Archivi per il mese di: giugno, 2011

Una norma che NON ha eguali in nessuna democrazia del mondo.

Dal prossimo 6 luglio, l'AGCOM si arrogherà il diritto di oscurare i siti web senza un processo: una cosa che non avviene in NESSUN paese civile, se non nei regimi come l'Iran.

Perfino gli Stati Uniti non si sono azzardati a oscurare "at will" un sito come WIKILEAKS, che non solo dà molto fastidio, ma viene giudicato una "minaccia alla sicurezza nazionale". L'unica volta che una CORTE californiana ci ha provato su querela della Banca Julius Baer (E QUINDI CON TANTO DI PROCESSO, COME SI FA IN OGNI DEMOCRAZIA DEL MONDO)  è stata stoppata da organizzazioni eminenti come l'ELECTRONIC FRONTIERS FOUNDATION e l'AMERICAN CIVIL LIBERTIES.

Fermiamoli. Firmate qui e facciamo sapere a tutto il mondo attraverso una campagna della rete che razza di paese è l'Italia:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/6-luglio-muore-il-web-italiano/2154694

 

A parlare con i diplomatici Usa è un alto funzionario della nostra ambasciata ad Astana, di cui proteggiamo il nome per evitargli possibili ritorsioni.

Trovate qui il nostro ultimo lavoro per L'ESPRESSO sulle tangenti in Kazakistan:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tangenti-alla-khazaka/2154598

Non vi perdete questo eccellente articolo dei bravissimi Lirio Abbate ed Emiliano Fittipaldi de L'ESPRESSO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/p4-carte-anche-a-milano/2154549

Nel pezzo si parla di "un aggeggio elettronico" che Bisignani avrebbe usato per evitare di essere intercettato da magistrati e "nemici" mentre faceva telefonate importanti ai suoi potenti referenti nei palazzi della politica e degli affari.


Dalla descrizione, l' "aggeggio" sembrerebbe una sorta di "jammer", cioè uno strumento capace di inibire certe frequenze di onde elettromagnetiche, vanificando così le intercettazioni da microspie.
 

I magistrati, però, avrebbero usato un trojan che, inserendosi nel computer e prendendone il controllo della scheda audio, trasforma il computer in un microfono per le intercettazioni ambientali. In questo modo "il jammer" si è rivelato perfettamente inutile. Non solo: intercettando con l'ambientale, si può bypassare anche il problema della cifratura per chi usa programmi come Skype per parlare….


Il fatto che Bisignani sia stato "fregato" così facilmente (ai magistrati è bastato inserire un trojan e cioè fargli un'intercettazione ambientale), dimostra come i nostri faccendieri saranno anche dei grandi "architetti della cospirazione", ma dimostrano di essere dei dilettanti in materia di cultura della security….pensava di cavarsela con un aggeggino da manuale delle giovani marmotte?

 

Leggiamo oggi su REPUBBLICA un articolo che ricostruisce come il Signore delle trame, Luigi Bisignani, sia stato intercettato dalla procura di Napoli nell'ambito della delicatissima inchiesta sulla P4:

http://www.repubblica.it/politica/2011/06/22/news/mail_spia_hacker-18041273/?ref=HRER3-1

Il giornalista racconta che gli investigatori hanno piazzato nel computer di Bisignani un trojan capace di prendere il controllo della scheda audio. In questo modo, Bisignani che usava SKYPE per telefonare, sarebbe stato fregato.

Skype, infatti, è un programma che fa viaggiare le conversazioni telefoniche in modo criptato. Spesso chi usa Skype si sente al sicuro, proprio perché le sue telefonate sono cifrate. E, stando all'articolo, anche Bisignani sarebbe cascato in questa trappola. Si sentiva al riparo dalle intercettazioni. E invece sarebbe stato fregato.

Ora, se è vero che le cose sono andate così e Bisignani è stato veramente beccato a fare affaracci via Skype, c'è da concludere che quello che viene presentato come un grande faccendiere, un grande burattinaio capace di muovere i fili del teatro di grand commis e potentissimi della seconda Repubblica, non dovrebbe essere esattamente un fulmine.

Anche la banda più sgangherata di scippatori da strappazzo sa che, se usi Skype e qualcuno ti vuole intercettare, ti mette un sistema di intercettazione ambientale: in questo modo, puoi usare sistemi di cifratura a prova di NSA, ma la conversazione verrà spiata alla fonte,  ancora prima che il messaggio venga cifrato, aggirando così ogni protezione. Possibile che un uomo di  mondo come Bisignani, con amici tra le barbe finte, non lo sapesse?

L'articolo inoltre racconta in modo benigno uno scenario che benigno non è affatto.

E' sacrosanto intercettare i criminali e i corrotti, il problema è che in nome della sicurezza nazionale o della legge, si pretendono sistemi sempre più fragili, sempre più vulnerabili. Sbirri e spie vogliono social network da spiare in ogni momento, sistemi di comunicazioni penetrabili. E' davvero un bene? Oppure la vulnerabilità delle comunicazioni è un rischio per tutti, anche per quella sicurezza che sbirri e spie vogliono proteggere?

Il guru della sicurezza Bruce Schneier la pensa esattamente così. Leggete questo stralcio della fantastica intervista che ci ha rilasciato tempo fa per l'ESPRESSO:

 

"la sorveglianza in nome della lotta al terrorismo e alla criminalità non è solo un cruccio dei politici italiani…
«Penso che queste leggi e tecnologie siano pericolose sia per i regimi totalitari sia per le democrazie occidentali. Più chiediamo tecnologie per la sorveglianza più rendiamo vulnerabili e insicure le comunicazioni. I governi vogliono avere accesso ai nostri dati, pretendono leggi che ne obblighino l'archiviazione, in modo che la polizia possa avere accesso ad essi anche in una fase successiva, quando le indagini lo potrebbero richiedere. Non viene in mente a nessuno che non solo la polizia potrebbe avere accesso a quelle informazioni sensibili sulla nostra navigazione in internet o sulle nostre conversazione via Skype».
 
 
Ci sono esempi di abusi di questo tipo?
«Basta vedere quello che è successo in Grecia tra giugno 2004 e marzo 2005. Qualcuno ha intercettato abusivamente 100 cellulari appartenenti a membri del governo greco: il primo ministro, il ministro della Difesa, degli Esteri, della Giustizia e altre persone eminenti. Quella tecnologia per le intercettazioni era stata creata dalla Ericsson per i prodotti Vodafone, ma poteva essere attivata solo dai governi che ne facevano richiesta. La Grecia non era uno dei paesi che ne avevano fatto richiesta, eppure qualcuno è riuscito a metterci le mani e a usarla contro il governo greco. Ancora oggi non si sa chi sia stato: un avversario politico? La criminalità organizzata? C'è poi un altro aspetto importante: una volta che sistemi come Skype o Gmail o il Blackberry sono stati predisposti per la sorveglianza, è facile anche per i regimi totalitari pretendere gli stessi servizi. Aziende occidentali come la Siemens, Nokia, o Secure Computing hanno messo in piedi il sistema con cui l'Iran sorveglia i cittadini. Compagnie americane come 'L-1 Identity Solutions' hanno aiutato la Cina a costruire uno stato di polizia basato sull'elettronica. Dovremmo provare disagio a esportare queste tecnologie. L'anonimato di Twitter ha salvato le vite dei dissidenti iraniani. E' lo stesso anonimato che molti governi vogliono cancellare». "

"La saga ALITALIA  è un triste memento di come funzionano le cose in Italia e della debole aderenza di Berlusconi ad alcuni principi base del capitalismo del libero mercato. Berlusconi aveva la possibilità di lasciare che questa vicenda fosse gestita come una faccenda di affari e invece ha scelto di politicizzarla…un gruppo di amici stretti di Berlusconi sono stati allettati a prendere la porzione sana di Alitalia, lasciando i debiti ai contribuenti italiani".

Trovate su L'ESPRESSO in edicola il nostro nuovo lavoro sui documenti di WIKILEAKS.

Dobbiamo raccontarvi nuove cose,  perché siamo appena tornati dagli USA dove abbiamo visto la situazione dei ragazzi messi sotto torchio per il loro lavoro in collaborazione con WIKILEAKS.

Lo faremo presto.


Sabato la CNN manderà in onda un documentario su WIKILEAKS dal titolo: "Wikiwars-The Mission of Julian Assange".

Ebbene, oggi WIRED scrive che, non essendo riusciti a ottenere un'intervista con Julian Assange, la CNN è ricorsa a materiale giornalistico fornito da un freelance: nessun problema. Il problema, però, si pone quando viene fuori che il giornalista della CNN che ha curato il documentario non è un reporter qualsiasi, ma è un ex marine responsabile di un'unità che conduceva operazioni coperte all'estero.

Ora, sarà sicuramente un caso che la CNN abbia assegnato un documentario del genere a un giornalista con un background di questo tipo, colpisce però la coincidenza.

Quello che spesso si sottovaluta è il numero di giornalisti che in realtà fanno tutt'altro mestiere. Il caso dell'agente Betulla in Italia (Renato Farina, radiato dall'ordine per essere stato assoldato dal Sismi di Pollari) è probabilmente tutt'altro che un episodio isolato. Non se ne parla moltissimo, anche perché non sono storie esattamente edificanti per il giornalismo italiano…

Strumento classico di pressione sui giornalisti è il visto di ingresso nei paesi esteri che lo richiedono: 30 anni fa, una leggenda del giornalismo come Carl Bernstein raccontava, in suo pezzo che è un classico del mestiere, che il problema del visto di ingresso nei paesi esteri non va affatto sottovalutato e rappresenta anzi un sistema scontato di arruolamento o comunque di avvicinamento di inviati, inviati speciali e giornalisti in genere.

Ma non c'è solo il problema dei visti, c'è anche e SOPRATTUTTO quello dello scambio di informazioni: le informazioni, le notizie, per un giornalista sono tutto. Si possono ottenere in modo sano: coltivandosi fonti in modo pulito. Ma si possono ottenere anche in modo insano, con contatti e scambi che di pulito non hanno nulla…

 

 

 

Bruciati dal successo delle soffiate anonime fatte ai server di WikiLeaks, alcuni grandi media hanno pensato di potersi costruire "scatole" simili, per non farsi più rubare la scena dai pirati di Julian Assange.

L'idea è fornire ai lettori la possibilità di far arrivare documenti riservati e scottanti in redazione in modo anonimo da cui trarre scoop.

Ha fatto così AL JAZEERA, creando la Transparency Unit. E sta facendo  così il WALL STREET JOURNAL di Murdoch.

Purtroppo, però, per mettere in piedi un architettura del tipo di quella creata da WikiLeaks, servono strutture e condizioni che, ad oggi, nessun media tradizionale può offrire. Lo diciamo dopo essere stati per due anni e mezzo a contatto con il mondo internazionale del whistleblowing, assistendo a discussioni e risse, riflessioni, summit tecnici con i migliori sulla piazza.
 

Se un giudice ordina al Wall Street Journal di consegnargli copia di un documento riservato che ha ricevuto "illegalmente", il Wall Street Journal non può sottrarsi, perché è un media che opera in un certo paese con certi leggi, i suoi server stanno sul suolo di una certa nazione di cui è tenuto a rispettare le regole.

Oggi anche la più autorevole fondazione del mondo in tema di diritti digitali, la ELECTRONIC FRONTIERS FOUNDATION (quella che ha il migliore expertise tecnico in assoluto su questi temi), spiega che le promesse di Al Jazeera e del Wall Street Journal sono  false promesse di anonimato, che quindi si possono rivelare pericolose per le potenziali fonti.

Non vi perdete l'articolo:

https://www.eff.org/deeplinks/2011/06/wsj-and-al-jazeera-lure-whistleblowers-false
 

 

 

Bill Keller, potentissimo direttore del potentissimo New York Times, is gone.

Per la prima volta in 160 anni, il Times sarà guidato da una donna, raccontano tutti i giornali italiani: Jill Abramson, reporter investigativa. 

Una delle cose per cui sarà ricordato il New York Times di Bill Keller è il fatto di non aver voluto chiamare con il loro nome mostruosità come il waterboarding: la tecnica di tortura usata dagli aguzzini di George W. Bush contro terroristi e presunti terroristi islamici. Una tecnica disumana, che trae origine dalle torture dell' Inquisizione Spagnola.

Il Times di Keller nei suoi articoli faceva riferimento al waterboarding come a una delle "tecniche di interrogazione potenziate": enhanced interrogation techniques. Una scelta che ha colpito anche il quotidiano londinese The Guardian, partner del Times in scoop come i documenti di WIKILEAKS su Afghanistan, Iraq e i cablo della diplomazia Usa.

Non vi perdete l'articolo del Guardian che prende le distanze dal Times sul waterboarding, ricordando come, giustamente, il New York Times, nel 1945, non aveva remore nel chiamare "tortura" il waterboarding praticato dai giapponesi:

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/cifamerica/2011/may/04/new-york-times-torture