Archivi per il mese di: giugno, 2009

 

"Le auto con le scorte erano arrivate una dopo l’altra poco prima di cena. Silenziose, con i motori al minimo, avevano imboccato una tortuosa traversa di via Cortina d’Ampezzo a Roma", scrive Peter Gomez su L’espresso.

"Era stato così che in una tiepida sera di maggio i vicini di casa del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella, avevano potuto assistere al preludio di una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni, organizzate dal governo Berlusconi. Un incontro privato tra il premier e due alti magistrati della Consulta, ovvero l’organismo che tra poche settimane dovrà finalmente decidere se bocciare o meno il Lodo Alfano: la legge che rende Silvio Berlusconi improcessabile fino alla fine del suo mandato".

Siamo in ritardo, lo sappiamo… Ma voi non vi perdete assolutamente l’articolo di Gomez:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/consulta-la-cena-segreta/2102905&ref=hpsp

 

Eh, sì! Ci serve ancora. Anzi, ora più che mai.

Urge mantello dell’invisibilità di Harry Potter per fare un giretto Oltretevere e osservare naso a naso le facce dei cardinali, dei porporati e dei vescovoni dopo lo tsunami di sex, lies and videotapes che ha travolto l’unto del signore.

L’escort nel lettone.

Le minorenni di papi.

La coppia lesbo. 

Ve la immaginate la faccia del mullah Camillo Ruini?!   Quanto paghereste per vederla, eh?!

E quella della Binetti? Lei dura come una maestra prussiana. Lei che dorme sul tavolaccio. Lei che si punisce col cilicio, mentre l’unto del signore, in una sola notte, ne fa quante Carlo in Francia.

Usciranno a pezzi da 15 anni di appoggio incondizionato all’unto del signore.

 

Non volevamo farlo, ma siamo costretti a farlo…

Stefania Maurizi, la giornalista che ha firmato inchieste come "L’altra Thyssen" , "Il barone sismico", ecc. su L’espresso, NON è presente su Facebook.

Attenzione a contattare estranei…

Siamo contattabili in 2 modi: o attraverso la redazione de L’espresso o attraverso la nostra email personale che trovate sul nostro sito  www.stefaniamaurizi.it

 

Bavaglio alle intercettazioni e alla stampa:

"Le intercettazioni smettono di essere uno strumento per scoprire i colpevoli", scrivono oggi Paolo Biondani e Claudio Pappaianni su L’espresso, "i giudici possono autorizzarle solo se esistono ‘evidenti indizi di colpevolezza’. Ma per l’Associazione nazionale magistrati ‘è assurdo fare intercettazioni solo per i colpevoli già individuati: tanto valeva abrogarle’".

E ancora: "Le intercettazioni devono sempre essere interrotte dopo 60 giorni, perfino nei casi di sequestro di persona, traffico di droga o armi.[…] Il giornalista rischia il carcere da sei mesi a tre anni. È vietato anche divulgare atti giudiziari non segreti: documenti pubblici, come le ordinanze d’arresto, si potranno solo sintetizzare".

Da non perdere assolutamente questo lavoro di Paolo Biondani e Claudio Pappaianni su L’espresso

http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2102341/&print=true

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/silenzio-di-stato/2102318&ref=hpsp

 

 

Scartabellando tra appunti e vecchie registrazioni, ieri ci è caduto lo sguardo su una foto di Renzo Tomatis.

Chi fa il nostro mestiere incontra di tutto…Anche persone eccezionali, per fortuna. Gente che sa perfettamente che vendersi conviene eccome. Lo sa benissimo, perché cà nisciuno è fesso… Ma se sei una persona integra, non ti vendi comunque, non importa quanto conveniente possa essere.

Una di queste persone era Renzo Tomatis: un grande epidemiologo, che ha diretto lo IARC di Lione.

Renzo sapeva fin troppo bene che, se avesse voluto vendersi alle aziende che avvelenano i cittadini, l’aria e l’acqua, sarebbe diventato straricco.

Sapeva bene come si fregano i lavoratori. Come si truccano gli studi per far sparire cancri, leucemie, malattie cardiache e respiratorie. Come il libro paga delle aziende è pieno di controllori venduti. Gente che vale talmente poco che, spesso, si vende per un paio di Hogan, che non può permettersi.

Renzo aveva sotto i propri occhi quello spettacolo ogni giorno. Nelle aziende, nelle Asl, tra i controllori e i militari addetti alla sorveglianza, nei tribunali, nelle università dove si fanno gli studi, nelle anticamere dei sindachetti che incassano le mazzette.

Il sistema, lui, lo ha combattuto fino all’ultimo. Aveva quegli occhi di persona indomita, che non compri. Lo sguardo di chi non si aggrega. Non si adegua. Non si piega.

Qualcosa di veramente raro.

 

La lettera è arrivata in redazione.

E’ un delirio totale, zeppo di errori di ortografia madornali: difficile che siano genuini.

Chi scrive si firma con il nome di uno dei più sanguinari killer della criminalità organizzata italiana. Ma il sanguinario è in carcere. E sulla lettera non c’è neanche l’ombra di un timbro del carcere.  E allora, se a scrivere non è lui, chi è?

Nel mirino c’è un nostro articolo sull’incontro tra Berlusconi e il Colonnello Gheddafi.

Esattamente questo articolo che abbiamo pubblicato sul Venerdì di Repubblica il 5 giugno scorso:

http://www.stefaniamaurizi.it/Articoli_e_reportage/tra_gheddafi_e_berlusconi_un_dissidente_morto.html

A chi può aver dato fastidio?

Sul Colonnello abbiamo scritto pochissimo. Appena 3 cose:

– l’intervista al signore della bomba, A.Q. Khan, per  L’espresso:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cosi-ho-venduto-la-bomba/2030375/11

– L’articolo per il Venerdì, che trovate sopra

– il nostro post Cinque domande al Generale (Pollari ) sul Colonnello (Gheddafi)":  

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/20735823/5+domande+al+Generale+sul+Colo

"In attesa le invio cordiali saluti", ci scrive il sedicente sanguinario nella lettera arrivata. In attesa di che? Del prossimo articolo?

 

 

Polveri nell’aria. Rifiuti che finiscono in un affluente del Tevere. Laghetti di veleni. L’acciaieria di Terni è nel mirino delle inchieste.

Trovate qui il nostro ultimo lavoro per L’espresso su L’ALTRA THYSSEN:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/l-altra-thyssen/2101806

La ThyssenKrupp di Terni è lo "stabilimento madre" della fabbrica di Torino in cui sono bruciati vivi 7 operai nel dicembre 2007.

Leggete. Poi vi racconteremo. Siamo andati a Terni in più occasioni per 5 mesi.

In Umbria, la multinazionale dà il pane a circa 20mila persone in una città di 112mila abitanti, che ha nel proprio Dna l’acciaio.

Le acciaierie esistono dal 1884 e la dinastia tedesca, arrivata nel 1994, è solo l’ultimo capitolo di una storia industriale che ha forgiato questo centro del cuore verde d’Italia, i suoi quartieri, l’identità dei suoi abitanti e, visti i dati dell’occupazione, ha inevitabilmente deciso la politica della città e dell’intera regione.

Abbiamo chiacchierato. Ascoltato. Indagato. Studiato documenti e analisi chimiche. Discusso con esperti di nostra fiducia le indagini epidemiologiche sulla salute dei ternani. Parlato con chi segue in prima linea il processo a Torino ai manager della Thyssen. Passato allo scanner le partite di calcetto della squadra della Thyssen contro quella del comune di Terni e le messe del vescovo Paglia negli stabilimenti di viale Brin.

Last, but not least: non vi perdete il reportage fotografico a corredo dell’articolo. Le foto sono di Mario Spada, eccezionale fotografo di Gomorra:

http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/6374897

www.mariospada.it

 

 

 

http://tv.repubblica.it/copertina/stampa-la-gaffe-di-berlusconi/33878?video

 

Il mondo è radicalmente cambiato da quando il Colonnello era la bestia nera degli americani. E’ cambiato completamente. E non solo perché, nel frattempo, la war on terror ha rimescolato le carte.

Dietro la decisione americana di sdoganare Gheddafi e farlo uscire dall’isolamento del leader paria, ci sono tanti fattori. Ce n’è anche uno poco citato: nel 2003, Gheddafi ha mollato un osso decisivo: il suo programma nucleare clandestino.

Per metterlo in piedi, il Colonnello si era abbeverato alla stessa sorgente dell’Iran e della Corea del Nord: la rete di A. Q.Khan, il più controverso ingegnere nucleare della storia, che ha trasformato un paese del terzo mondo, come il Pakistan, in una potenza nucleare e poi ha venduto clandestinamente la tecnologia della bomba a chiunque fosse disposto a pagarla abbastanza.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cosi-ho-venduto-la-bomba/2030375/11

La notte del 4 ottobre 2003, però, Gheddafi fu beccato con le mani nel sacco: una nave (BBC China) fu bloccata in extremis nel porto italiano di Taranto. Trasportava pezzi di centrifughe di arricchimento dell’uranio, clandestinamente vendute dalla rete di Khan alla Libia.

In qualche modo, l’intelligence angloamericana riuscì a dirottare la nave su un porto di un paese amico: l’Italia. La BBC China fu bloccata, il materiale venne sequestrato e partì un’indagine su 5 continenti, che portò a scoprire (in parte…) le trame della rete di Khan e a mettere, tra gli altri,  Gheddafi con le spalle al muro.

Nelle faccende nucleari, l’Italia ha sempre avuto un ruolo marginale, ma non in questo caso. In questo caso, il nostro Sismi, allora diretto dal Generale Pollari, giocò una partita affatto marginale.
 

1) Che cosa successe esattamente la notte del 4 ottobre 2003 nel porto di Taranto?

2) L’indagine della polizia malese sul traffico di centrifughe destinate alla Libia conclude che: "le macchine per i laboratori furono fornite dalla Spagna e dall’Italia". E’ vero? Se sì, chi sono le aziende coinvolte e cosa hanno venduto?

3) Qual è stato il ruolo del suo Sismi nella storia dei "doppiogiochisti" Urs e Marco Tinner, sotto indagine in Svizzera per i fatti della BBC China? ( vendevano clandestinamente tecnologia alla rete di Khan e contemporaneamente erano stati arruolati dalla Cia)

4) Perché i documenti ottenuti dall’Italia, tramite rogatoria internazionale del magistrato svizzero che indaga sui Tinner, sono stati distrutti su ordine della CIA, insieme con altri documenti in mano alla Svizzera sul caso in questione?

5) Perché nel 2005, una delegazione di investigatori dell’Iaea di Vienna, con a capo Kenji Murakami, direttore del settore Europa del Dipartimento Safeguards dell’Iaea, è venuto in Italia per un’indagine sul centro nucleare della Casaccia, nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di A.Q. Khan? Cosa c’era di tanto importante da scomodare il capo della sezione Europa degli ispettori Iaea?

 

Ai profani il termine "cronaca giudiziaria" non dirà nulla. Per farvi capire, la cronaca giudiziaria è quella parte del giornalismo che si occupa di indagini giudiziarie: ne dà notizia, le svela e le ricostruisce.

E’ così che venite a sapere che il consigliere brianzolo, Carlo Ladrone, ha incassato una bella mazzetta per l’appalto della metropolitana di Milano ed è indagato. L’assessore del comune di Napoli, Vito  Corrottissimo, è stato condannato per aver piazzato un primario suo protetto all’Ospedale "Feriti di Maria Santissima Addolorata", e il deputato calabrese, Salvatore Lupara, è accusato di aver incontrato emissari del boss della ‘ndrangheta, Tano Piombo, per pilotare l’appalto dei rifiuti.

E’ grazie a questo lavoro giornalistico che avete saputo degli scandali di Tangentopoli, dei guai giudiziari di Berlusconi, della clinica degli orrori (Santa Rita di Milano), delle scalate bancarie dei furbetti del quartierino (Ricucci & Co.) e di tutto di più, perché, senza i cronisti di giudiziaria dei giornali, queste storie, non sarebbero diventate di dominio pubblico, sarebbero rimaste confinate nelle stanze dei magistrati, nei corridoi delle procure, in cui si parla un linguaggio criptico e per addetti ai lavori e non si comunica con l’uomo della strada.

Da decenni, la cronaca giudiziaria rivela, con fatti e notizie messe nero su bianco, il volto putrido del potere italiano. Il vomito fresco della politica.

Ora, però, siamo alla resa dei conti. Il governo Berlusconi ha preparato una legge che Giuseppe D’Avanzo di Repubblica bolla senza mezzi termini "Legge del Bavaglio", perché imbavaglia le intercettazioni che possono ordinare i magistrati e le cronache dei giornalisti di giudiziaria.

Che cambia esattamente, per i giornalisti, con questa legge?

Leggete assolutamente il pezzo di D’Avanzo su Repubblica di oggi. Lo spiega con eccezionale chiarezza:

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/politica/ddl-sicurezza-5/legge-bavaglio/legge-bavaglio.html

"Con un tratto di penna", scrive D’Avanzo, "la nuova legge estende il regime che oggi regola gli atti giudiziari coperti dal segreto anche agli atti non più coperti dal segreto "fino alla conclusioni delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare". Prima di questo limite "sarà vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione e degli atti delle conversazioni telefoniche anche se non più coperti dal segreto".

Si potrà dire che si indaga su una clinica privata abitata da medici ossessionati dal denaro che operano i pazienti anche se non è necessario. Non si potrà dire qual è quell’inferno dei vivi e quanti e quali pasticci hanno organizzato accordandosi al telefono. Lo si potrà fare soltanto a udienza preliminare conclusa (forse). Con i tempi attuali della giustizia italiana dopo quattro o sei anni. In alcuni patologici casi, dopo dieci".

Siamo alla censura. Difendiamo l’informazione. Non esiste democrazia senza libera informazione.