Archivi per il mese di: aprile, 2010

 

Vi abbiamo raccontato su L’ESPRESSO del misterioso traffico di visti dalla Somalia che – secondo un’inchiesta del Monitoring Group dell’ONU, che vigila sull’embargo delle armi alla Somalia e all’Eritrea – coinvolgerebbe la nostra ambasciata a Nairobi, in Kenya, dove è di stanza il rappresentante diplomatico italiano presso il Governo Transitorio Somalo.

Trovate qui il nostro articolo per L’ESPRESSO:

http://www.stefaniamaurizi.it/Inchieste/Al_mercato_dei_visti.html

Questo traffico avrebbe permesso a personaggi dell’estremismo islamico (al-Shabaab) e della pirateria di transitare su Milano.

Da non dimenticare anche l’inchiesta della procura di Milano sul traffico di armi verso l’Eritrea, rivelato da Paolo Biondani, Fabrizio Gatti e Michele Sasso  su L’ESPRESSO…

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/milano-asmara-armi-e-tangenti/2120317//0

Ieri, fonti delle Nazioni Unite, che pretendono l’anonimato, ci hanno raccontato che sarebbe in corso un braccio di ferro sul diplomatico ONU che si sarebbe intestardito a indagare sul traffico di visti che porta in Italia.

Salterà la sua testa? Di sicuro, quel diplomatico ha toccato interessi di eminenti uomini d’affari somali che godono di chissà quali protezioni…

Due cose, finora, sono certe: il traffico non è una storiella di corruzione di un funzionario dell’ambasciata, è qualcosa su larga scala e che va avanti da tempo. I trafficanti hanno una base di complicità a Roma: dove esattamente? Per ora non è chiaro…

E la Farnesina che aveva confermato a L’espresso di aver attivato un’indagine sul traffico? Pare che non sarebbe emerso niente di penalmente rilevante…

Che intrighi e misteri ci sono dietro il traffico di visti dalla Somalia?

 

WIKILEAKS è un sito che fa filtrare documenti segreti scottanti. La nostra esperienza con loro, finora, è positiva.

Ne abbiamo scritto questa settimana per IL VENERDI’ di REPUBBLICA.

Trovate qui l’articolo:

http://www.stefaniamaurizi.it/Articoli_e_reportage/Wikileaks.html

 

Ma vogliamo regalarvi l’intervista con Daniel Schmitt di Wikileaks in versione integrale:

DANIEL SCHMITT, INTERVISTA DEL 6 APRILE 2010 di Stefania Maurizi

Hello Daniel! This is Stefania.

Hello!

Il sito Wikileaks è ripartito dopo la pausa?

No, stiamo rilasciando materiale importante di continuo, ma Wikileaks non è ancora tornato a operare regolarmente

Puoi presentarti ai nostri lettori?

Sono Daniel Schmitt, uno dei giornalisti di Wikileaks, nonché loro portavoce.

Quando hai cominciato a lavorare per loro?

Verso la fine del 2007.

Come è nata Wikileaks?

L’idea è venuta  a più persone insieme. C’erano tanti giornalisti che avevano molto materiale, volevano pubblicarlo, ma non c’era un sistema per farlo. E non c’erano sistemi per proteggere questa gente in alcune parti del mondo, perché la libertà di stampa è sempre più compromessa. Così è nata Wikileaks.

Voi di Wikileaks incoraggiate a inviarvi documenti in formato elettronico. Come potete essere sicuri che in questo modo proteggete l’anonimato delle vostre fonti?

Usiamo molte soluzioni. Dipende da quello che la fonte vuole fare.

Se la fonte è seduta a casa e carica sul nostro dito dei documenti dal suo computer, allora questo può anche essere problematico se la polizia o l’azienda che si vuole esporre sta intercettando le sue comunicazioni.

Però abbiamo un sistema di cifratura tale che chi lo sta spiando può vedere che sta inviando files a Wikileaks, ma non ne può leggere il contenuto perché è criptato.

Non solo: abbiamo costruito il sito in modo tale che chiunque lo visita, trasmette dati a Wikileaks e questo sovraccarico di dati inviati serve a nascondere chi effettivamente sta inviando un documento delicato. E’ una tecnica che permette di nascondere con un traffico di copertura chi invia materiale delicato, che si perde nelle tonnellate di dati che ogni minuto arrivano al sito. Quindi nessuno può acquisire la prova legale del fatto che tu abbia inviato quel file delicato: può avere la prova che sei andato sul sito, ma non che hai inviato materiale compromettente.

Quindi i documenti che ricevete sono completamente anonimi? Neppure voi di Wikileaks riuscite a risalire a chi ve li ha inviati?

Assolutamente, le nostre connessioni li rendono anonimi ed eliminano tutti i metadati, che sono quei dati elettronici che possono far risalire a informazioni del tipo: chi ha lavorato per ultimo a un certo file elettronico, chi l’ha modificato per ultimo e così via.

Se, però, guardiamo ad alcuni documenti che avete fatto filtrare c’è di che mettersi le mani nei capelli. Voglio dire: prendiamo il documento sulle procedure di Guantanamo. Posso immaginare che agenzie come la CIA o la NSA siano state create in modo tale da avere tutti gli strumenti tecnici possibili per impedirne la diffusione. Come potete essere certi che il vostro sistema  è in grado di proteggere al 100% chi fa filtrare certi file?

Prima di tutto bisogna dire una cosa: agenzie come la CIA o la NSA non hanno tutti i mezzi, come dici tu. L’unico modo in cui potrebbero rendere questi documenti assolutamente protetti è attraverso un sistema di questo tipo: nascondono nel documento un numero di serie o una parola che permetta di identificare in modo assolutamente univoco la persona che è in possesso di quel documento.

Faccio un esempio: creo un documento segreto in 100 copie, ciascuna delle quali viene distribuita a 100 funzionari della CIA. Le 100 copie coincidono in tutto, tranne che per una parola: John ha la copia dove la parola X è sostituita con la parola Y, Dave ha la copia dove la parola X è sostituita con la parola Z. Così, se qualcuno fa filtrare una copia di questo documento segreto, la CIA va a vedere quale copia è uscita: quella con la parola Z al posto di X? Allora è Dave il funzionario infedele da punire. E’ un sistema, questo, che rende ciascuna copia assolutamente unica e ciascun custode del documento "schedato". Ma è un sistema costosissimo, che nessuno può permettersi.

Quindi non avete mai avuto problemi con le fonti?

Mai. Abbiamo un fortissimo sistema di protezione. Se qualcuno ci invia un documento che è legalmente protetto dal segreto in Italia, quella protezione della legge vale a Roma, ma non in Svezia. Tutti i pacchetti internet in cui il file di invio del documento è scomposto vengono spediti tramite router in paesi in cui quelle protezioni legali possono essere aggirate perché non valgono. Se ci denunciano in Italia, noi possiamo opporci alla denuncia in Svezia.

Perché parli della Svezia in particolare?

La Svezia ha le leggi più garantiste nel mondo a tutela delle fonti e dei giornalisti. E Wikileaks è stata creata in modo da avere un sistema che si appoggi a questi paesi più garantisti al mondo. Se tu ci invii qualcosa, quel documento va in Svezia, da lì viene dirottato sugli USA, poi in Belgio e ancora rimbalza in altri paesi, che sono tutti parte del nostro sistema di protezione delle fonti.

Ho visto che avete un progetto con l’Islanda: che roba è?

E’ una domanda complicata. Prima di tutto, l’Islanda è un paese piccolo, così ha una burocrazia molto più semplice che altri paesi, poi hanno una crisi tremenda, dovuta anche alla mancanza di trasparenza che ha permesso a funzionari di un certo tipo di cose nella totale mancanza di controllo. E quindi ormai in Islanda c’è un grande desiderio di trasparenza, di una stampa che possa indagare e scrivere liberamente.

 Poi l’Islanda ha un corpo di leggi molto limitato rispetto ad altre democrazie, tipo quella tedesca.  Se fai caso a tutte le leggi che vengono applicate quando c’è un problema con internet, ti rendi conto che finisci sempre nel campo delle interpretazioni, perché tutte le leggi sono state praticamente create molto prima di internet, e questo è un grande problema: non sono adatte alla società dell’informazione. L’idea è partire da un paese come l’Islanda che ha un piccolo insieme di leggi, per creare un sistema legislativo pensato e adatto alla società dell’era di internet.

Se prendiamo un guru della trasparenza come Steven Aftergood, ci rendiamo conto che non è a favore della pubblicazione indiscriminata di documenti segreti. Tu lo sei?

Assolutamente sì. Nessuno, nessun giornale, TV, radio può giudicare cosa è importante pubblicare per qualcun altro nel mondo e cosa non lo è. 

D’accordo,  ma ammetterai che ci sono documenti sensibili. E’ una buona idea divulgare segreti sulla struttura di una centrale nucleare, rendendola così vulnerabile a un attacco terroristico?  Potrebbe essere molto pericoloso pubblicare queste informazioni…
 
Certo. Mi spiego meglio: per ogni informazione di valore, c’è gente disposta a pagare, soprattutto se parliamo di informazioni relative alla security. I terroristi hanno soldi, possono comprarsi queste informazioni.

 La cosa migliore che puoi fare, quando ti ritrovi con qualcuno che, gratuitamente, senza guadagnarci assolutamente niente, ti passa certi documenti, è pubblicarli, in modo da dimostrare a tutti che c’è un buco nel sistema di protezione di queste informazioni. In questo modo finisce il mercato nero delle informazioni. E ti assicuro che il vero problema è il mercato nero, perché quando si sa che una certa cosa importante e segreta è filtrata illegalmente perché qualcuno ha sborsato dei soldi a un funzionario infedele, si corre un grande rischio. Quando, invece, il caso esplode perché un sito come Wikileaks pubblica quell’informazione segreta, allora si prende coscienza del gap nel sistema di protezione dei dati.

Quindi ti senti di agire responsabilmente pubblicando dati sensibili che potrebbero essere usati dai terroristi?

Sì. E la cosa notevole è che nessuno prima di noi di Wikileaks l’ha mai fatto.

Ti sei mai imbattuto in documenti per cui ti sei sentito combattuto tra la spinta a pubblicarli e la paura che potessero essere usati da qualcuno pericoloso?

Sì, ti faccio un esempio. Conosci gli IED? Gli  "Improvised Explosive Devices" [sono gli ordigni artigianali che fanno strage di sodlati americani in Iraq e in Afghanistan, ndr].

 C’è questo sistema che si chiama Warlock che permette di rilevare gli IED. Noi abbiamo pubblicato un manuale di Warlock e siamo stati condannati pubblicamente da tutti per averlo fatto. Questo è successo 2 anni fa circa.

Poi qualche settimana fa è venuto fuori che un anno e mezzo prima della nostra pubblicazione, i terroristi avevano già quelle informazioni perché le avevano comprate. Eppure per un anno e mezzo non si è saputo niente…Quando siamo usciti, a quel punto, l’esercito ha dovuto prendere atto del buco nel suo sistema di protezione del manuale, non ha potuto più nasconderlo.

Voglio farti un’ultima domanda. La domanda del diavolo: mettiti nei panni di uno che ha in mano informazioni esplosive, delicatissime, tipo quelle su Guantanamo. Perché un tipo così dovrebbe fidarsi di voi di Wikileaks? In fondo, lui che ne sa chi siete davvero?

Questo è vero, ma abbiamo una certa reputazione e credo che l’unica cosa che possiamo fare è difenderla e dimostrare che noi pubblichiamo tutti: documenti dall’Inghilterra, dagli USA, dalla Palestina, da Israele. Tutto . Noi siamo neutrali e questa è un’altra ragione per cui non selezioniamo nulla, non diciamo: questo lo pubblichiamo e questo no.

Mi fai questa domanda, ma a te, che sei giornalista, io potrei fartene una analoga: come possono essere sicuri i tuoi lettori che dietro a te non ci siano altri? Che non sei sul libro paga di un’azienda  o della polizia? Non si può mai sapere. E il solo strumento che hanno in mano i tuoi lettori è la fiducia e lo spirito critico: osservare cosa scrive un giornalista, come si comporta, se difende certi interessi commerciali. Noi di Wikileaks non abbiamo alcun interesse commerciale.

Come vi finanziate?

Lavoriamo su base volontaria: io non prendo una lira, nessuno viene pagato.

E qual’è la vostra esperienza con i giornalisti dei grandi media?

Positiva. Assolutamente.

 

 

 

 

Trovate sul Venerdì di Repubblica di questa settimana il nostro ultimo articolo: "E c’è anche una Wikipedia dei segreti che svela tutto ma protegge le fonti".

Poi vi racconteremo i segreti di WIKILEAKS.

 

Oggi L’UNITA’ di Concita De Gregorio riporta come frase del giorno quella di Mons. Fisichella, che spiega così la scelta di concedere a uno come Berlusconi la comunione, che invece viene da sempre negata ai comuni divorziati:

 

"È solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Berlusconi, essendosi separato dalla seconda moglie con la quale era sposato civilmente, è tornato ad una situazione “ex ante” "  ( Monsignor Fisichella, 21 aprile)

Avete presente quei dischetti su cui sono stati incisi i dati della civiltà umana, mandati in orbita nella speranza che intercettino qualche civiltà extraterrestre alla quale far conoscere la razza umana e le sue imprese?

Le parole di Fisichella meritano al 100% di essere incise su uno di quei dischetti per ET. Corredate, però, dei  file audio pubblicati da L’ESPRESSO delle intercettazioni di Berlusconi con la D’Addario e tutte le pupe:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/silvio-e-patrizia-tutte-le-intercettazioni/2104809

http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/6137556

Se ET ascolterà il dischetto, statene certi che capirà benissimo come sta messa la Chiesa cattolica del 21esimo secolo…

 

Carcere per i giornalisti che le pubblicano. Carcere fino a 6 anni (!) per le fonti che le passano a noi giornalisti. (vi rendete conto? rischia meno uno che vende sotto banco tecnologia atomica destinata a finire nelle mani di un terrorista! Se non ci credete, andatevi a leggere il Dlgs 96/2003 art.16)

E privilegi da supercasta per i parlamentari.

 "Se il magistrato intercetta qualcuno che conversa con un parlamentare, sarà necessaria comunque l’autorizzazione della Giunta di Camera o Senato. L’autorizzazione dovrà essere richiesta anche se si acquisiscono tabulati di comunicazioni", ricostruisce oggi Repubblica.

Quindi la notizia che è sotto intercettazione arriverà all’orecchio del parlamentare oggetto di indagini…

 " I verbali o i tabulati contenenti le registrazioni che riguardano anche un parlamentare", continua Repubblica, "dovranno essere immediatamente trasmessi al procuratore della Repubblica che ne disporrà l’inserimento in un fascicolo separato conservato in una apposita sezione dell’archivio riservato. Della loro esistenza verrà data comunicazione riservata al parlamentare interessato a conclusione delle indagini preliminari". 

Dunque addirittura una sezione speciale in un archivio riservato per la supercasta…

http://www.repubblica.it/politica/2010/04/20/news/intercettazioni-reato-3486459/

Passerà così com’è questo ddl intercettazioni?

Comunque vada, siamo convinti di una cosa: il mondo è cambiato. Questo è un paese che continua a fare leggi-dinosauro pensate da uomini anziani, che sanno ripassarsi benissimo le squinzie, ma hanno  problemi enormi ad accendere il computer. 

Non c’è dubbio:  la tecnologia ha reso più rintracciabili e incastrabili tutti. Per ogni informazione c’è una password. Per ogni password c’è una fonte che rischia di essere scoperta, se si azzarda a passare l’informazione protetta a un giornalista o a un’attivista. Ma la tecnologia che opprime è anche la tecnologia che libera.

Proviamo a immaginare uno scenario ai tempi del web 2.0. Così, a naso, immaginiamo una delle tante possibilità. Non vi perdete nei particolari: buttiamo là un’ipotesi grossolana, con tutto il pressappochismo del caso. Vogliamo solo darvi un’idea.

Mettete che, nonostante la password, l’archivio riservato, la minaccia del carcere,  un’intercettazione esca comunque. C’è gente che riesce a far uscire i segreti atomici, volete dire che non ci sarà gente capace di  far uscire un’intercettazione?

Mettete che, una volta uscita, quell’intercettazione finisca per caso a organizzazioni tipo WIKILEAKS, il sito non censurabile  che pubblica documenti segreti ( per ora ha sospeso le attività per problemi di fondi, ma ripartirà…e comunque noi parliamo di WIKILEAKS solo per farvi capire, ma il sito potrebbe essere uno qualunque, creato con certe garanzie tecniche e accortezze legali)

Mettete che WIKILEAKS pubblichi l’intercettazione così com’è. Il sito ha un sistema di server e ha una struttura legale pensata per aggirare le censure e i blocchi di un’autorità giudiziaria.

Mettete che un giornalista italiano venga a sapere dell’iniziativa  e si limiti a riportare la notizia, senza riprendere il contenuto dell’intercettazione. 

Qualche lettore andrà a sentirsi l’audio dell’intercettazione sul sito di WIKILEAKS, no? Il giornalista ha solo esercitato il suo diritto di cronaca, non ha pubblicato l’intercettazione. Dunque?

WIKILEAKS ha una struttura tecnica e legale che lo rende non censurabile. L’autorità giudiziaria italiana può certamente disporre la rimozione dell’intercettazione pubblicata, ma di fatto il documento rimane lì perché tecnicamente e giuridicamente il sito ha questa capacità.

Comunque, la cosa finisce in tribunale in ogni caso.  Grande pubblicità. Mille rogatorie alle isole Cook, dove c’è un server di WIKILEAKS, che però ha fatto rimbalzare il documento elettronico in Belgio, e da lì negli USA, e poi in Corea, e poi nel buco più lontano del pianeta.

Ve l’immaginate che cortocircuito tra il mondo ai tempi del web 2.0 e i dinosauri italiani che non vogliono farsi sentire mentre sbavano al telefono con le squinzie?

 

Da 4 anni. Lo conosciamo da 4 lunghi anni. Ogni volta appuntamento in un caffè. Lui ordina sempre la stessa cosa. Sempre gli stessi gesti.

Niente sembra poter bucare quella routine e il suo spleen.

Mai un sorriso aperto. Al massimo una smorfia, che gli allunga le labbra sottili fino a trasformarsi in un taglio che sembra squarciargli la faccia.

Con lui abbiamo imparato a prendere pochissimi appunti. E a non tornare mai due volte su uno stesso argomento. Se capisce che siamo troppo interessati a qualcosa, mette in atto una delle sue strategie per fiaccare la nostra attenzione: una valanga di chiacchiere inutili che farebbe stramazzare al suolo chiunque.

"La campagna ‘banche armate’ per esporre gli istituti di credito italiani più implicati nel commercio di armi italiane all’estero", ci aveva detto con il suo tipico tono apatico, " ha danneggiato pesantemente le banche. Per ragioni di immagine, nessuno fiata, ma è così".

Stasera, leggendo questa interpellanza dei senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca:

http://blog.donatellaporetti.it/?p=1342

 ci sono tornate in mente quelle parole.

A quanto pare, qualcuno ha provveduto a togliere il disturbo alle banche.  I senatori Perduca e Poretti, infatti, fanno notare che, nella relazione sul commercio degli armamenti per l’anno 2009 ( il documento che ogni anno ricostruisce nel dettaglio quante armi esporta l’Italia, in quali paesi, ecc. )  è sparito proprio l’allegato "Riepilogo in dettaglio suddiviso per Istituti di Credito". Guarda caso…

Le banche italiane sono armate fino ai denti. Ma non si deve sapere in giro. Gli affari prosperano nella discrezione. Ha ragione l’uomo nell’ombra.

 

 

 

http://www.repubblica.it/politica/2010/04/20/news/intercettazioni_linea_dura_del_pdl_nella_legge_bavaglio_per_i_giornalisti-3473300/

 

A dicembre su L’ESPRESSO abbiamo rivelato i contenuti di un rapporto ONU "Strictly confidential" in cui si ricostruiva il ruolo di alcuni missionari cattolici nel sostenere il temibile gruppo armato FDLR che insanguina il Congo, un paese con risorse naturali enormi: oro, coltan, ecc.

Il nostro articolo, dal titolo "Genocidio in nome di Dio", lo trovate qui:

http://www.stefaniamaurizi.it/Inchieste/fdlr.html

Tutto quello che abbiamo scritto, come già detto, è possibile trovarlo scritto nero su bianco in un rapporto ONU, non lo abbiamo inventato o sognato.

Alla lettura dell’articolo, padre Piergiorgio Lanaro, che è uno dei missionari cattolici tirati in ballo dal documento ONU, ci aveva scritto un’email, affermando addirittura:

"Stavolta no, Stefania, stavolta hai scritto mettendoti dalla parte dei massacratori".

Oggi padre Piergiorgio Lanaro è tornato a scriverci. Trovate qui sotto la sua email e la nostra replica:

"Cara Stefania, mi scuso non avere risposto prima. Il suo Email evidentemente mi era sfuggito. Grazie della risposta, cortese certamente. Vede, so bene che il suddetto rapporto dell’ONU ha Affermato quelle cose -beh, il colore della prosa, un titolo così apocalittico e troppo bandistico sono scelte particolari e ovviamente dipendono dal gusto di ognuno-. Amleto suggeriva agli attori di passaggio l’aurea misura negli effetti scenici, nella recitazione e nel gestire. Beh, retorica d’altri tempi.

Vede, se un giorno lo desidera potrò farle avere il resoconto dello scambio epistolare che uno dei “funzionari dell’Onu” ha avuto con me, ovviamente mutando la sua identità. Sì, un agente provocatore. Se avrà la pazienza di scorrere le sette lettere ricevute e le quindici inviate nell’arco di tre mesi, vedrà qual è la fonte delle informazioni che poi gli stessi, o altri funzionari dell’Onu” hanno inserito in quel documento. Che sembra oltretutto non avere prodotto grandi effetti. 

Soprattutto vorrei che non presti toppa fiducia ai mass media, esperti nel diabolizzare soprattutto chi non sa difendersi. Capirà, io ho vissuto in prima persona “genocidi” dell’Africa dei Grandi Laghi, divenuta la mia terra  43 anni fa. Ho detestato anch’io i FDLR, i “genocidari”, anche perché distruggevano immagini e modelli cari. Poi li ho incontrati, li ho conosciuti. E li ho amati. Ho appreso anche altre cose sul “genocidio” del 94, quello del Rwanda.  E ho constatato sgomento l’impero degli stereotipi oggi come ieri, come ai tempi degli idola di cui discuteva il vecchio Bacone.

Termino, cara Stefania. Le auguro di amare sempre la verità, e proprio per questo di non credere sempre a chi grida iù forte. Si meraviglia se le dico che fra i criminali che in questi decenni hannoinsangjuinato l’Africa, ai primi posti io metterei il sig. Kagame, capace non solo di atrocità ordinarie, ma anche di programmare genocidi. Ovviamente mi riferisco a documenti e testimonianze.  Ma adesso termino. Cordiali saluti er, perché no?, alla prossima.  PGL"

La nostra replica a Padre Lanaro:

Padre Lanaro,

Mi mandi pure lo scambio epistolare, se vuole,  ma ricordo che era contenuto nel dossier ONU.

Io rispetto la sua esperienza sul campo e rispetto chiunque, per fede o pura sensibilità umana, voglia difendere anche il peggiore criminale della terra. Anche i criminali sono essere umani e come tali vanno trattati. Però, Padre, le dico con la franchezza che mi è propria che trovo singolare la sua determinazione nel difendere con le unghie e con i denti una milizia armata come l’FDLR, responsabile di gravissime violazioni dei diritti umani. Non dico assolutamente che i miliziani FDLR vadano sterminati o trattati in modo disumano, ma neppure può pensare di convincermi a diventare una loro fan….

Lei mi scrive di non prestare troppa fiducia nei mass media: una raccomandazione un po’ strana, non le sembra, visto che è rivolta a una giornalista? Anche i mass media commettono i loro errori in buona o in cattiva fede, ma dire che sono "esperti nel diabolizzare soprattutto chi non sa difendersi", come scrive lei, mi pare veramente eccessivo: 90 tragedie su 100 si conoscono perché noi giornalisti le raccontiamo. E accostare l’FDLR a gente che non si sa difendere mi pare altrettanto assurdo. Sanno difendersi benissimo: sono armati fino ai denti…

Un saluto,

Stefania Maurizi

 

 

Mentre nel gerontocomio ci si scanna, con Lupi e Bocchino del PDL che fanno le prove per farsi a pezzi:

http://tv.repubblica.it/copertina/rai2-lite-furiosa-tra-ex-an-ed-ex-fi/45684?video

mentre D’Alema e Franceschini litigano perfino sulla rottura tra Fini e Berlusconi (roba da neuro… ):

http://www.repubblica.it/politica/2010/04/17/news/direzione_pd-3412980/

nel paese reale succedono tante cose…

Venerdì scorso, per esempio, un giovane operaio di 44 anni, in cassa integrazione ormai da un anno e disperato all’idea di non sapere come tirare avanti con una moglie (anche lei disoccupata) e due bambine, ha prima accompagnato all’asilo la figlia piccola, poi ha preso la corda con cui la bimba giocava abitualmente e l’ha fatta finita impiccandosi.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/04/17/news/operaio_della_renopress_si_uccide_nel_garage_di_casa_il_corpo_trovato_da_un_collega_disoccupato-3407844/

La tragedia ha, probabilmente, fatto notizia sui grandi giornali per un unico motivo: l’operaio ha ricevuto un’offerta di lavoro proprio il giorno in cui si è impiccato. Mentre carabinieri e 118 erano a casa dell’uomo, è arrivata la telefonata dell’offerta.

Se non fosse stato per questo, forse, il caso sarebbe stato liquidato con 5 righe di agenzia. E invece il tragico particolare dell’offerta di lavoro post mortem l’ha catapultato nella cronaca nazionale dei grandi media.

Siamo ormai al livello di guardia: milioni di persone senza lavoro. Che succederà quando i soldi per la cassa integrazione saranno finiti e pochi potranno tornare a lavorare perché, stavolta, le fabbriche hanno chiuso?

Oh, comunque, tranquilli: il PD ha fatto sapere di essere "pronto a dare vita ad un ‘patto repubblicano’ contro eventuali forzature "populiste e plebiscitarie" in materia di riforme". Wow! Che svolta, cazzo!  E che tempismo! Se Cristo risorge, saremo ancora qui ad aspettare il grande patto repubblicano del PD. Peccato che, a quel punto, non si troverà più un solo poveraccio disposto a votarlo…

Dove saranno finiti i poveracci, nel frattempo? Qualcuno, travolto dalla crisi, avrà fatto come il giovane operaio: una corda al collo e festa finita. Ma il grosso starà a sbavare dietro alla Lega, un partito rozzo, reazionario e razzista, alleato cruciale di uno come Berlusconi, che mentre il paese è alla canna del gas, lui gira l’Italia in elicottero per comprare la 20esima casa-reggia nel cuore della Toscana.  

 

 

Non sapendo più a che santo votarsi (è proprio il caso di dirlo …), le gerarchie vaticane ogni giorno sfornano una trovata più sorprendente dell’altra per sopravvivere alla buriana dello scandalo pedofilia che rischia di travolgerle.

E una TV completamente in ginocchio, com’è quella italiana, può anche proteggere le gerarchie con il silenzio e la minimizzazione, ma non può comunque cancellare quello che ormai è nella coscienza collettiva: i casi di pedofilia non sono episodi isolati, c’è un gravissimo problema ed è bene che, prima di mandare il proprio figlio dai preti, un genitore valuti attentamente con che tipo di persone ha a che fare.

Non si tratta di criminalizzare un’intera categoria umana. Sappiamo benissimo che esistono preti meravigliosi, che hanno combattuto la mafia, le violenze, lo sfruttamento. Si tratta di prendere atto che il problema pedofilia nella chiesa è di grandi dimensioni: non è il frutto di poche mele marce.

Constatate le proporzioni del disastro, le gerarchie, messe sotto accusa, invece di cospargersi il capo di cenere o di mettersi la macina al collo, come diceva Gesù, vanno all’attacco.

Chi c’è dietro lo scandalo pedofilia, secondo il Vaticano? Ma il solito complotto per delegittimare la chiesa, ovviamente.

E chi sarebbe il Satanasso?

Secondo l’ex vescovo di Grosseto, sarebbero gli ebrei.

Trovate qui le sue affermazioni deliranti :

http://www.pontifex.roma.it/index.php/interviste/religiosi/3973-massoni-ed-ebrei-contro-il-papa-sbagliato-chiedere-perdono-di-che-cosa-gli-ebrei-da-sempre-nemici-della-chiesa-e-deicidi-omosessuali-misericordia-ma-gli-animali-sono-piu-ordinati-di-loro-caso-claps-sconsacrata-la-chiesa

Secondo Bertone, invece, il male si annida tra i semprevalidi gay. C’è un nesso tra pedofilia e omosessualità, dice Bertone:

http://www.repubblica.it/esteri/2010/04/13/news/bertone_pedofili-3317578/

Chi manca? Gli zingari? Ci saranno loro dietro lo scandalo dei preti pedofili? O gli alieni di Roswell? Gira che ti rigira, in Vaticano arriverà Roberto Giacobbo, che con il suo ‘Voyager’ svelerà l’arcano.

"Sono quattro vecchi assediati da un mondo che non capiscono e galleggiano in un mondo che li capisce ancora meno", ci fa un amico, "non infierire. Una volta finite le suorine e i preti dei paesi poveri, chiuderanno bottega".

Mmm….Sarà… La spiritualità è parte della natura umana. Si può credere o non credere, essere atei fino al midollo o ferventi credenti, ma tutti abbiamo una dimensione spirituale. E dove c’è una domanda, c’è puntualmente spazio per un’offerta…