Non esistono metri per misurare il dolore. Non c’è un regolo calcolatore per le tragedie umane. E il dolore per la perdita di una persona cara non ammette gerarchie o paragoni. A un padre che ha perso un figlio non si può dire: "fatti forza, perché c’è chi di figli ne ha persi due". A un popolo come quello palestinese non si può dire: "datevi una calmata, perché nella storia c’è chi ha sofferto più di voi".
E’ insensato e disumano ragionare così. Ma è anche sbagliato e pericoloso perdere il senso delle proporzioni.
In un bel reportage del grande Guido Rampoldi di Repubblica, c’è chi paragona Gaza a Hiroshima:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/medio-oriente-48/rampoldi-19-genn/rampoldi-19-genn.html
E’ accettabile? Strangelove ritiene di no. E per capire bisogna conoscere a fondo la tragedia di Hiroshima, conoscere i numeri e le storie.
Hiroshima era una città giapponese di circa 350mila abitanti. Alle 9 di sera del 6 agosto 1945 la BBC dette così la notizia del bombardamento atomico della città:
"Here is the news: It’s dominated by a tremendous achievement of Allied scientists- the production of the atomic bomb. One has already been dropped on a Japanese Army base".
La "base" dell’esercito giapponese che, stando alla BBC, era stata bombardata, in realtà era Hiroshima, una città in cui, fino al giorno prima, vivevano 290mila civili e 43mila soldati. Difficile definire un posto del genere una "base militare".
Hiroshima era un obiettivo civile. Quelli sterminati erano bambini, ragazzi, vecchi, donne. E, in quella città, una sola bomba e un solo bombardiere in pochi secondi cancellarono 140mila vite (dato al dicembre 1945. I morti saliranno a 200mila a 5 anni dal bombardamento, per effetto delle radiazioni). Su 76mila edifici della città, 70mila furono spazzati via. Per Nagasaki, invece, parliamo di 70mila morti al dicembre 1945, che saliranno a 140mila nei 5 anni successivi.
Gaza è l’inferno in terra. Mostruoso. Inaccettabile. Ad oggi, però, la conta dei morti non è neppure paragonabile con quella di Hiroshima: parliamo di 1300 vittime.
Perché ci teniamo così tanto a ristabilire il senso delle proporzioni? Perché è cruciale. Ed è cruciale capire la differenza tra le armi nucleari e le altre. Per sterminare 1300 persone a Gaza c’è voluto quasi un mese di combattimenti, centinaia di uomini, mezzi, bombe. Per cancellare 350mila vite a Hiroshima e a Nagasaki sono bastate 2 bombe, due aerei, pochi secondi.
Israele lotta per mantenere viva la memoria dell’Olocausto, anche a Hiroshima e a Nagasaki lottano per mantenere viva la memoria di un’esperienza unica nella storia: il bombardamento atomico, che hanno provato solo loro.
Gli hibakusha (i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki) si stanno estinguendo: ogni anno ne muoiono 10mila. E, considerando che l’età minima per ricordare e testimoniare è intorno ai 6 anni, presto non ci saranno più hibakusha in grado di raccontare al mondo la tragedia che hanno vissuto. Le armi nucleari, però, ci sono eccome. Stanno lì (e anche qui! in Italia!). Sono ben 26mila! Più che sufficienti per sterminare l’intera specie umana e distruggere il pianeta.
Considerarle come una tigre di carta ( perché le nostre certezze granitiche ci portano a credere che nessuno sarà mai così pazzo da usarle ancora ) e perdere il senso delle proporzioni, paragonando Gaza a Hiroshima, è un grave pericolo.