Sì, lo sappiamo: siamo in ritardo pazzesco.
La causa dei 5 attivisti italiani contro le atomiche americane in Italia (nelle basi di Aviano e Ghedi) è ormai andata e noi ne parliamo solo ora.
Trovate qui, sul sito creato dai 5 attivisti, il resoconto dettagliato dei fatti:
http://www.vialebombe.org/node/45
La Cassazione ha bocciato il ricorso: le atomiche rimangono in Italia. Purtroppo, ha avuto ragione il grande esperto americano, Hans Kristensen (H.K.), che, ben prima della sentenza della Cassazione, Dr. Strangelove aveva intervistato a proposito delle atomiche USA in Italia. L’intervista è disponibile a questo link:
http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/19394546/esclusivo%3A+tutto+quello+che+av
ma lo scambio da ricordare è questo:
"Recentemente cinque attivisti italiani hanno sfidato il governo americano, trascinando le bombe di Aviano in tribunale. E’ la via giusta per ottenere il ritiro?
H.K.: Temo di no. Se c’è una cosa che sa fare l’establishment nucleare è quello di proteggersi e di non finire in beghe legali.
Se il governo non si muove e il tribunale non va bene, che rimane?
H.K.: E’ una sfida che va combattuta sul piano della politica e su quello sociale. Venti anni dopo la fine della Guerra fredda, non è nell’interesse degli Usa mantenere queste armi in Europa. Togliendole di mezzo, gli Stati Uniti potrebbero concentrarsi su poche forze convenzionali per la Guerra al terrorismo e per altre faccende. Le cose, dunque, sono destinate a cambiare, ma la domanda è: chi prenderà per primo l’iniziativa?"
Strangelove ritiene comunque importante ringraziare i 5 attivisti per quello che hanno fatto. In tempi di encefalogramma piatto e disillusione totale, l’attivismo delle 5 persone che hanno trascinato il governo USA in tribunale ha dell’eroico…
La battaglia contro le atomiche americane in Italia andrebbe spostata a un altro livello: dal tribunale alle piazze e alla politica. Ma con tutti i drammatici problemi che ha questo paese, sarebbe veramente difficile ottenere l’attenzione degli italiani: è un periodo nero come la pece…. Purtroppo, non gioca a nostro favore neppure il fatto che queste armi non sono percepite dall’opinione pubblica come una minaccia: stanno lì, nascoste nelle basi militari, protette dal segreto assoluto. Apparentemente non danno fastidio a nessuno, mentre una centrale nucleare (infinitamente meno pericolosa di un’arma nucleare) ben visibile a chiunque, è percepita come minacciosa e devastante. Nel riporre le armi nelle viscere della terra, nasconderle dallo sguardo preoccupato dei cittadini, blindarle con l’etichetta ‘top secret’, i signori della guerra hanno trovato il modo non solo per tutelare il segreto militare, ma anche per togliere di mezzo l’ansia dell’opinione pubblica, che è il primo motore della partecipazione pubblica e della protesta…
Infine: oggi il Corriere della Sera riporta la notizia che la Francia è intenzionata a risarcire le vittime dei test nucleari francesi:
http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_24/nucleare_francia_vittime_39235e84-184b-11de-911f-00144f486ba6.shtml
Ad agosto, Dr. Strangelove era in Giappone: a Hiroshima e Nagasaki ha incontrato le vittime delle prime due bombe atomiche americane ( le uniche mai usate in combattimento) e quelle dei vari test nucleari condotti dagli americani, inglesi, russi, francesi: poveri cristi dalla Russia, dalle Fiji, dalle Isole Marshall, ecc..
La maggior parte di loro aveva storie terribili: gente che ha combattutto contro il cancro tutta la vita o che è stata costretta a vivere tragedie incredibili (malattie e malformazioni dei figli). Gente che non aveva altra colpa se non quella di vivere nell’atollo sbagliato al momento sbagliato.
Quello che vedete nella foto si chiama Paul Ahpoy ed è il vicepresidente dell’Associazione delle Vittime dei Test nucleari nelle isole Fiji.
Paul è una delle vittime dei test inglesi nel Pacifico durante gli anni ’57-’58. Quando lo abbiamo incontrato a Hiroshima, non si è lamentato delle proprie sofferenze fisiche, ma del destino della famiglia Ahpoy:
"Ho avuto la benedizione di avere 3 figli", ci ha detto, "Il più grande è sterile [le radiazioni provocano, tra le altre cose, anche la sterilità, ndr]. La mia unica figlia è morta a 3 anni e mezzo [anche la morte in giovanissima età è legata al problema dei test, ndr]. Mi rimane un figlio di 14 anni, che va ancora a scuola. Viviamo la vita ogni giorno così come capita, senza aspettarci niente. Devo accettare la realtà che, probabilmente, non avrò mai nipoti. Le mie sofferenze finiranno il giorno in cui la mia discendenza non ci sarà più".