Archivi per il mese di: novembre, 2008

 

6,3 milioni di famiglie italiane arrivano con angoscia alla 3a settimana del mese. 2,2 milioni di famiglie italiane non vanno oltre la seconda settimana.

I dati della Confesercenti: http://www.confesercenti.it/notizia.php?id=3260

Ma, ora tranquilli: arriva Tremonti e la sua social card. 40 euro al mese per chi ha un reddito fino a 6mila euro!  Sì, avete letto bene: QUARANTA EURO!   VERGOGNA!

 

Sì, siamo in ritardo. I rapporti IAEA su Siria e Iran sono sulla piazza da 3 giorni e Dr. Strangelove non ne ha scritto ancora una riga. In ritardo, ma almeno noi ne parliamo…

SIRIA. Mr. X aveva ragione. Il rapporto IAEA conferma che gli ispettori hanno effettivamente trovato uranio nel sito bombardato nel settembre scorso da Israele. E l’uranio non è naturale, ma di natura "antropogenica", prodotto, come specifica il rapporto, grazie a processi chimici.

La Siria si è immediatamente difesa: l’uranio proviene dai missili usati da Israele per bombardare il sito. Mhm…Bluffare non sarà facile per i siriani: i laboratori IAEA saranno in grado di studiare fino all’ultima particella di uranio trovato e di risalire alla provenienza.

IRAN. 3 le cose cruciali del rapporto:

1) Teheran continua ad aggiungere centrifughe di arricchimento dell’uranio a tutto spiano. Nonostante il blocco totale (almeno sulla carta…) delle esportazioni di materiale nucleare e di duplice uso verso Teheran, gli ispettori IAEA hanno rilevato che gli iraniani hanno materiale sufficiente per costruire ben 10mila centrifughe! Da dove proviene? Mistero.

2) Gli iraniani non vogliono gli ispettori tra i piedi nel sito di Arak, dove i lavori di costruzione del reattore a acqua pesante (ideale per produrre il plutonio per le armi) vanno avanti.

3) L’ora X si avvicina. Ovvero? Spieghiamo. Teheran per ora continua a produrre uranio debolmente arricchito (LEU): quello contenente il 4 percento circa di U235. Con questo materiale non è possibile costruire la bomba. Per la bomba servono una 30ina di chili di uranio altamente arricchito weapon-grade (contenente oltre il 90% di U235). Ma, anche se con il LEU non si può costruire l’atomica, si può usare per scorciare tantissimo il cammino verso quell’arma: se invece di immettere nelle centrifughe l’uranio naturale, si immette quello già arricchito (seppure debolmente al 4%), il passo per arrivare a quello weapon-grade sarà assolutamente più breve.

Per ora l’Iran non ha LEU in quantità sufficienti da poterci sicuramente ricavare una 30ina di chili di uranio weapon grade. Quando scatterà l’ora X? Tra un anno al massimo, secondo le stime di David Albright.

La produzione del materiale è il passo più difficile nel cammino verso la bomba: una volta ottenuto, la strada è tutta in discesa, ammesso e non concesso che sia l’atomica il vero obiettivo del programma nucleare degli ayatollah. Anche se, ad onor del vero,  va detto che, con gli ispettori IAEA in mezzo ai piedi, per gli iraniani sarebbe MOLTO difficile passare alla produzione del weapon-grade: verrebbero beccati.

Infine, qualche notizia raccolta qua e là da Dr. Strangelove per voi.

Mr. Y aveva ragione: gli affari Italia-Iran procedono molto bene. Anche nel primo semestre 2008, l’Italia si riconferma come il primo partner commerciale europeo dell’Iran: le nostre ESPORTAZIONI  hanno avuto un’impennata del 30% !

Interessante il nuovo sito web italiano sulle esportazioni di materiale a rischio (nucleare e, più in generale, per le armi di distruzione di massa)…

Curioso, però, un dettaglio: il sito offre varie risorse, tipo i link alle associazioni e agli istituti attivi nel combattere la  proliferazione delle armi di distruzione di massa. Nel settore nucleare, l’istituto indipendente più prestigioso è l’ISIS di David Albright, che gode di grandissima stima da parte dell’IAEA e di TUTTI i grandi esperti di armi di distruzione di massa. Strano che nel sito italiano, l’ISIS di David non sia elencato tra le organizzazioni, ma buttato là tra le "altre risorse".

Che negli ambienti che hanno voluto il sito, David non goda di grande simpatia? Indomitamente indipendente, Albright è anche l’ esperto che cercò di far ragionare l’ex reporter del New York Times, Judith Miller: quella che pubblicò la bufala dei tubi di alluminio, che Bush prese a pretesto per scatenare la guerra in Iraq. Storie da CIAgate. O, se preferite, visto che siamo in Italia, da Nigergate…

 

 

Dr. Strangelove  non è un esperto di bioetica. Segue la tragedia di Eluana Englaro come tutti, con rispetto e senso di solidarietà verso una famiglia devastata.

Strangelove, però, ha visto tante volte la Chiesa in azione sulla bioetica. Dalle staminali ai malati terminali, il mullah di turno sentenzia che le staminali embrionali non hanno mai curato nessuno, che dal coma irreversibile ci si risveglia eccome, e poi giù: il solito diluvio di parole sulla cultura di morte, sulla scienza che proietta l’ombra lugubre dell’eugenetica nazista o dei programmi eutanasici del Fuhrer.

La Storia ha offerto alla Chiesa cattolica l’occasione per rigettare mostruosità come l’eugenetica e gli "esperimenti" abominevoli che i medici nazisti condussero  su quelli che il regime considerava come esseri subumani (ebrei, zingari, persone ‘sessualmente deviate’ come gli omosessuali..).

Cosa fece la Chiesa in quelle tragiche circostanze? Scatenò contro i medici di Hitler l’offensiva senza tregua che scatena oggi contro i ricercatori? Affrontò a muso duro i gerarchi nazifascisti come fa oggi con i politici italiani? No, la Chiesa trovò un modus vivendi con quei regimi. 

Gli ebrei hanno protestato fino a pochi giorni fa contro la beatificazione di Pio XII. E le gerarchie hanno respinto con sdegno le accuse contro quel papa, che si ritrovò alle prese con Hitler e Mussolini. Ma se davvero il comportamento della Chiesa e di quel papa fu irreprensibile, c’è un modo per chiudere per sempre la questione: rendere accessibili tutti i documenti dell’epoca, mostrare al mondo tutte le lettere infuocate di condanna dell’abominio nazifascista, tutti i tentativi di sfida, resistenza senza compromessi e lotta eroica, dall’Olocausto all’eugenetica, dagli "esperimenti"  alle sciagurate teorie sulla razza.

Ancora una volta, Strangelove non è uno storico, ha semplicemente passato tanti pomeriggi a leggere i numeri dell’Osservatore Romano dal 1933 al 1938. E negli anni delle polemiche infinite sul caso Welby o sulle staminali, è sconcertante constatare, come negli anni ’30, mentre il mondo bruciava e la barbarie regnava, la Chiesa non trovava di meglio da fare che battibeccare con il regime fascista sull’educazione fisica per le fanciulle!

Che l’accanimento della Chiesa di oggi sulla bioetica sia il rimpianto di un’occasione tragicamente perduta?

 

 

Qui sotto, 3 brevi video della NNSA, l’Agenzia americana che sorveglia sulla sicurezza nucleare,  per capire come NNSA trasporta i carichi di uranio altamente arricchito in modo da metterli in sicurezza, al riparo da possibili furti da parte di terroristi.

Le operazioni di carico, scarico e trasporto  sono ovviamente segrete (non sarebbe esattamente un’ ideona annunciarle al mondo universo…) e condotte in collaborazione con molte agenzie internazionali di sicurezza nucleare  (tipo IAEA) e non solo:

http://nnsa.energy.gov/documents/HEU_loading.wmv

 

http://nnsa.energy.gov/documents/HEU_Convoy.wmv

 

http://nnsa.energy.gov/documents/HEU_ship.wmv

NNSA è anche l’Agenzia in cui opera il NEST, ovvero il Nuclear Emergency Support Team, il team di emergenza nucleare, che dovrebbe entrare in funzione nel caso estremo di un gruppo terroristico che riesca a impossessarsi di un’arma nucleare e minacci di detonarla (il NEST lo  vedete in azione nel film The Peacemaker, con Nicole Kidman e George Clooney: per il resto NEST e NNSA operano nella discrezione più assoluta e collaborano con vari servizi di informazione, tra cui il nostro Sismi, ormai ex…)

 

Sostiene Mister X che, quando sono partiti per la Siria, gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) non avevano la minima speranza di trovare materiali che provassero la natura nucleare della struttura di Al Kibar, bombardata nel misterioso attacco del settembre 2007 da Israele (gli israeliani temevano che Al Kibar fosse un reattore nucleare per produrre plutonio per le armi nucleari).

Sostiene che, al massimo, speravano di trovare un pò di grafite, ma "capirai che prova!  La trovi anche nel caso dei missili, non solo in quello dei reattori."

Sostiene che, invece della grafite, hanno trovato l’uranio. Proprio così! E quindi la storia si fa interessante…A Vienna si sono, giustamente, incazzati come iene, perché qualche ambasciata un pò ansiosa ha fatto filtrare la notizia prima che il rapporto andasse al Board dell’Agenzia. E le fughe di notizie non sono mai a caso…

Sostiene Mr. Y che le vendite verso l’Iran si sono sbloccate, dopo lo stallo infinito delle sanzioni. E l’Italia ha dovuto riprendere ad autorizzare, perché tanto, se non vendiamo noi, vendono gli altri.

Sostiene Mr. Y che, se prima per rilasciare un’autorizzazione serviva un’ora di discussione, adesso si taglia corto. " E capirai! ‘Co ‘ sta crisi!" 

Scudo spaziale: perché Putin e Bush si accedono per un’arma che non funziona

di Stefania Maurizi

Pubblicato sul Venerdì di Repubblica del 12 settembre 2008

Tre sono le ossessioni di un vero repubblicano a stelle e strisce: l’aborto, le tasse e lo scudo missilistico. E l’accordo di queste settimane tra Usa e Polonia, per il dispiegamento in territorio polacco di una parte del controverso scudo, è un messaggio chiaro al mondo: l’America di Bush e dei repubblicani non rinuncerà al sogno di Ronald Reagan e non permetterà che una possibile vittoria di Obama, a novembre, sprofondi per l’ennesima volta il progetto a semplice programma di ricerca militare. E’ anche per questo che i falchi di Washington hanno premuto sull’acceleratore per l’accordo coi polacchi: se i democratici vinceranno le elezioni, se lo ritroveranno come un fatto compiuto, a cui sarà difficile dire no. L’annuncio dell’intesa, arrivato nel bel mezzo del gravissimo conflitto tra Russia e Georgia, non ha fatto che peggiorare la crisi, al punto che Mosca ha risposto immediatamente con un test missilistico e con un avvertimento: “Abbiamo testate in grado di bucare lo scudo”. Insomma, una risposta da Guerra fredda. E del resto, la tecnologia antimissile, che gli americani piazzeranno in Polonia e nella Repubblica Ceca, è figlia della Guerra fredda. Fu l’icona della destra americana, Ronald Reagan, a sognare uno scudo in grado di difendere gli Usa dai missili nucleari dell’Unione Sovietica. Era il 1983. Da allora è passato un quarto di secolo, l’Impero del male è collassato e il mondo è cambiato radicalmente, ma il progetto, pur completamente rivisto e corretto, rimane una vera e propria ossessione per i repubblicani. Perché? E almeno funziona? Tre insider dei circoli di Washington raccontano al Venerdì la corsa allo scudo.

“Il sistema proposto per la Polonia e per la Repubblica Ceca non sta né in cielo né in terra, non è mai stato testato e non ha capacità provate di difendere l’Europa o gli USA in situazioni realistiche”, attacca subito Philip Coyle, “è un sistema che ci sta causando enormi problemi con la Russia e tutto questo per niente”. Esperto eminente di tecnologie militari, dal ’94 al 2001 Coyle ha diretto la divisione del Pentagono che si occupa di testare le armi e oggi è consigliere del prestigioso Center for Defense Information  di Washington. Coyle racconta che pur di giustificare la necessità di uno scudo missilistico, l’Agenzia del governo Usa che ne gestisce lo sviluppo è arrivata a individuare una lista di 20 potenze i cui missili costituirebbero un minaccia per l’America. Iran e Corea del Nord sono ovviamente in testa alla classifica. E fin qui niente di nuovo. Ma quello che lascia interdetti è che tra i 20 ‘nemici’ siano stati inclusi alleati fedelissimi degli Stati Uniti, come Israele! La minaccia, insomma, è stata spudoratamente gonfiata, fino al ridicolo. Ma la cosa che Philip Coyle non riesce proprio a tollerare è che ormai l’intero processo di decisione alla base della costruzione dello scudo è completamente irrazionale. E il sistema proposto per la Polonia è un esempio di questa irrazionalità dilagante. “Ai polacchi”, spiega Coyle, “gli Usa hanno offerto una batteria di missili Patriot. I Patriot, però, funzionano contro i missili nemici a corto raggio, non contro quelli a lungo raggio, che potrebbero arrivare dall’Iran. E quale potrebbe essere una minaccia a corto raggio per la Polonia? La Russia? Se il problema sono i russi, allora la scelta è comunque insensata: Mosca può battere anche la più futuristica difesa antimissile che i polacchi possono concepire”. Coyle chiude con un affondo: “non conosco un solo esperto indipendente che supporti lo scudo missilistico”.  Anche Richard Garwin ce lo ripete. E se lo dice lui, c’è da credergli. Garwin è probabilmente il più grande esperto di armamenti e tecnologia militare in circolazione e, in questa veste, ha consigliato praticamente tutte le amministrazioni, sia repubblicane che democratiche, da Kennedy a Clinton. Ha anche passato la vita all’interno di una delle più misteriose e controverse élite americane: i Jason, un gruppo di una quarantina di cervelli eccezionalmente brillanti – alcuni dei più brillanti di questo pianeta – dalle identità in gran parte sconosciute e che, dal Vietnam all’Iraq, hanno consigliato (e consigliano) il governo Usa in tema di tecnologie strategiche. Garwin liquida con una frase gli enormi problemi tecnici dello scudo: “il sistema funziona solo ed esclusivamente se stati come l’Iran non prenderanno contromisure per aggirarlo, poiché però le contromisure esistono e sono facilmente accessibili, sarà un fallimento”.

Ma se i grandi esperti indipendenti concordano che, tecnicamente, sarà un fallimento, perché Bush e i repubblicani insistono? “Per ideologia”, spiega Lawrence Korb, ex assistente del Segretario alla  Difesa durante l’amministrazione Reagan ed oggi studioso dell’influente think tank progressista Center for American Progress di Washington. Korb racconta che solo i repubblicani duri e puri sostengono il programma di difesa missilistica: “Per loro è un test di fedeltà all’eredità di Reagan”, ci spiega. Korb descrive lo scudo come la risposta della destra americana a un mondo complesso, che richiederebbe un serio impegno diplomatico per risolvere i conflitti tra potenze. Ma poiché i repubblicani vedono le trattative, la diplomazia e l’impegno multilaterale come il fumo negli occhi, cercano soluzioni nella tecnologia. E del resto perché trattare e fare concessioni ad Ahmadinejad o a Putin, se uno scudo potesse veramente azzerare la minaccia dell’Iran o della Russia? Ma il problema è davvero solo ideologico? Philip Coyle ha lavorato abbastanza al Pentagono da conoscere anche troppo bene quel complesso militare-industriale, che vive di guerre, conflitti continui e spese militari folli. “Lo scudo missilistico è il programma di difesa più costoso della storia”, spiega, “dal 1983 ad oggi, gli Usa hanno speso almeno 120 miliardi di dollari. Per i prossimi 5 anni, il Pentagono ha chiesto altri 62,5 miliardi: non si vede la fine”. Chi incasserà  questa valanga di denaro? “Boeing, Raytheon, Lockheed Martin”, dice Coyle, “ma ci sono anche centinaia di aziende minori che lavorano al progetto.” E la Russia starà a guardare? La Russia ha delle buone ragioni per sentirsi minacciata, secondo Coyle: “se il sistema proposto per la Polonia funzionasse davvero contro i missili iraniani, allora funzionerebbe anche contro quelli russi diretti verso l’America. E questo è qualcosa che Mosca non può accettare. Un’altra cosa che preoccupa i russi è l’allargamento della Nato e la creazione di nuove basi americane in un territorio controllato in passato dall’URSS. Questo sistema antimissile richiederà tre nuove basi: una nella Repubblica Ceca e due in Polonia.” Garwin rincara la dose: “Mosca aveva offerto l’uso di un radar già esistente in Azerbaijan, se gli Stati Uniti fossero stati veramente preoccupati per i missili iraniani, avrebbero dovuto accettare”. Poi aggiunge: “Ci sono sicuramente personaggi di alto livello nel governo americano che vorrebbero agitare di nuovo la minaccia russa e la Russia ci mette del suo, con quello che sta facendo in Georgia”. Che conseguenze avrà questo scudo?, chiediamo infine a Coyle. “Il riarmo”, replica pronto, “non è un mondo più sicuro quello che si prepara”.

 

 

Oggi tutta la stampa dà grande rilievo all’inchiesta della BBC su un’atomica persa dagli americani in un incidente a Thule, in Groenlandia, che nel ’68 coinvolse un bombardiere nucleare ( un B52) :

http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7720049.stm

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/bomba-usa-persa/bomba-usa-persa/bomba-usa-persa.html

Degno di nota è il modo in cui il quotidiano IL GIORNALE, diretto da Mario Giordano, riporta la notizia: "La bomba non si trovava e fu lasciata lì, perché, secondo gli esperti, si era sciolta nell’acqua. Lo ha rivelato la Bbc".

Vedere per credere: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=305328

La bomba si era sciolta nell’acqua?! E che è? Un’aspirina?! Ovviamente, quello che si può dissolvere nell’acqua è il materiale fissile (plutonio o uranio arricchito weapon grade), non l’atomica. Ma evidentemente al Giornale non è chiara la differenza: una cosa di cui vi invitiamo a tener conto quando, per esempio, sul quotidiano leggete del programma nucleare iraniano…

Comunque, passiamo a ragionare sulle rivelazioni della BBC. Innanzitutto, il lavoro non è stato fatto da un giornalista a caso, ma dal bravissimo Gordon Corera, che Strangelove apprezza MOLTO. Altri si sarebbero lasciati andare a un sensazionalismo stupido, ma non Gordon.

Detto questo, le rivelazioni della BBC sono veramente sensazionali? Sì e no. Cominciamo dal no:

a)  l’incidente di Thule è arcinoto 

b) di atomiche, gli americani, mica ne hanno persa solo una! Stando a una testa d’uovo come Stephen Schwartz, le atomiche USA di cui si sono perse le tracce, ovvero smarrite nel corso di incidenti e mai recuperate, sono ben 11!! Sì, avete letto bene: undici. Per cui c’è poco da scandalizzarsi per quella lost in Greenland…Tra l’altro, 11 sono quelle perse dall’America. E la Russia?  E le altre potenze nucleari?

Comunque, le rivelazioni di Gordon Corera SONO UNO SCOOP. Perché? Ma perché, grazie a fonti autorevoli e a documenti ottenuti  tramite il Freedom of Information Act (FOIA), ha potuto stabilire che una delle 4 atomiche del bombardiere nucleare B52 non fu mai recuperata: è rimasta negli abissi marini, dio solo sa dove esattamente.

C’è un risvolto altrettanto agghiacciante dell’incidente di Thule e che emerge dal video della BBC, ma non solo: anche da altre ricerche fondamentali.

Subito dopo il disastro, gli Stati Uniti mobilitarono un’enorme squadra addetta a ripulire la scena dell’incidente e a recuperare le armi o i loro resti. La missione era ovviamente segretissima, anche perché la Groenlandia doveva far finta di non sapere che i bombardieri nucleari americani spadroneggiavano…. La squadra comprendeva oltre 700 persone: americani e lavoratori danesi. Furono mandati al massacro, senza protezioni contro la radioattività, che aveva contaminato l’area del disastro.

Ovviamente i militari americani volevano ripulire tutto, non perché fossero angosciati per le conseguenze della radioattività sull’ambiente e sulle popolazioni. Niente illusioni! Bisognava assolutamente ripulire per far sparire le prove e tutto ciò che di altamente sensibile era rimasto nell’area dell’incidente: tecnologie, resti delle atomiche, che non dovevano finire in mano al nemico per nessuna ragione al mondo.

Al solito l’operazione fu condotta senza alcun rispetto per le vite umane dei lavoratori: la storia delle armi nucleari è tutta così. In America, come in Russia.

Dai test nucleari fino alla contaminazione degli operai che lavoravano nei siti di produzione delle armi, quella dell’atomica è una storia di vite a perdere. E le vite a perdere, ovviamente, non sono mai quelle dei top dog dell’esercito che giocano alla guerra atomica dalle poltrone del Pentagono.

 

Da leggere assolutamente il pezzo di Giuseppe D’Avanzo sul pestaggio  della Diaz durante il G8 di Genova nel luglio 2001:

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/g8-genova-4/giorno-giudizio/giorno-giudizio.html

Da rileggere assolutamente le dichiarazioni di Cossiga contro gli studenti che manifestano:

"Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti".

"l’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".

"Io aspetterei ancora un po’ e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine contro i manifestanti".

 

Ormai Cossiga non lo ferma più nessuno.  E torna sulle manifestazioni degli odiati studenti.

Il piano A erano gli infiltrati. Oggi ha spiegato il piano B:  "l’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante", riporta oggi Repubblica, "meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".

Qui l’articolo di Repubblica:

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-6/cossiga-consigli/cossiga-consigli.html

L’incontinenza verbale di Cossiga ci ricorda quella di John von Neuman nella fase finale della sua vita.

Chi era John von Neuman?

Nato a Budapest nel 1903, von Neuman era stato un bambinio prodigio. A 6 anni, conversava con il padre in greco antico, a 23 aveva già una laurea in chimica e un Ph.D. in matematica, a 29 ricopriva già una delle sole 5 prime cattedre dell’Institute for Advanced Studies di Princeton (una delle 5 cattedre era del nostro AMATO Albert Einstein!).

Scalato prima dei 30 anni l’Olimpo della scienza, von Neuman ebbe tutto il tempo per una raffica di consulenze infami alla CIA e all’esercito americano. Cinico, arrogante, militarista esaltato, supportò la costruzione di tutte le armi nucleari possibili e ovviamente non volle perdersi lo spettacolo dei test nucleari di Bikini.

Ma la radioattività assorbita in quei test che tanto adorava, lo sistemò per le feste. Colpito da un cancro alle ossa, era ridotto ad essere guardato a vista dagli infermieri militari: i potenti di Washington avevano paura che, durante i deliri scatenati dalla malattia, potesse rivelare i segreti atomici da lui stesso partoriti!

Annientato da un male che non gli aveva smorzato il violento anticomunismo, aveva partecipato fino agli ultimi giorni a riunioni strategiche segretissime, pur ridotto su una sedia a rotelle. Un particolare che piacque al regista Stanley Kubrik: lo immortalò nel malignamente lucido Dottor Stranamore.

 

Eccoci, finalmente! Come promesso.

Tre fonti autorevoli rigettano le rivelazioni fatte da un’inchiesta di RAINEWS24 sull’uso di un’arma nucleare da 5 kiloton in Iraq, nel ’91, durante la prima Guerra del Golfo.

Chi sono i 3?

Jeffrey Lewis, direttore della sezione antiproliferazione della New America Foundation e membro dell’Editorial Advisory Board della rivista di riferimento per i temi del disarmo: "The Bulletin of the Atomic Scientists"

Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project della prestigiosa "Federation of American Scientists" (FAS)

Jafar Dhia Jafar, ex responsabile del programma nucleare clandestino di Saddam

Nell’ottobre scorso,  un’inchiesta di Maurizio Torrealta di RAINEWS24 aveva rivelato un retroscena agghiacciante: nel ’91, durante la prima Guerra del Golfo, gli Stati Uniti avrebbero usato un’arma nucleare a penetrazione (un bunker buster) da 5 kiloton nell’area compresa tra Bassora e il confine dell’Iran. La trovate qui:

http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/08102008_bomba/

L’inchiesta aveva avuto grande risonanza in Spagna (ripresa da EL PAIS)  e in Iran, dove si era addirittura scomodato il grande boss Rafsanjani per chiedere ulteriori indagini sulle rivelazioni della TV italiana:

http://www.iran-daily.com/1387/3253/html/

Le conclusioni del lavoro di Torrealta, se confermate, sarebbero state un scoop mondiale, perché, da 60 anni a questi parte, sull’uso delle armi nucleari in combattimento regna (FORTUNATAMENTE!) un tabù assoluto e, dopo Hiroshima e Nagasaki, non sono state MAI PIU’ usate in combattimento.

Strangelove, però, aveva prontamente segnalato che il retroscena svelato da RAINEWS non era plausibile e aveva riassunto in 4 punti le proprie obiezioni. Le trovate qui:

http://www.stefaniamaurizi.splinder.com/post/18844231/RAINEWS%3A+gli+USA+usarono+l%27ato

Comunque, RAINEWS è la TV che rivelò l’uso del fosforo bianco a Falluja, quindi Strangelove non ha voluto fidarsi del proprio "naso" e ha voluto approfondire con i top cat: i massimi esperti di armi nucleari in circolazione e una fonte autorevole come Jafar Dhia Jafar, che guidò fin dall’inizio il programma nucleare clandestino di Saddam.

Partiamo da lui. Due anni fa, Strangelove lo ha incontrato e intervistato per 5 ore (!), cercando di ricostruire nei minimi dettagli le ambizioni nucleari di Saddam. La versione completa dei nostri incontri con Jafar sarà pubblicata nel prossimo libro di Dr. Strangelove, in cui racconteremo anche i rapporti segreti dell’Italia con il Raìs (ma non solo questo…).

Stando all’inchiesta di Torrealta, il bunker buster nucleare fu usato in Iraq nel ’91. A quel tempo, però, l’Iraq non era un paese sottosviluppato qualsiasi: aveva un programma nucleare militare clandestino molto avanzato, che andava avanti da 10 anni, perché subito dopo l’attacco di Osirak (giugno ’81) Saddam aveva ordinato l’avanti tutta verso l’atomica. Jafar ci ha raccontato: "Nel ’90 ci mancavano almeno 2 o 3 anni per finire gli impianti di produzione del materiale per costruire la bomba, ma a metà del 1988 avevamo già cominciato a  progettarla. Al programma nucleare, nel ’90, lavoravano 10mila persone". Un racconto confermato dai rapporti delle ispezioni IAEA in Iraq.

Dunque, negli anni in cui sarebbe stato usato l’ordigno di cui parla RAINEWS, l’Iraq aveva un expertise nucleare collaudato e avanzato, com’è possibile che, forti di competenze del genere, gli uomini di Saddam non abbiano rilevato e denunciato al mondo l’uso di un’arma nucleare americana in Iraq?  Ve lo immaginate? Saddam avrebbe sicuramente scatenato il finimondo, convocato le televisioni e i giornali di tutto il globo e, giustamente, gridato al crimine contro l’umanità.

Interpellato la settimana scorsa a proposito dell’inchiesta di RAINEWS, cosa ci dice Jafar? Ci dice quanto segue:

"Perché gli americani avrebbero dovuto usare un bunker buster nucleare in una zona come quella, tra Basra e il confine con l’Iran, dove non ci sono bunker? Personalmente so che uno dei pochi siti in cui gli USA usarono bunker buster CONVENZIONALI, non NUCLEARI,  è l’ ‘Al-Amiriya Undergroud Shelter’ a Baghdad. Lì ne lanciarono 2 convenzionali che uccisero centinaia di persone, soprattutto donne e bambini, che si erano rifugiati in quella struttura. Questo successe nella seconda metà del febbraio 1991, durante la notte. Per quello che è a mia conoscenza, nessun ordigno nucleare fu usato dagli americani durante le guerre in Iraq".

"Per quello che è a mia conoscenza", specifica Jafar. E soffermiamoci su queste parole. Vi pare che se un bunker buster nucleare fosse stato usato, anche nelle regioni più remote e deserte dell’Iraq, uno come Jafar non l’avrebbe saputo? L’Oppenheimer di Saddam, l’uomo che ne guidava un programma nucleare da milioni di dollari, non l’avrebbe scoperto? I satelliti, le reti internazionali di rilevamento della radioattività, gli enormi team IAEA che andarono in Iraq a fare le ispezioni subito dopo la guerra del ’91 non l’avrebbero scoperto? E i think tank indipendenti? I media internazionali? Ci fu una cospirazione globale per nasconderlo? Impossibile.

Ma veniamo ai grandi esperti: Jeffrey Lewis e Hans Kristensen. Cosa aggiungono a quanto detto da Jafar e cosa pensano dell’inchiesta di RAINEWS? Lewis e Kristensen condividono le obiezioni di Strangelove:


"La storia dell’uso di un bunker buster da 5 kiloton è pura fantasia", ci scrive Kristensen, "Se c’è qualcosa da indagare, qui, sono i giornalisti che diffondono certe paure senza alcuna evidenza fattuale".

"Concordo sulla pura fantasia", gli fa eco Lewis, "un’arma nucleare a penetrazione da 5 kiloton avrebbe lasciato una traccia sismica e un fallout che non sarebbero sfuggiti e durante la prima guerra del Golfo ci furono comandanti militari che si opposero all’uso delle armi nucleari: non credo che mentissero". 

Detta così, l’affermazione di Lewis sui militari sembra un pò ingenua. Fidarsi dei militari? MAI, of course. Lewis e Kristensen, però, conoscono fin troppo bene l’establishment nucleare, passano l’esistenza a studiarlo, osservarlo, leggerne i documenti desecretati e, soprattutto, sono fonti independenti, non smidollati che ripetono le veline del Pentagono.