Archivi per il mese di: agosto, 2010

 

"Ci sono ombre inquietanti che si dipanano nel passato del presidente del Senato Renato Schifani", scrive Lirio Abbate su L’ESPRESSO, "E da questa oscurità sembrano spuntare di tanto in tanto spettri che avvolgono la vita personale e professionale degli ultimi trent’anni dell’avvocato e senatore eletto nel collegio siciliano di Altofonte- Corleone sotto l’insegna di Silvio Berlusconi. Su questo passato ancora poco chiaro il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è stato molto preciso: «Sappiamo che, secondo molti testimoni, l’avvocato Schifani aveva rapporti con ambienti pericolosi. E il suo ruolo andava ben oltre la semplice assistenza legale. Sono ombre che non lasciano tranquilli".

Non vi perdete il grandissimo articolo di Lirio Abbate su L’ESPRESSO:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quelle-ombre-su-schifani/2133142

E’ uno scandalo nazionale che uno scoop di questa portata non abbia fatto alcun rumore: voi ne avete sentito parlare?

Infine, per chi non lo sapesse, Lirio Abbate è il giornalista che dette per primo la notizia dell’arresto di Bernardo Provenzano: probabilmente è il più grande giornalista italiano esperto di mafia.

Purtroppo, il prezzo di questa grande conoscenza e professionalità, è, per Lirio, altissimo: vive una vita blindatissima dopo che è emerso il tentativo della mafia di farlo saltare in aria. 

Da non perdere neppure il libro che ha scritto con Peter Gomez: "I complici: tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento".

 

 

Abbiamo passato le ultime 3 settimane a indagare e a viaggiare.

Abbiamo incontrato gente a vari livelli dell’organizzazione Wikileaks: dal braccio destro di Julian Assange fino agli attivisti che sono andati a Baghdad di persona a verificare l’attendibilità del video "Collateral Murder".

Abbiamo incontrato hacker di grande talento

Abbiamo consultato esperti di whistleblowing.

Abbiamo chiacchierato con un grandissimo esperto di intelligence americana, uno dei migliori sulla piazza.

Cosa stiamo cercando? Vogliamo una risposta a queste domande:

1) chi sono gli attivisti di Wikileaks? che valori hanno?

2) Wiki può essere un’operazione coperta della CIA o di qualche agenzia, tipo la NSA?

3) come fanno quelli di Wiki ad essere sicuri che il loro sistema fatto di tecnologie informatiche e crittografia protegga davvero le fonti che si azzardano a inviare documenti?

Dateci qualche giorno e vi racconteremo…

 

 

Non vogliamo trasformare questo blog in una house organ di Wikileaks: sapete benissimo come la pensiamo: finora, la nostra esperienza con Wikileaks è molto positiva, ma, come giornalisti, siamo tenuti per mestiere ad essere sempre scettici e vigili: per ora, possiamo solo parlare bene della nostra esperienza con loro, ma vediamo come si evolveranno in futuro, vediamo che combineranno.

Insomma, per quanto possiamo simpatizzare per un’organizzazione, non difendiamo mai nessuno a prescindere. Crediamo che questo atteggiamento sia un fondamento del nostro mestiere.

Però, una cosa vogliamo dirla. Oggi il quotidiano "La Repubblica", parla di Wikileaks come di un "sito spia":

http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/25/news/wikileaks_torna_all_attacco_oggi_documento_della_cia-6497379/?ref=HREC1-2

Wiki non è un sito spia, è un WHISTLEBLOWER SITE. In italiano non c’è neppure la parola, nemmeno il concetto di whistleblower.

Il whistleblower è la persona che, appartenendo a un’organizzazione di qualiasi tipo (sia essa un’azienda privata, quanto un’agenzia dello stato), viene a sapere che quell’organizzazione commette qualcosa di grave, qualcosa che, secondo la sua coscienza, cozza contro degli importanti principi morali, contro il suo senso di integrità, di giustizia e rispetto degli essere umani. Perciò l’insider si decide a "suonare il fischietto" (to blow the whistle), a far scattare l’allarme sociale, facendo filtrare all’esterno la notizia grave di cui è venuto a conoscenza.

In italiano, non esiste altro concetto del whistleblower se non quello del "fare la spia": qualcosa di molto diverso dall’originale parola inglese. 

Detto questo, a proposito di spie, vogliamo mettere in chiaro un’ultima nostra osservazione: è possibile che "dietro" Wikileaks ci siano delle spie che fanno filtrare i documenti che vogliono, in modo da condizionare il dibattito pubblico secondo la loro agenda?

E’ chiaro che è possibile. Però, giornalisticamente, conta una sola cosa: c’è una notizia rilevante per l’opinione pubblica? Ebbene, se questa notizia è vera e, come giornalisti, noi riusciamo a verificare che lo sia effettivamente, allora la pubblichiamo, fregandocene altamente della fonte da cui proviene, fosse Satana in persona la fonte in questione.

 

In un lungo articolo di Mattia Ferraresi, il Foglio di Giuliano Ferrara getta ombre su Wikileaks, colpevole di aver sabotato la War on Terror, tanto popolare tra i Foglianti:

http://www.ilfoglio.it/soloqui/6018

Un dettaglio che fa capire che il giornalista che scrive non sa più di tanto dell’oggetto del suo articolo: Ferraresi parla del fondatore di Wikileaks come del "biondo venuto dall’Australia".

Assange non è biondo: ha i capelli bianchi, ha solo 39 anni ma ha la testa completamente canuta (possiamo confermarlo dall’incontro – è proprio il caso di dire 🙂 –  testa a testa… ) .

Pare che i capelli bianchi di Assange siano il frutto di una separazione travagliata dalla compagna, con tanto di lotta per l’assegnazione del bambino della coppia.

Ma a parte questi dettagli, l’attacco contro Wikileaks è partito…l’ordine è distruggere Wikileaks.

 

E’ un giallo quello che sta capitando in queste ora a Julian Assange, fondatore di Wikileaks. Prima il procuratore svedese ha confermato la notizia che Assange fosse ricercato per ben due stupri, poi nel giro di poche ore hanno smentito, dichiarando infondato il mandato di arresto che loro stessi avevano emesso e confermato.

http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-11049316

Delle due una: o hanno bevuto e non erano in senno, oppure sta succedendo qualcosa di veramente strano.

In Svezia Wikileaks ha dei server fondamentali, vengono mantenuti lì e in Belgio perché sono paesi estremamente garantisti: sono i paesi europei che più tutelano le fonti giornalistiche e i cosiddetti whistleblower.

Questa inquietante vicenda è un segnale a Wikileaks che l’associazione non è al sicuro neppure in Svezia?

Di sicuro nelle ultime settimane il Pentagono ha messo sotto pressione tutti i paesi "amici" allertandoli a prendere misure efficace sul tema Wikileaks, il Belgio, in particolare, sarebbe stato avvisato: è un paese Nato…

Possiamo dire una cosa per esperienza diretta: nell’ultima settimana, quelli di Wikileaks erano nella paranoia, erano convinti che potesse succedere qualcosa…

 

Abbiamo appreso con sconcerto la notizia per cui Julian Assange, fondatore di Wikileaks, sarebbe ricercato in Svezia per stupro:

http://www.bbc.co.uk/news/world-11047025

Un’accusa che ci lascia basiti e scettici, anche perché abbiamo motivo di credere che Julian Assange possa contare su intere schiere di  ragazze adulanti: non siamo grandi esperte della materia , ma ci pare evidente che Julian sia il classico bel tipo che fa strage di cuori. Questo non dimostra niente, certo: anche i belloni possono essere stupratori, purtroppo… Ma insomma, noi non riusciamo proprio a credere che Julian Assange sia uno stupratore.

Giorni fa eravamo in giro per l’Europa, dove abbiamo incontrato persone di Wikileaks, abbiamo colto una fortissima preoccupazione: si sentono braccati, ascoltati,  solo per fissare un incontro è stata un’avventura alla Jason Bourne: hanno cambiato 3 numeri di telefono e la persona che avremmo dovuto vedere è stata cambiata all’ultimo momento. 

Quelli di Wiki sono convinti che il piano sia distruggere la loro credibilità. Non si preoccupano tanto della violenza fisica (un’ipotesi improbabile), quanto della distruzione della loro credibilità.

 

 

I giornali italiani stanno riportando in modo molto sommario la guerra tra WIKILEAKS  e il PENTAGONO: solo una parte delle notizie viene riportata.

Facciamo il punto.

Ieri tanto Repubblica quanto il Giornale di Feltri riferivano che Wikileaks avrebbe teso una mano al Pentagono proponendo una collaborazione, ma il Pentagono avrebbe detto no:

http://www.repubblica.it/esteri/2010/08/18/news/pentagono_tratta-6355724/?ref=HREC1-4

http://www.ilgiornale.it/esteri/wikileaks_prova_trattare_no_dellesercito_usa/cronaca-usa-afghanistan-pentagono-us_army-wikileaks-accordo/18-08-2010/articolostampa-id=467739-page=1-comments=1

In realtà, come riporta esattamente l’Associated Press:

http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5j9aMmp1OqP7j5xF9dK6ssJk5Z8awD9HLV9MO0

nelle ultime settimane Wikileaks avrebbe cercato più volte di trovare un sistema per rimuovere i nomi delle fonte afgane che collaborano con gli americani e con le forze internazionali, ma Wikileaks ha bisogno della collaborazione di tutti, in primis di chi quei nomi li conosce: Pentagono, ONG, ecc.

Da parte sua il Pentagono con un comunicato ufficiale sul suo sito:

http://www.defense.gov/news/newsarticle.aspx?id=60488

ha chiarito di non essere disposto minimamente a collaborare con Wiki, perché rivelare documenti segreti è un reato e quei documenti devono essere eliminati dal web, insistono i militari. Nessuno si aspettava niente di diverso dal Pentagono, del resto.

Fonti vicine all’associazione ci confermano che Wikileaks non ha alcuna intenzione di rimuovere i documenti e che affronterà a viso aperto lo scontro con il Pentagono. Nell’organizzazione è forte la paranoia che i militari, pur di distruggere la credibilità di Wiki, faranno in modo di far arrivare documenti farlocchi, magari con un’operazione estremamente ambigua come quella di Adrian Lamo contro Bradley Manning, la presunta fonte che ha fatto filtrare il video dell’elicottero Apache che massacra i giornalisti Reuters e altri civili.

Wikileaks, però, si è attrezzata per inviare sul campo i suoi collaboratori per verificare i documenti segreti arrivati all’organizzazione, anche se l’operazione è altamente complicata: come si può verificare la veridicità di fiumi di documenti, tipo gli ultimi  rilasciati ( 92mila files!) ?

Da registrare infine l’ultima presa di posizione di Reporters Sans Frontiers ( RSF, o anche Reporters without borders).

RSF era tra le organizzazioni umanitarie che aveva attaccato la scelta di Wikileaks di pubblicare i 92mila file senza omettere i nomi dei collaboratori Afgani citati in essi e, quindi, esponendoli alle rappresaglie dei Talibani.

RSF ha appena pubblicato questo comunicato sul suo sito:

http://en.rsf.org/united-states-criticism-of-wikileaks-is-not-a-17-08-2010,38169.html

"Noi riconfermiamo il nostro supporto per Wikileaks", scrive RSF, "per il suo lavoro e per i suoi principi fondanti . E’ grazie a Wikileaks se il mondo ha visto il fallimento della guerra scatenata dagli USA contro Afghanistan e Iraq. Ed è grazie a Wikileaks se abbiamo visto come l’esercito USA ha deliberatamente attaccato un gruppo di giornalisti REUTERS a Baghdad nel luglio del 2007".

 

"Albina Vecchi, 71 anni, più conosciuta a Boretto con il nome di ‘Loredana’, da diverso tempo era in uno stato di forte depressione per i problemi economici della famiglia. L’anziana avrebbe somministrato un’iniezione letale al marito Massimo Pecchini, 77 anni, per poi togliersi la vita impiccandosi con un cavo elettrico al sostegno delle tende della sala da pranzo", riporta oggi la Gazzetta di Reggio:

http://gazzettadireggio.gelocal.it/dettaglio/omicidio-suicidio-anziani-problemi-economici-il-movente-lei-ha-ucciso-lui-e-si-e-impiccata/2266257?ref=HREC1-6

I "problemi economici della famiglia", riporta il giornalista, sarebbe dovuti al fatto che la casa dei due coniugi stava per andare all’asta e l’anziana signora non ha retto all’idea…

Le storie della povera gente non fanno nemmeno più notizia, a meno che, come questa, non siano estreme: un’anziana donna che arriva a fare un’iniezione letale al marito e a impiccarsi, perché non sopporta l’idea di perdere l’unico bene che è riuscita a conquistarsi nella vita: una casa.

Un bene primario, la casa! Perfino la società primitiva era più giusta della nostra: andavi in una caverna, ne prendevi possesso, accendevi un fuoco per difenderti dalle belve, ed era fatta: era la tua dimora.

Oggi, nella civilissima società del diritto, invece, per avere una casa devi sputare sangue. E ti arriva addosso pure l’intellettuale di sinistra che ti tratta da merda, se non sei riuscito a fartela. E’ successo a Palermo, protagonista Philippe Daverio:

http://www.youtube.com/watch?v=Po0hxh1qfTc

Dove sono finiti i poveracci? Chi li difende? Perché sono scomparsi dai media italiani? Parliamo di immigrati clandestini trattati come bestie, certo. Parliamo di gay discriminati, d’accordo. Denunciamo queste ingiustizie. Ma i poveracci? Perché non fanno più notizia?

 

 

 

"Sarò onesto: non mi mancherà", scrive oggi Nando Dalla Chiesa sul Fatto Quotidiano, "Guai se la pietà per la morte offuscasse la memoria e il giudizio che la memoria (viva, ben viva) porta con sé. Non esisterebbe più la storia. E dunque, parlando di Francesco Cossiga, rifiuterò il metodo che gli fu alla fine più congeniale: quello di ricordare i morti diffamandoli, dicendo di loro cose dalle quali non potevano difendersi.

E ancora: "Certo non si porterà nell’aldilà solo i segreti veri di questa Repubblica. Si porterà anche i segreti da lui inventati, le trame inesistenti fatte intravedere, le panzane spacciate per misteri. Riposi in pace, e che nessuno faccia a lui i torti che lui fece alle vittime della Repubblica".

Non vi perdete questo articolo di Nando Dalla Chiesa su Cossiga:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/18/saro-onestonon-mi-manchera/50999/

 

82 anni di vita del Picconatore… 82 anni di segreti e misteri che non vedranno mai la luce e che sono finiti nella tomba con Cossiga e con i dinosauri della Prima repubblica. Perché? Perché Wikileaks riesce a far emergere documenti segretissimi sulla guerra in Afghanistan, che è in pieno corso, mentre l’Italia non riesce a portare alla luce neppure documenti e segreti di mille anni fa, di un mondo finito e chiuso per sempre come l’era glaciale?

Qui sotto potete vedere una pagina di un documento americano. E’ parte di un faldone di documenti segreti di cui abbiamo richiesto e ottenuto la desecretazione  da parte del Dipartimento di Stato USA. Con la nostra richiesta, il documento è passato, così, da "secret" a "unclassified".

Cossiga

(copyright: Stefania Maurizi)

E’ il gennaio 1980, nel documento, gli americani discutono gli obiettivi americani per l’Italia e parlano del Primo ministro Cossiga.

"Noi  non dobbiamo attenuare la nostra posizione  del 12 gennaio 1978", scrivono gli americani, "dobbiamo segnalare l’opposizione all’ingresso dei comunisti  nel governo di un alleato Nato ed esprimere la nostra preferenza per una diminuzione dell’influenza comunista nei paesi Nato".

E ancora:

"Queste considerazioni riaffermano la validità dei due nostri principali obiettivi all’interno dell’alleanza: (A)  ottenere una continua cooperazione italiana rispetto alle basi e strutture Usa e Nato in Italia e (2) (sic) incoraggiare al massimo la difesa da parte degli italiani stessi. Le misure che abbiamo preso per implementare questi obiettivi: tour della Nato, assunzioni e contatti con la stampa, scambi, lezioni, conferenze, operazioni militari congiunte".