I giornali italiani stanno riportando in modo molto sommario la guerra tra WIKILEAKS e il PENTAGONO: solo una parte delle notizie viene riportata.
Facciamo il punto.
Ieri tanto Repubblica quanto il Giornale di Feltri riferivano che Wikileaks avrebbe teso una mano al Pentagono proponendo una collaborazione, ma il Pentagono avrebbe detto no:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/18/news/pentagono_tratta-6355724/?ref=HREC1-4
http://www.ilgiornale.it/esteri/wikileaks_prova_trattare_no_dellesercito_usa/cronaca-usa-afghanistan-pentagono-us_army-wikileaks-accordo/18-08-2010/articolostampa-id=467739-page=1-comments=1
In realtà, come riporta esattamente l’Associated Press:
http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5j9aMmp1OqP7j5xF9dK6ssJk5Z8awD9HLV9MO0
nelle ultime settimane Wikileaks avrebbe cercato più volte di trovare un sistema per rimuovere i nomi delle fonte afgane che collaborano con gli americani e con le forze internazionali, ma Wikileaks ha bisogno della collaborazione di tutti, in primis di chi quei nomi li conosce: Pentagono, ONG, ecc.
Da parte sua il Pentagono con un comunicato ufficiale sul suo sito:
http://www.defense.gov/news/newsarticle.aspx?id=60488
ha chiarito di non essere disposto minimamente a collaborare con Wiki, perché rivelare documenti segreti è un reato e quei documenti devono essere eliminati dal web, insistono i militari. Nessuno si aspettava niente di diverso dal Pentagono, del resto.
Fonti vicine all’associazione ci confermano che Wikileaks non ha alcuna intenzione di rimuovere i documenti e che affronterà a viso aperto lo scontro con il Pentagono. Nell’organizzazione è forte la paranoia che i militari, pur di distruggere la credibilità di Wiki, faranno in modo di far arrivare documenti farlocchi, magari con un’operazione estremamente ambigua come quella di Adrian Lamo contro Bradley Manning, la presunta fonte che ha fatto filtrare il video dell’elicottero Apache che massacra i giornalisti Reuters e altri civili.
Wikileaks, però, si è attrezzata per inviare sul campo i suoi collaboratori per verificare i documenti segreti arrivati all’organizzazione, anche se l’operazione è altamente complicata: come si può verificare la veridicità di fiumi di documenti, tipo gli ultimi rilasciati ( 92mila files!) ?
Da registrare infine l’ultima presa di posizione di Reporters Sans Frontiers ( RSF, o anche Reporters without borders).
RSF era tra le organizzazioni umanitarie che aveva attaccato la scelta di Wikileaks di pubblicare i 92mila file senza omettere i nomi dei collaboratori Afgani citati in essi e, quindi, esponendoli alle rappresaglie dei Talibani.
RSF ha appena pubblicato questo comunicato sul suo sito:
http://en.rsf.org/united-states-criticism-of-wikileaks-is-not-a-17-08-2010,38169.html
"Noi riconfermiamo il nostro supporto per Wikileaks", scrive RSF, "per il suo lavoro e per i suoi principi fondanti . E’ grazie a Wikileaks se il mondo ha visto il fallimento della guerra scatenata dagli USA contro Afghanistan e Iraq. Ed è grazie a Wikileaks se abbiamo visto come l’esercito USA ha deliberatamente attaccato un gruppo di giornalisti REUTERS a Baghdad nel luglio del 2007".