Archivi per il mese di: ottobre, 2009

Mr. Roald è un nome di fantasia per un grande esperto di intelligence russa: il migliore sulla piazza. Questo che segue è uno stralcio di una conversazione tra noi e  Mr. Roald (Mr.R.)

– La visita di Berlusconi in Russia della settimana scorsa è piuttosto controversa: si sa solo che il nostro primo ministro è andato da Putin a discutere di politica e energia, ma, per esempio, l’agenda dell’incontro non è stata diffusa. E’ una visita misteriosa…e qualche settimana fa il Corriere della Sera ha avanzato l’ipotesi che, in un momento di difficoltà dovuta agli scandali sessuali, Berlusconi potrebbe aver chiesto aiuto a un’intelligence "amica ma non alleata": molti hanno pensato agli 007 di Putin…

Mr. R: ho discusso l’argomento con alcune persone informate. Loro dicono che è veramente improbabile che l’intelligence russa possa essere coinvolta in un qualche tipo di attività in Italia. L’intelligence militare è stata soppressa e l’FSB [erede del KGB, ndr] è in attesa di una vera e propria purga nei prossimi mesi. Hanno troppi problemi interni e temono la purga di Medvedev, insomma le mie fonti  non credono per niente probabile che l’FSB possa intervenire per Putin in Italia. Inoltre il capo del foreign intelligence dell’ FSB è cambiato da poco: è un uomo fedele a Mevdeved, non a Putin.

-Perché, secondo lei, queste visite frequenti di Berlusconi a Putin?

Mr. R.: E’ possibile che il vostro primo ministro cerchi di convincere Putin a fare qualcosa, ma il punto è che Putin non è nella posizione di poterlo fare. Non bisogna dimenticare che l’archivio Mitrokhin ha irritato moltissimo i servizi russi: erano furiosi. E’ stata un’operazione degli inglesi. E non credo che i servizi russi possano essere disposti a fornire informazioni a vantaggio di gente tipo Guzzanti o Scaramella…

-Agli americani non piace affatto questa "intimità" tra l’Italia di Berlusconi e la Russia di Putin…

Mr. R: non dimentichi la paranoia nei nostri servizi segreti…e non dimentichi che nel lavoro di Guzzanti era coinvolto il dissidente che qui è più odiato: un amico di Litvinenko

– Comunque alla fine il lavoro della Mitrokhin è saltato

Mr. R.: ma non è saltato il lato inglese della storia…

– E i giornali inglesi non hanno approfondito la cosa?

Mr. R: per quanto ne so, l’intera storia è stata distorta dall’avvelenamento di Litvinenko e nessuno è andato a fondo dell’angolo inglese, perché tutti hanno ritenuto che la cosa è stata compromessa da Scaramella.

Sulle navi dei veleni ne leggiamo di cotte e di crude. Abbiamo preparato una Q&A per orientarvi.

1) I giornali continuano a scrivere che nelle navi dei veleni ci sarebbero rifiuti radioattivi. E’ uno scenario credibile?

Tutto è possibile. Ma dipende da cosa intendiamo per rifiuti radioattivi. Se intendiamo i radioattivi medicali e le sorgenti usate nell’industria non nucleare, come quella alimentare o delle costruzioni o dei controlli non distruttivi, lo scenario è assolutamente plausibile. Ogni anno migliaia di queste sorgenti finiscono abbandonate e buttate chissà dove, smaltirle è costoso e non c’è la percezione della loro pericolosità. E’ assolutamente possibile che la criminalità organizzata possa avere trafficato questo tipo di rifiuti.

2) Che cosa si intende con rifiuti radioattivi medicali?

Sono i rifiuti prodotti dalla diagnostica e dalle terapie in medicina nucleare. Quando andate a fare una scintigrafia ossea o tiroidea, gli specialisti hanno bisogno di usare delle sostanze radioattive (isotopi) che permettono di studiare il funzionamento dell’organo sottoposto a indagini. E così quando avete un cancro, avete bisogno di terapie che, in molti casi, fanno uso di sostanze radioattive. Queste sostanze sono ovviamente da usare con la massima cautela, ma non rimangono radioattive a lungo. Non a caso quando andate a fare una scintigrafia, i medici vi consigliano di non stare vicini ai bambini per qualche giorno, in modo che, decaduta la dose di radioattività, non potete contaminarli

3) Ci sono altri rifiuti medicali, oltre a quelli che si usano per le scintigrafie?

Certo. Per esempio, alcune macchine per la diagnostica medica contengono delle importanti sorgenti radioattive, tipo le macchine per la cobaltoterapia, una terapia che serve per trattare alcune forme di cancro. Queste macchine finiscono spesso abbandonate chissà dove, in ospedali in stato di rovina. E’ assolutamente possibile che la criminalità organizzata possa trafficare questa roba.

4) E quanto sono pericolose queste macchine?

Dipende. Ovviamente la dispersione e l’abbandono nell’ambiente di questi rifiuti che contengono sorgenti radioattive è sempre pericoloso. I tamponi delle scintigrafie hanno una radioattività modesta e che si disperde in pochi giorni, ma le macchine che contengono sorgenti sono molto pericolose. Lo sono anche dal punto di vista della sicurezza (security) oltre che del rischio per la salute (safety). Sono oggetti di interesse piuttosto rilevante dal punto di vista terroristico…Comunque, le sorgenti radioattive non si trovano solo nelle macchine per la radioaterapia, ma anche in quelle che, per esempio, servono per i controlli non distruttivi: per vedere se una condotta per il gas o per il petrolio ha delle microfessure. Qui sotto vedete un esempio di strumento che contiene una sorgente radioattiva. E’ usato correntemente nelle aziende che fanno questo tipo di controlli. E tempo fa i carabinieri ci hanno raccontato con sbalordimento di aver trovato alcuni di questi aggeggi in un furgoncino: gli operai  li tenevano lì senza alcuna preoccupazione: probabilmente non erano neppure coscienti dell’uso che se ne può fare.

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5) I giornali continuano a scrivere di rifiuti nucleari schermati da polvere di granito e inabissati con le navi dei veleni. E’ possibile?

Ancora una volta: tutto è possibile. Personalmente, però, crederemo a questo scenario SE e SOLO SE ci porteranno delle prove serie, perché le boiate che si sono scritte sul tema sono troppe. Se con rifiuti nucleari si intendono i rifiuti dell’industria nucleare, tipo le barre di combustibile esaurito dei reattori che producono energia, lo scenario è MOLTO MOLTO improbabile, perchè "rifiuti" di questo tipo non sono in realtà rifiuti: è materiale che vale economicamente e strategicamente: dalle barre si può estrarre plutonio per le armi nucleari. Nessuno sano di mente sarebbe disposto a trattare questo genere di roba come rifiuto da trafficare. E’ di estremo valore economico e strategico. Impensabile che venga dato a 4 boss analfabeti per farci i soldi come con la monnezza comune.

6) Perché allora i giornali continuano a rilanciare l’idea di un traffico di questi rifiuti?

Nessuno scenario va scartato e speriamo che le indagini in corso in Calabria faranno finalmente luce, ma è uno scenario così IMPROBABILE…

7) Qualcuno ha pensato di interpellare l’IAEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica sul tema?

Incredibile ma vero: siamo l’unico giornalista italiano ad aver interpellato i tecnici IAEA sul tema. Folle, no? Perché l’IAEA è l’autorità in materia di nucleare ed è assolutamente credibile tecnicamente e politicamente: non a caso ha vinto un Nobel per la Pace per gli sforzi nel combattere l’uso militare della tecnologia nucleare.

8) Chi hai interpellato dell’IAEA e cosa ti ha detto?

Abbiamo parlato con Didier Louvat, a capo della sezione di gestione dei rifiuti radioattivi. Ci ha detto esattamente quello che  noi abbiamo scritto sopra.

9) E’ mai stato documentato l’inabissamento dei rifiuti radioattivi?

Sì, ampiamente documentato. Era una prassi consolidata almeno fino alla Convenzione di Londra. Ma attenzione: parliamo di rifiuti radioattivi, non di rifiuti nucleari, come le barre.

10) L’Italia ha mai inabissato rifiuti radioattivi?

Sì, nel 1969: è documentato dall’IAEA. Hai inabissato 100 container nell’Oceano di fronte alla Francia.

11) Personaggi come Giorgio Comerio, tirato in ballo da un articolo di Riccardo Bocca su L’ESPRESSO,  sono mai stati in contatto con tecnici IAEA?

IAEA ci ha messo nero su bianco che Giorgio Comerio è completamente sconosciuto all’Agenzia, così come la sua azienda per l’inabissamento delle scorie nucleari nei fondali oceanici.

 

 

Il grande Gunter Wallraft ha colpito ancora:

http://www.corriere.it/esteri/09_ottobre_22/giornalista-tedesco-cambia-pelle-contro-discriminazione_29e91d6e-bf0d-11de-8c44-00144f02aabc.shtml

 

Ucci, ucci, il problema sono sempre gli affarucci…  

E così oggi ci siamo divertiti a leggere questo articoletto del Foglio di Giuliano Ferrara:

www.ilfoglio.it/soloqui/3612

Tra l’altro, nell’articolo si scomoda pure un grande: Avner Cohen, che noi stimiamo moltissimo e lo abbiamo intervistato spesso, anche per IL VENERDI’ di Repubblica:

http://www.stefaniamaurizi.it/Articoli_e_reportage/vi_racconto_il_segreto_della_bomba.html

"L’Europa, che è il più grande partner commerciale di Teheran con 25 miliardi di dollari nel 2008", scrive oggi Il Foglio, "potrebbe cominciare a dare il buon esempio nell’impegno a nuove sanzioni".

Giusto. Giustissimo. Dimentica una cosa fondamentale, però, Il Foglio. Quale? Ve lo diciamo subito: dei 25 miliardi di dollari di interscambio annuale Europa-Iran, 6 sono dell’Italia di Berlusconi!! Capito? Un quarto di tutto l’interscambio Europa- Iran è dell’Italia del Cav.

E fonti top level nel settore della lotta alla proliferazione nucleare ci hanno raccontato che, in tema di sanzioni contro il programma iraniano, l’Italia di Berlusconi è un osso durissimo… cosa che scatena malumori molto forti nei circoli che contano…. Business is business. Si sa…E da Londra alla Corea del Sud, i signori dell’oil&gas brindano al business con vini gloriosi della Sicilia. La non proliferazione è come il Paradiso. Può attendere

 

 

Non ci saranno interrogazioni parlamentari e commissioni d’inchiesta, per lui.  Quelle si fanno per la pillola RU486.

Non ci sarà Gasparri che inveisce e strepita.

Non si riunirà nessuna commissione bioetica. Quella si riunisce per l’embrione.

Il Papa non invocherà il giudizio di Dio sulle mani assassine che attentano alla vita.

La Cei non presenterà il conto politico a nessuno.

Per lui, l’agente Betulla non scriverà editoriali a lettere di fuoco.

E’ morto come è vissuto: invisibile, senza aiuto.

Era un bambino di 6 anni. Viveva a Napoli, in un buco dei tanti che si trovano nella città del Vesuvio.

E’ morto soffocato dai fumi emessi da  un piccolo braciere con cui la madre aveva cercato di riscaldargli la camera: l’Enel aveva tagliato la corrente perché i genitori del bambino non avevano i soldi per pagare le bollette…

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/napoli-bimbo-morto/napoli-bimbo-morto/napoli-bimbo-morto.html

 

Sì, lo sappiamo benissimo. E, soprattutto, ci crediamo. Profondamente. Il terrorismo non è giustificabile. MAI. In questi giorni, però, la storia dell’attentatore libico, che si è scagliato contro la caserma di Milano in quello che, almeno apparentemente, è stato uno sconclusionato attentato fai da te, ci ha fatto pensare.

Abbiamo visto la casa in cui abitava: lui e i suoi figli piccoli. Capito la disperazione con cui si arrabattava giorno dopo giorno. Per mettere insieme il pranzo con la cena. Per crescere i figli. Per fare i mestieri più umili, pur avendo in tasca una laurea.

In questi anni nessuno è corso da lui a chiedere come tirava a campare. Come i bambini potessero crescere in quel buco lurido, proprio nel cuore della città più evoluta e ricca di questo paese, in cui ci si squarta per l’embrione e parlamentari devotissimi, che si tormentano le carni col cilicio, fanno cascare governi in nome di morule, blastule ed embrioni.

Nessuno ha avuto una parola per lui. Nessuno si è scandalizzato, nessuno ha denunciato lo scandalo delle condizioni in cui viveva, nessuno ha studiato quali gruppi di disperati frequentasse, quali storie terribili tutti loro avessero alle spalle.

Non sappiamo ancora se si tratta davvero di uno strampalato attentatore fai da te o di un jihadista tosto e fanatico.

Non sappiamo se condizioni di vita minimamente più umane avrebbero potuto farlo ricredere su una società come la nostra al punto da disarmare la sua mano. In altre parole, non sappiamo se un minimo di benessere e di solidarietà umana l’avrebbe sottratto alla sua scelta kamikaze.

Sappiamo solo una cosa: niente è stato fatto. Nel migliore dei mondi possibili, una vita umana (e con essa un’intera famiglia) è andata completamente persa nella totale e più gelida indifferenza. Roba da paese subumano.

PS. la cosa interessante sarà vedere quello che verrà fatto dopo l’attentato di Milano. Esperti della supercazzola andranno dai nostri boss dell’antiterrorismo a vendere la loro mercanzia. Sensori,  tecnologie biometriche, scanner. Fiumi di denaro che ingrassano i signori della guerra. Statene certi: non si troverà una sola lira per salvare anche una sola delle vite disperate che il terrorismo arruola. 

 

 

Non vi perdete assolutamente  la videoinchiesta di Fabrizio Gatti de L’ESPRESSO sulla dittatura in Eritrea e sul collaborazionismo di molte istituzioni e aziende italiane con un regime che  perseguita e tortura:

http://speciali.espresso.repubblica.it/interattivi/speciale-eritrea/

quello che, tra le altre cose, è gravissimo è sentire l’assessore alla sicurezza della Lombardia, Pier Gianni Prosperini, ovvero un rappresentante delle istituzioni di un paese democratico come l’Italia, giustificare e anzi appoggiare senza alcuna remora una dittatura come quella eritrea.

Un rappresentante delle istituzioni di un paese democratico europeo non può difendere una dittatura. Un rappresentante della democrazia che elogia la dittatura dovrebbe essere costretto alle dimissioni per tradimento dei valori che rappresenta in base al mandato ricevuto dall’elettorato.

 

 

Vi abbiamo raccontato ieri del mistero di Shahram Amiri, il ricercatore iraniano che lavorava al programma nucleare di Teheran e che è sparito nel nulla durante un viaggio in Arabia.

Una fonte diplomatica viennese ci ha confermato di ritenere probabile che Shahram Amiri abbia defezionato in USA.

 

Un’altra testa d’uovo iraniana è scomparsa misteriosamente durante un pellegrinaggio in Arabia Saudita.

Il suo nome è Shahram Amiri, era un ricercatore della Malek Ashtar University di Isfahan (Iran) . Vi ricorda qualcosa questa storia?

Se no, rileggetevi questa nostra inchiesta:

 http://www.stefaniamaurizi.it/Inchieste/hosseinpour.html

La storia di Amiri ricorda quella di Ardeshir Hosseinpour, sulla cui morte abbiamo indagato a lungo. Amiri non sarebbe affatto morto, a differenza di Hosseinpour. Sarebbe semplicemente sparito. Rapito da qualche intelligence straniera? Oppure ha defezionato?  La cosa interessante è che:

1) anche Amiri, come Hosseinpour, faceva ricerca all’Università di Malek Ashtar, che il Consiglio di Sicurezza ONU ha inserito nella lista delle istituzioni da colpire con le sanzioni, perché coinvolte nel programma nucleare e missilistico di Teheran

2) Amiri è sparito pochi mesi prima delle rivelazioni sul secondo impianto di arricchimento di Qom.

Fonti molto qualificate ci hanno raccontato che Amiri lavorava al nucleare iraniano, che ha defezionato, portando con sè un computer grazie al quale ha fornito agli americani informazioni molto preziose sull’impianto di Qom.

 

 

Lodo Alfano KO!

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/giustizia-12/commento-davanzo/commento-davanzo.html

http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/8296004.stm

http://www.nytimes.com/2009/10/08/world/europe/08italy.html?_r=1&hpw