Sulle navi dei veleni ne leggiamo di cotte e di crude. Abbiamo preparato una Q&A per orientarvi.
1) I giornali continuano a scrivere che nelle navi dei veleni ci sarebbero rifiuti radioattivi. E’ uno scenario credibile?
Tutto è possibile. Ma dipende da cosa intendiamo per rifiuti radioattivi. Se intendiamo i radioattivi medicali e le sorgenti usate nell’industria non nucleare, come quella alimentare o delle costruzioni o dei controlli non distruttivi, lo scenario è assolutamente plausibile. Ogni anno migliaia di queste sorgenti finiscono abbandonate e buttate chissà dove, smaltirle è costoso e non c’è la percezione della loro pericolosità. E’ assolutamente possibile che la criminalità organizzata possa avere trafficato questo tipo di rifiuti.
2) Che cosa si intende con rifiuti radioattivi medicali?
Sono i rifiuti prodotti dalla diagnostica e dalle terapie in medicina nucleare. Quando andate a fare una scintigrafia ossea o tiroidea, gli specialisti hanno bisogno di usare delle sostanze radioattive (isotopi) che permettono di studiare il funzionamento dell’organo sottoposto a indagini. E così quando avete un cancro, avete bisogno di terapie che, in molti casi, fanno uso di sostanze radioattive. Queste sostanze sono ovviamente da usare con la massima cautela, ma non rimangono radioattive a lungo. Non a caso quando andate a fare una scintigrafia, i medici vi consigliano di non stare vicini ai bambini per qualche giorno, in modo che, decaduta la dose di radioattività, non potete contaminarli
3) Ci sono altri rifiuti medicali, oltre a quelli che si usano per le scintigrafie?
Certo. Per esempio, alcune macchine per la diagnostica medica contengono delle importanti sorgenti radioattive, tipo le macchine per la cobaltoterapia, una terapia che serve per trattare alcune forme di cancro. Queste macchine finiscono spesso abbandonate chissà dove, in ospedali in stato di rovina. E’ assolutamente possibile che la criminalità organizzata possa trafficare questa roba.
4) E quanto sono pericolose queste macchine?
Dipende. Ovviamente la dispersione e l’abbandono nell’ambiente di questi rifiuti che contengono sorgenti radioattive è sempre pericoloso. I tamponi delle scintigrafie hanno una radioattività modesta e che si disperde in pochi giorni, ma le macchine che contengono sorgenti sono molto pericolose. Lo sono anche dal punto di vista della sicurezza (security) oltre che del rischio per la salute (safety). Sono oggetti di interesse piuttosto rilevante dal punto di vista terroristico…Comunque, le sorgenti radioattive non si trovano solo nelle macchine per la radioaterapia, ma anche in quelle che, per esempio, servono per i controlli non distruttivi: per vedere se una condotta per il gas o per il petrolio ha delle microfessure. Qui sotto vedete un esempio di strumento che contiene una sorgente radioattiva. E’ usato correntemente nelle aziende che fanno questo tipo di controlli. E tempo fa i carabinieri ci hanno raccontato con sbalordimento di aver trovato alcuni di questi aggeggi in un furgoncino: gli operai li tenevano lì senza alcuna preoccupazione: probabilmente non erano neppure coscienti dell’uso che se ne può fare.
5) I giornali continuano a scrivere di rifiuti nucleari schermati da polvere di granito e inabissati con le navi dei veleni. E’ possibile?
Ancora una volta: tutto è possibile. Personalmente, però, crederemo a questo scenario SE e SOLO SE ci porteranno delle prove serie, perché le boiate che si sono scritte sul tema sono troppe. Se con rifiuti nucleari si intendono i rifiuti dell’industria nucleare, tipo le barre di combustibile esaurito dei reattori che producono energia, lo scenario è MOLTO MOLTO improbabile, perchè "rifiuti" di questo tipo non sono in realtà rifiuti: è materiale che vale economicamente e strategicamente: dalle barre si può estrarre plutonio per le armi nucleari. Nessuno sano di mente sarebbe disposto a trattare questo genere di roba come rifiuto da trafficare. E’ di estremo valore economico e strategico. Impensabile che venga dato a 4 boss analfabeti per farci i soldi come con la monnezza comune.
6) Perché allora i giornali continuano a rilanciare l’idea di un traffico di questi rifiuti?
Nessuno scenario va scartato e speriamo che le indagini in corso in Calabria faranno finalmente luce, ma è uno scenario così IMPROBABILE…
7) Qualcuno ha pensato di interpellare l’IAEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica sul tema?
Incredibile ma vero: siamo l’unico giornalista italiano ad aver interpellato i tecnici IAEA sul tema. Folle, no? Perché l’IAEA è l’autorità in materia di nucleare ed è assolutamente credibile tecnicamente e politicamente: non a caso ha vinto un Nobel per la Pace per gli sforzi nel combattere l’uso militare della tecnologia nucleare.
8) Chi hai interpellato dell’IAEA e cosa ti ha detto?
Abbiamo parlato con Didier Louvat, a capo della sezione di gestione dei rifiuti radioattivi. Ci ha detto esattamente quello che noi abbiamo scritto sopra.
9) E’ mai stato documentato l’inabissamento dei rifiuti radioattivi?
Sì, ampiamente documentato. Era una prassi consolidata almeno fino alla Convenzione di Londra. Ma attenzione: parliamo di rifiuti radioattivi, non di rifiuti nucleari, come le barre.
10) L’Italia ha mai inabissato rifiuti radioattivi?
Sì, nel 1969: è documentato dall’IAEA. Hai inabissato 100 container nell’Oceano di fronte alla Francia.
11) Personaggi come Giorgio Comerio, tirato in ballo da un articolo di Riccardo Bocca su L’ESPRESSO, sono mai stati in contatto con tecnici IAEA?
IAEA ci ha messo nero su bianco che Giorgio Comerio è completamente sconosciuto all’Agenzia, così come la sua azienda per l’inabissamento delle scorie nucleari nei fondali oceanici.