Ricordate il misterioso attacco degli israeliani contro un edificio siriano nel settembre scorso? Strangelove ne ha parlato molto (vedi "misteri nucleari"). L’edificio ospitava un reattore costruito clandestinamente dalla Siria.
Oggi il Foglio riporta con soddisfazione un’ "inchiesta" del quotidiano francese le Monde che dimostrerebbe come l’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU, avrebbe ormai in mano tutti gli elementi per dire che la Siria ha cercato di mettere in piedi un programma nucleare, ovviamente clandestino.
Il Foglio parte subito all’attacco: "Ma a che serve l’AIEA?", titola:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/522
Della serie: lo vedete, sono inutili, un’armata brancaleone che arriva sempre dopo e che non saprebbe trovare un africano in Africa. Ma per fortuna, ci sono i bombardieri americani e israeliani a radere al suolo i programmi nucleari dei paesi canaglia.
Il finale del pezzo del Foglio, poi, è bellissimo: "Fino a quando gli organismi pensati a tutela della pace e della sicurezza mondiale saranno diretti da gente come El-Baradei (sic), che dichiara di temere ‘più i pazzi alla Casa Bianca’ di quelli che predicono l’olocausto nucleare a Teheran, è meglio fidarsi delle bombe israeliane".
Fantastico! E’ una vera soddisfazione sentire invocare le bombe israeliane dallo stesso pulpito in cui ci si stracciano le vesti per l’embrione…
Anyway, andiamo al punto. Partiamo dal caso Siria e poi parliamo di AIEA.
Il pezzo del Foglio andrebbe smontato riga per riga, con tutti gli argomenti tecnici : è facile per chi ha seguito a fondo tutti i dibattiti tecnici sul caso Siria. Strangelove, però, evita di mettersi a fare un lavoro del genere: vi farebbe addormentare. Procediamo invece sinteticamente.
Il Foglio, citando Le Monde, lascia intendere che potevano esserci tutti gli elementi per tanare i siriani: foto satellitari, inchieste passate, tutto. Solo quei bischeri dell’AIEA non hanno visto una mazza. E’ vero? No. Le foto satellitari non dicevano un assoluto fico secco: un edificio in mezzo al deserto, può essere qualsiasi cosa. "A square building is a square building", hanno detto subito gli analisti: è un edificio quadrato, nient’altro. Quando i reporter hanno cominciato a scrivere che l’edificio era stato colpito perché probabilmente ospitava un reattore nucleare, sono stati liquidati con un enorme scetticismo dai massimi esperti mondiali di proliferazione, gente del livello di Jeffrey Lewis, che pensavano alle solite panzane sparate dai giornali.
Addirittura, ad oggi, gli analisti non si spiegano come i siriani pensavano di alimentare il reattore, visto che mancano le strutture ad hoc, che normalmente si trovano nei paraggi. Dunque quali erano esattamente gli elementi che dovevano immediatamente far capire agli analisti AIEA che l’edificio ospitava un reattore? Le semplici dimensioni? Le dimensioni potevano portare, al massimo, a concludere che ‘erano compatibili’ con quelle di un reattore. Ma da lì ad avere la certezza che di reattore si tratta, ce ne vuole. Se non le dimensioni, che altro?
Quanto al fatto che la ricerca nucleare in Siria poteva essere una spia delle attività clandestine, Strangelove ha pubblicato anche un report: era modesta per qualità e quantità, niente di comparabile con l’enorme mole di ricerca nucleare che ha in piedi l’Iran.
Sull’affare siriano, rileggetevi la bellissima inchiesta di Seymour Hersh del New Yorker. E’ grande giornalismo:
http://www.newyorker.com/reporting/2008/02/11/080211fa_fact_hersh/
Come sono stati scoperti i siriani? E’ questa la grande domanda. Strangelove ha appreso che l’informazione sarebbe arrivata da un iraniano di alto livello che ha defezionato. E’ vero?
Parliamo di AIEA. Davvero arriva sempre tardi e dall’Iraq alla Siria non ne ha azzeccata una?
Come tutti sanno, meno evidentemente certa gente, AIEA svolge le sue ispezioni secondo protocolli stabiliti da un mandato affidatole dalla comunità internazionale. Gli ispettori non possono girare liberamente per il paese sospettato, cercare quello che vogliono quando e dove vogliono. Non ne hanno il mandato. Tutto si svolge secondo regole ben codificate, che dipendono dal tipo di protocollo di Safeguards a cui ha aderito il paese oggetto di ispezioni.
Facciamo un esempio: l’Iran. L’Iran ha prima aderito all’ Additional Protocol (AP), un protocollo di ispezioni molto rigoroso, che garantisce un amplissimo mandato agli ispettori. Poi ne ha sospeso l’applicazione. Che deve fare AIEA? Imbracciare il fucile e obbligare Ahmadinejad a ripristinare l’AP? L’AIEA non ha alcuna autorità per costringere Teheran a riprendere l’applicazione dell’AP, sebbene in ogni report sull’Iran, torni a invocarne il ripristino.
L’Agenzia ha mille limitazioni, prima fra tutte il budget: il dipartimento delle Safeguards, quello che si occupa di ispezioni in Iran e nel resto del mondo, ha un budget di 109 milioni di dollari! Come i pompieri di Helsinki! Solo che l’Agenzia con quei soldi deve garantire ispezioni in 72 paesi del mondo! Baradei l’ha detto in tutte le lingue del globo: "ci vogliono mezzi, uomini, tecnologia, strumenti giuridici. Se succede qualcosa di grosso", ha avvertito, "scaricherete la colpa su di noi". E’ esattamente quello che succede.
Sparare sull’AIEA, dire "ma a che serve? L’hanno fregata tutti: dall’Iraq alla Siria" è come dire: "a che servono le forze dell’ordine in Italia, visto che i mafiosi dilagano? Tanto vale che carabinieri e polizia vadano a casa!" Accettereste un argomento del genere?
La risposta alla gravissima crisi della proliferazione nucleare nel mondo – che, i giornali non l’hanno ancora capito, ma diventerà sempre più grave – è il rafforzamento dell’AIEA, il potenziamento, non la sua distruzione e delegittimazione.