Archivi per il mese di: gennaio, 2009

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Ricordate questa copertina del settimanale L’espresso?

Ritrae Nicola Cosentino, il sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi. Poche settimane fa, un’inchiesta de L’espresso rivelò che ben 6 pentiti di camorra hanno tirato in ballo Cosentino.

Per questa inchiesta i due giornalisti de L’espresso, Emiliano Fittipaldi e Gianluca Di Feo, hanno subito una perquisizione della Guardia di Finanza a casa e in redazione e addirittura sono stati indagati e accusati di essere favoreggiatori del clan dei casalesi. Da sentire assolutamente la loro testimonianza:

http://www.youtube.com/watch?v=VmSRh2Eu-eo

Ora, la nuova puntata del caso Cosentino:

"Il PD salva Cosentino", titola L’espresso in edicola questa settimana.

Il PD? Sì!

"Mercoledì scorso la Camera ha respinto una mozione (presentata da esponenti del PD, IDV e UDC)  per far dimettere il sottosegretario Cosentino, accusato da 6 pentiti", scrive L’espresso, " la mozione non è passata perché, se la maggioranza di centrodestra ha difeso compatta il sottosegretario, molti esponenti del PD si sono astenuti" .

Leggere per credere:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il-Pd-salva-Cosentino/2063067&ref=hpsp

 

E i pedofili che si accanivano su poveri bambini sordomuti:

http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/4476666

E i negazionisti che negano le camere a gas naziste, che servivano "a disinfettare":

http://tv.repubblica.it/piu-visti/settimana/camere-a-gas-mai-esistite/28677?video

E i faccendieri, che custodiscono segreti indicibili:

http://tv.repubblica.it/copertina/quei-lingotti-nella-lada-per-solidarnosc/28805?video

C’hanno veramente di tutto!

 

Obama è la speranza. Dopo Abu Ghraib, Guantanamo, il waterboarding, i neocon, il sottosviluppo mentale della destra religiosa americana, Obama riporta l’America nel solco della civiltà, delle forze della ragione e del progresso.

I segnali di disgelo con la Russia e la mano tesa verso il mondo islamico sono una grande speranza. E l’Iran?

C’è tanto ottimismo in giro: tutti sperano in una soluzione di velluto per la crici nucleare iraniana. Ma non sarà così semplice.

D’accordo: la distensione Russia-USA è un fattore importante per risolvere la crisi. Da 15 anni i russi giocano con gli iraniani. Sono 15 anni che costruiscono il reattore di Bushehr: un record assoluto e non si vede il verso di finirlo. Ogni anno pare fatta. Poi, qualcosa salta e Bushehr sta lì: deve ancora entrare in funzione.

E’ chiaro che in tutti questi anni di rapporti difficili tra Mosca e Washington, i russi hanno usato Bushehr e il supporto al programma nucleare iraniano per far leva sugli USA. La distensione dei rapporti faciliterà un accordo e una posizione comune sul nucleare di Teheran.

Ma la crisi innescata dal programma iraniano è MOLTO complessa e l’Iran è a un passo dall’obiettivo. Obiettivo che non è la bomba, ma quella nuclear capability, ovvero quella capacità nucleare che consente agli ayatollah di avere pronto il grande complesso industriale-scientifico necessario per costruirla, se così decidono.

Ormai Teheran ha messo in piedi un grande programma, ha acquisito capacità cruciali e una fonte inesauribile di materiale strategico, accumulato nonostante 3 round di sanzioni che, in teoria, avrebbero dovuto paralizzare qualsiasi scambio di materiale dual-use e nucleare.

Basterà la distensione internazionale innescata da Obama per fermare Teheran? E Israele potrà mai accettare un Iran con una weapon capability? E a questo punto sarà sufficiente convincere gli iraniani a rinunciare all’arricchimento, visto che ormai lo padroneggiano? Per non parlare della passione atomica che ormai dilaga nel mondo musulmano..

Sotto una chicca: un regalo a Strangelove di Frank Pabian, un bravissimo analista del Los Alamos Lab.

Guardate le due foto (copyright Frank Pabian) :

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Non vi tormentiamo con i dettagli tecnici. Vogliamo solo farvi capire quanto può essere difficile per l’IAEA condurre ispezioni in Iran. Nella prima foto sopra vedete 2 capannoni: sembrano normali capannoni, niente lascia intuire il complesso sistema di tunnel che si nasconde sotto. Tunnel enormi come vedete nella seconda foto. E’ in strutture del genere che sono ospitate le cascate di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Ora capite quanto possa essere difficile stanarle?

 

 

Qualcosa si muove e ora la sfida è far muovere il governo italiano: un governo in ottimi rapporti con Teheran e che quindi potrebbe  essere decisivo nella mediazione per salvare i due grandi medici iraniani Kamiar e Arash Alaei.

Ma il governo italiano da solo non farà un passo: sta a noi smuovere Roma.

Inondiamoli di firme con una petizione a favore dei fratelli Alaei. Dopo la petizione americana dell’associazione Physicians for Human Rights, ce n’è una italiana, organizzata dal professor Luigi Dolci di Verona, la trovate qui:

www.firmiamo.it/mediciliberi

Firmarla vi costerà solo pochi secondi. Secondi che potrebbero valere la vita degli Alaei.

 

Il Blitzkrieg contro le intercettazioni è partito alla grande. E per manipolare un’opinione pubblica, che, ormai, non ha neanche bisogno di essere manipolata – perché, risucchiata dalla lotta per la sopravvivenza, non ha più il tempo, la forza e la volontà per resistere – Berlusconi annuncia lo scandalo più grande della Repubblica.

Far scoppiare un gran casino che renda accettabile e, perfino desiderabile, l’intervento dei castigamatti è una tecnica vecchia quanto il mondo.

L’80enne Cossiga si è smascherato da solo, durante le manifestazioni degli studenti dell’Onda: "ci vuole il morto", consigliò a suo tempo, "dopodiché le teste spaccate dai celerini non faranno impressione a nessuno". Ora il 72enne Berlusconi  replica con le intercettazioni:

"Per far ingoiare ai suoi alleati recalcitranti e all’opinione pubblica il provvedimento, intorbida le acque", scrive oggi Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, "Modifica i fatti. Capovolge la verità. Grida di ‘intercettazioni’. Annuncia ‘uno scandalo che sarà il più grande della Repubblica’ […] E’ utile dunque, all’inizio di una settimana dove saranno raccontate rumorose ‘bufale’, fissare qualche punto fermo".

Da leggere assolutamente i punti fermi fissati da D’Avanzo:

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-8/tabulati-genchi/tabulati-genchi.html

E anche:

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/?TAG=intercettazioni%20telefoniche

 

Da 6 mesi grandi associazioni, giornali e la stessa Unione Europea cercano di fare pressione su Teheran perché vengano rilasciati i due eminenti esperti di Aids, Kamiar e Arash Alaei.

Ricordiamolo per l’ennesima volta: i due medici e fratelli iraniani non sono stati condannati a pene pesantissime perché curavano una malattia stigmatizzata come l’Aids, bensì perché avrebbero tramato contro il regime di Teheran, ovviamente in complicità con l’America!  

In Italia, Strangelove è stato il primo a scrivere degli Alaei sul Venerdì di Repubblica (28 novembre 2008):

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/19210760/salvate+Kamiar+e+Arash+Alaei%21

 

Ieri si è mosso il Corriere della Sera per raccontare un’iniziativa del professore Luigi Dolci dell’Ospedale Civile di Verona, che ha organizzato una raccolta di firme per chiedere la liberazione degli Alaei:

http://www.corriere.it/esteri/09_gennaio_23/iran_medici_aids_46ada27a-e94e-11dd-8250-00144f02aabc.shtml

 

Rilanciando l’iniziativa di Dolci, i parlamentari radicali Elisabetta Zamparutti e Marco Perduca hanno dichiarato all’Ansa di "aver chiesto invano da mesi al Governo [ italiano, ndr ] di interessarsi formalmente alla vicenda".

La mediazione di un paese come l’Italia, che ha ottime relazioni con Teheran, potrebbe essere addirittura decisiva per salvare i due medici.

Come mai il governo Berlusconi, tanto sensibile all’esportazione della democrazia e dei diritti umani in Medio Oriente, non si muove?

Contattiamo tutti il professor Luigi Dolci per aderire all’iniziativa:  ldolci*libero|it <== Sostituire il carattere | con . e il carattere * con @ per avere indirizzo email corretto.

 

 

 

Si comincia a delineare lo scenario che tutti sospettavamo: contro i  due grandi medici iraniani Kamiar e Arash Alaei sono state usate tecniche di "stress and duress" ( più prosaicamente tortura ) per ottenere una falsa confessione, che è stata anche filmata.

Da due giorni Dr. Strangelove cerca di mettersi in contatto con l’Ufficio Stampa dell’ambasciata iraniana a Roma per chiedere notizie sul caso: niente da fare. Impossibile contattare perfino l’ufficio stampa.

Tutto il mondo si è mobilitato per i fratelli Alaei: il silenzio italiano è assordante. Vergognoso.

Ali Khan at Iran UN Mission2

 

 

Ricordate la storia dei due fratelli iraniani, Kamiar e Arash Alaei, i due medici di altissimo livello che hanno portato l’Iran all’avanguardia nella lotta all’AIDS?

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/19210760/salvate+Kamiar+e+Arash+Alaei%21

Ali Khan at Iran UN Mission2

Dopo 6 mesi di prigionia nella  famigerata sezione 209 del carcere di Evin, Teheran (sezione sotto il controllo dell’intelligence iraniana), dopo voci di torture, maltrattamenti e un fitto mistero sulle loro condizioni di salute, si sa finalmente che cosa ne è stato degli Alaei:  sono stati processati e "condannati rispettivamente a 3 e 6 anni, pena che sconteranno a Evin", racconta Physicians for Human Rights (PHR), che, con Human Rights Watch, è una delle più serie e rispettate associazioni al mondo per la tutela dei diritti umani.

Ma attenzione gli Alaei non sono stati imprigionati perché curavano l’AIDS, malattia stigmatizzata anche nel satanico e decadente Occidente. No, l’AIDS stavolta non c’entra. E allora di cosa sono accusati? Di avere tramato contro il regime! Un complotto orchestrato dagli USA, of course. E gli USA avrebbero anche sganciato 32 milioni di dollari per mandare a gambe all’aria gli ayatollah (pochino, no? in un paese dove l’oro nero fa girare ben altre cifre…)

Scrive PHR che ieri, sul Washington Post, una fonte del controspionaggio iraniano avrebbe avvertito Obama: il caso Alaei è una vera e propria "guerra d’intelligence tra gli USA e l’Iran". Guerra d’intelligence per due dottori che curavano tossici e prostitute? Per PHR è un delirio: "l’unica guerra in cui erano impegnati gli Alaei, se ce n’era una", scrive l’associazione, "era quella contro l’AIDS".

Per i due fratelli si sono mobilitati l’Unione Europea, grandi medici, grandi giornali. Ma ad oggi non ci risulta alcuna iniziativa del governo italiano a favore degli Alaei. Eppure, lo ripetiamo, l’Italia potrebbe far qualcosa di importante per salvarli. Siamo o non siamo il più importante partner commerciale europeo dell’Iran? Qualche strumento di pressione lo avremo pure, no? Perché non è stato fatto assolutamente niente?

Per gli Alaei, PHR ha creato un sito e messo a disposizione una petizione:

http://actnow-phr.org/campaign/drop_the_charges

Firmiamola! Salviamo Kamiar e Arash Alaei!

 

E’ fatta: George W. è andato. Oggi s’insedia Obama.

Da non perdere l’addio della stampa mondiale a W.

"Addio al peggior presidente della storia", scrive il canadese "Toronto Star". "Il fallimento", titola il tedesco Sueddeutsche Zeitung. "Se ne va uno dei presidenti americani meno popolari e che più hanno diviso il paese", scrive l’Economist, "Bush è responsabile di uno dei più catastrofici crolli di reputazione dell’America dopo la seconda guerra mondiale".

Trovate qui l’articolo della Reuters che riporta i giudizi della stampa internazionale:

http://www.reuters.com/article/politicsNews/idUSTRE50I2OV20090119

Scontate, per Il Foglio di Giuliano Ferrara, le enormi difficoltà nel conciliare l’inconciliabile: un W. che, da una parte si squarcia le vesti per l’embrione, dall’altra ha le mani lorde di sangue per la guerra in Iraq.

http://www.ilfoglio.it/soloqui/1731

Come si concilia la difesa assoluta dell’embrione e la politica criminale del "we will kill at will" (ammazzeremo chi cazzo ci pare) della war on terror?

"La vita è sacra", scrive Il Foglio, "si deve tutelare in modo assoluto, la pace no". Fantastico! 

 

 

Non esistono metri per misurare il dolore. Non c’è un regolo calcolatore per le tragedie umane. E il dolore per la perdita di una persona cara non ammette gerarchie o paragoni. A un padre che ha perso un figlio non si può dire: "fatti forza, perché c’è chi di figli ne ha persi due". A un popolo come quello palestinese non si può dire: "datevi una calmata, perché nella storia c’è chi ha sofferto più di voi". 

E’ insensato e disumano ragionare così. Ma è anche sbagliato e pericoloso perdere il senso delle proporzioni.

In un bel reportage del grande Guido Rampoldi di Repubblica, c’è chi paragona Gaza a Hiroshima:

http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/medio-oriente-48/rampoldi-19-genn/rampoldi-19-genn.html

 E’ accettabile? Strangelove ritiene di no. E per capire bisogna conoscere a fondo la tragedia di Hiroshima, conoscere i numeri e le storie.

Hiroshima era una città giapponese di circa 350mila abitanti. Alle 9 di sera del 6 agosto 1945 la BBC dette così la notizia del bombardamento atomico della città:

"Here is the news: It’s dominated by a tremendous achievement of Allied scientists- the production of the atomic bomb. One has already been dropped on a Japanese Army base".

La "base"  dell’esercito giapponese che, stando alla BBC, era stata bombardata, in realtà era Hiroshima, una città in cui, fino al giorno prima, vivevano 290mila civili e 43mila soldati. Difficile definire un posto del genere una "base militare".

Hiroshima era un obiettivo civile. Quelli sterminati erano bambini, ragazzi, vecchi, donne. E, in quella città, una sola bomba e un solo bombardiere in  pochi secondi cancellarono 140mila vite (dato al dicembre 1945. I morti saliranno a 200mila a 5 anni dal bombardamento, per effetto delle radiazioni). Su 76mila edifici della città, 70mila furono spazzati via.  Per Nagasaki, invece, parliamo di 70mila morti al dicembre 1945, che saliranno a 140mila nei 5 anni successivi.

Gaza è l’inferno in terra. Mostruoso. Inaccettabile. Ad oggi, però, la conta dei morti non è neppure paragonabile con quella di Hiroshima: parliamo di 1300 vittime.

Perché ci teniamo così tanto a ristabilire il senso delle proporzioni? Perché è cruciale. Ed è cruciale capire la differenza tra le armi nucleari e le altre. Per sterminare 1300 persone a Gaza c’è voluto quasi un mese di combattimenti, centinaia di uomini, mezzi, bombe. Per cancellare 350mila vite a Hiroshima e a Nagasaki sono bastate 2 bombe, due aerei, pochi secondi.

Israele lotta per mantenere viva la memoria dell’Olocausto, anche a Hiroshima e a Nagasaki lottano per mantenere viva la memoria di un’esperienza unica nella storia: il bombardamento atomico, che hanno provato solo loro.

Gli hibakusha (i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki) si stanno estinguendo: ogni anno ne muoiono 10mila. E, considerando che l’età minima per ricordare e testimoniare è intorno ai 6 anni, presto non ci saranno più hibakusha in grado di raccontare al mondo la tragedia che hanno vissuto. Le armi nucleari, però, ci sono eccome. Stanno lì (e anche qui! in Italia!). Sono ben 26mila! Più che sufficienti per sterminare l’intera specie umana e distruggere il pianeta.

Considerarle come una tigre di carta ( perché le nostre certezze granitiche ci portano a credere che nessuno sarà mai così pazzo da usarle ancora ) e perdere il senso delle proporzioni, paragonando Gaza a Hiroshima, è un grave pericolo.