientalista pakistana SHEHRI. Il camion, ha raccontato a L’espresso la Shehri, scaricava come vedete in foto i rifiuti di lavorazione dell’azienda MAXCO. 

Mentre le altre due immagini qui sotto non sono riconducibili alla DATCH, semplicemente sono foto scattate nell’area in prossimità della quale si trova la fabbrica pakistana MAXCO.

MAXCO si trova a Hibrahim Hyderi, un villaggio di pescatori nel delta dell’Indo, il maestoso fiume che nasce dall’Himalaya e sfocia a Karachi.

Delle due immagini, una è poesia, l’altra è prosa. Vogliamo precisare con tutta l’enfasi possibile che l’accumulo di rifiuti che vedete ritratto nell’ultima foto qui sotto non è in alcun modo riconducibile alla MAXCO.

cisterna

PHOTO CREDIT: Shehri

pescatori

PHOTO CREDIT: Pakistan Fishefolk Forum

 

fiume

PHOTO CREDIT: Pakistan FisherFolk Forum

 

un lettore anonimo di questo blog ci ha mandato un messaggio interessante.

Nonostante il nostro invito, il lettore non si è fatto più vivo.  

Lo preghiamo di contattare Dr. Strangelove all’email presente sul nostro sito ( info@stefaniamaurizi.it ).

Se invece volesse inviare materiale cartaceo,  ci mandi comunque una mail e gli forniremo un indirizzo.

Grazie!

 

Carcere per i giornalisti, intercettazioni maciullate, divieto di pubblicare i nomi dei magistrati titolari delle indagini. Stiamo navigando dritti verso il regime:

http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/politica/giustizia-10/carcere-intercetta/carcere-intercetta.html

Maciullando le intercettazioni, i delinquenti che hanno sprofondato questo paese nel crimine e nella corruzione, degni di un paese africano, ringrazieranno.

Vietando la pubblicazione dei nomi dei magistrati titolari di un’inchiesta e ridimensionando pesantemente la possibilità per i giornalisti di fare cronaca giudiziaria, l’opinione pubblica non avrà più strumenti per separare il grano dal loglio, per capire chi difende la legalità e indaga su crimini e malaffare e chi invece è un venduto, un corrotto, uno che vende sentenze a favore di ladri e mafiosi.

Incarcerando i giornalisti, si chiude la bocca a uno dei poteri di controllo imprescindibili in una democrazia: la stampa.

La democrazia è il bene più grande di una comunità umana. E’ come l’ossigeno. Chi è cresciuto in un paese libero e democratico, spesso, non ne ha coscienza…Ha anticorpi contro il regime? Sa che la democrazia va difesa? 

 

Periodicamente i media italiani riscoprono che esistono ancora cose  terribilmente letali come le armi nucleari. Stavolta l’occasione per riscoprirle è una collisione tra due sottomarini (uno francese e l’altro inglese) armati di ordigni nucleari:

http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/esteri/collisione-sottomarini/collisione-sottomarini/collisione-sottomarini.html

E anche:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200902articoli/41062girata.asp

Una delle stramberie che più colpisce Dr. Strangelove è la morbosa attenzione della stampa (specie quella italiana) per le centrali nucleari che producono energia e contemporaneamente il totale disinteresse per le armi nucleari: ce ne sono ancora 26mila, mostruosamente potenti, capaci di sterminare l’intera razza umana e di distruggere perfino il pianeta.

A parte le stime e le valutazioni dei think tank indipendenti, di queste armi non si sa niente di certo: tutto è segreto, nessuno ha il diritto di sapere. Sono fuori controllo:

Fuori del controllo dei militari, come dimostra l’incidente alla base dell’aeronautica americana Minot.

Fuori del controllo dei parlamentari, che spesso non sanno neppure la differenza tra una ‘centrale nucleare’ e un’ ‘arma nucleare’ e credono che una centrale possa saltare in aria esattamente come fa una bomba.

Fuori del controllo dei media, che si disinteressano completamente di queste armi, ormai considerate un residuato della Guerra fredda.

Negli ultimi 18 mesi, si sono verificati 3 incidenti gravissimi che hanno interessato la catena di comando dell’arsenale nucleare americano, quello che, per capirci,  abbiamo anche a casa nostra: ad Aviano e a Ghedi. In Italia, avete letto un solo articolo allarmato? Qualcuno che si sia preoccupato, che abbia posto il problema?

Ripetiamo: Strangelove non è assolutamente un fan sfegatato dell’energia nucleare. Ma ogni volta  assiste allibito a un copione ormai collaudato: scoppia un tubicino che conta meno di zero in una centrale nucleare e contamina 7 particelle di acqua dei trilioni di metri cubi di acqua del pianeta? E’ il finimondo. Lì l’intellettuale accusa, qui l’icona pop canta ispirata "Sognando Chernobyl". Giornali, TV, un ambaradan di reazioni isteriche e previsioni apocalittiche. 26mila armi nucleari, capaci di cancellare milioni di vite in un secondo, sono ogni giorno alla portata di capi di stato che, in alcuni casi, sono dei macellai patentati, che hanno ordinato guerre, repressioni brutali, torture. E che succede? Niente. Assolutamente niente. Siamo seduti sulla più grande e micidiale polveriera che la razza umana abbia mai assemblato, ma nessuno si preoccupa. Non è sconcertante?

 

 

 

E’ allarme rosso. L’attacco finale alla giustizia è partito. E’ la Kristallnacht contro la giustizia. E mai momento fu più propizio per questa notte dei cristalli.

Berlusconi sa benissimo com’è messo il paese. Sa benissimo che non si riempiranno le piazze contro l’attacco alla giustizia. Gli italiani hanno mille cazzi a cui pensare. Lottiamo tutti per sopravvivere, assediati da una crisi gravissima, che fa vacillare le basi stesse della convivenza civile. A gente che sta per perdere il posto di lavoro e non ha la più pallida idea di come tirare avanti, le intercettazioni sembrano l’ultimo problema.

Scrive oggi Giuseppe D’Avanzo su Repubblica:

"E’ stato già raccontato da Repubblica che Berlusconi abbia sorriso ascoltando i suoi consiglieri chiedere ‘più galera per i giornalisti’ (fino a sei mesi per un documento processuale; fino a tre anni per un’intercettazione). Raccontano che Berlusconi abbia detto: "Cari, lasciate dire a me che sono editore di mestiere. Se li mandi in galera, ne fai degli eroi della libertà di stampa e magari il giornale per cui lavorano vende anche di più, e questo sarebbe uno smacco. La galera è inutile. So io, da editore, quel che bisogna fare…"

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-9/divieto-opinione/divieto-opinione.html

 

Ricordate l’inchiesta di Paolo Biondani e Dr. Strangelove (pubblicata da L’espresso) sulla devastante corruzione dell’oro nero in Nigeria?

http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2044055

"Petrolio e gas insanguinati come i diamanti", avevamo scritto, "potentissime multinazionali che si spartiscono le ricchezze energetiche di uno degli stati più poveri e più violenti del mondo. Sembra la classica trama terzomondista del capitalismo predatore che affama gli ultimi del pianeta. Invece è realtà storica e giudiziaria"

L’inchiesta giudiziaria a cui facevamo riferimento nell’articolo riguardava la corruzione per gli appalti petroliferi a Bonny Island (nel Delta del Mend). L’affaire chiamava in causa un consorzio di 4 giganti del petrolio:

– l’americana KBR della Halliburton

– la francese Technip

– la giapponese JGC

– la Snamprogetti dell’ENI.

Oggi Bloomberg riporta che la KBR ha accettato di pagare 579 milioni di dollari di risarcimento. Trovate qui l’articolo:

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601110&sid=a5SIJHgE3rXA

 

L’Ansa, invece, ieri riportava le minacce dei guerriglieri del Mend contro l’AGIP:

 

http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/news_collection/awnplus_mondo/2009-02-11_111335787.html

 

Stando a quanto riportato dall’Ansa, "il Mend contesta il fatto che ‘il governo italiano ha avanzato un’offerta non richiesta per la fornitura di due navi militari all’esercito nigeriano che sta conducendo una guerra ingiusta contro le popolazioni del Delta del Niger’ ".

 

Sostiene Mr. X che tante cose sono accadute e accadono tra l’Italia  e il Medio Oriente…

Gente che va a Vienna a frignare, traffici che chiamano in causa anche banche italiane di prima grandezza.

Sostiene Mr. X che il problema non è solo la dipendenza dell’Italia dal petrolio mediorientale. Ma anche la mancanza di controlli, tra cui quello della stampa, che non vigila su certe questioni e arriva sempre dopo.

Protetti dalle securities e dal segreto di stato, lontani dai riflettori, i manovratori si sentono liberi. E lo sono…