Archivi per il mese di: dicembre, 2010

Julian Assange sarà rilasciato su cauzione. Ma la guerra contro il fondatore di Wikileaks è appena cominciata e troppa gente lavora per distruggere lui e la sua creatura.

Ha pestato i piedi a tutti: il Pentagono, i russi, il Vaticano, le multinazionali, le banche, sette religiose come Scientology. Normale che vogliano farlo a pezzi, no? 

Abbiamo cominciato a seguire il lavoro dei pirati quando in Italia nessuno ne sapeva niente: nell'Ambaradam di giornalisti che passavano le giornate a dannarsi per scovarli, riagganciare i contatti con loro, che cambiavano continuamente email e cellulari, eravamo l'unico giornalista italiano. Crediamo, dunque, di avere una buona panoramica sul loro lavoro.

Siamo convinti al 100% che, tanto i regimi quanto le democrazie, abbiano bisogno di uno strumento come Wikileaks.


E la prova provata siamo proprio noi italiani: una democrazia in gravissima crisi, dove non esiste nemmeno l'ombra di uno strumento di trasparenza e verità come il Freedom of Information Act (FOIA) in America.

Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, Bologna. 40 anni dopo le stragi che hanno fatto a pezzi centinaia di italiani e cambiato il destino del Paese non c'è una risposta. Miliardi buttati al vento per indagini, processi, commissioni di inchiesta, che non hanno portato assolutamente a niente. Al processo di Piazza della Loggia, i parenti delle vittime piangevano a dirotto, dopo aver assistito all'ennesima bancarotta della nostra democrazia. Impotenti, beffati, soli. 

Lunga vita a Wikileaks!  E' illegale far filtrare documenti segreti? Arrestateci tutti. 

 


 

 

Sopravviveranno i pirati di Wikileaks all'attacco sferrato contro Julian Assange?


L'ESPRESSO ha messo online il nostro ultimo lavoro su WIKILEAKS:


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/se-assange-passa-la-chiave/2140178

Non vi perdete questa chicca: quando è esploso il caso dei cables diplomatici pubblicati da Wikileaks, alcuni giornali italiani hanno raccontato che i pirati avrebbero consegnato a 100mila persone il file "insurance.aes" con cui Julian e i suoi si sono assicurati la vita e la sopravvivenza dell'organizzazione. Se Julian Assange e Wikileaks si troveranno in una situazione gravissima, diffonderanno la chiave di cifratura del file insurance e a quel punto i contenuti del file verranno rivelati.

Ci aveva colpito molto il fatto che il file fosse stato consegnato a 100mila persone. Davvero? E come erano state scelte quelle 100mila persone? Incuriositi, siamo andati a verificare questa storia.

Ebbene, i giornali italiani l'hanno raccontata in modo, come dire, approssimativo…Il file non è stato "consegnato" a 100mila persone in giro per il mondo.

E' stato invece caricato su un sito di file sharing (BitTorrent), chiunque può scaricarlo e conservarlo nel proprio computer e ad agosto lo avevano scaricato 100mila persone. Ecco com'è nata la storia dei 100mila che avevano in mano il file insurance.

su L'ESPRESSO vi spieghiamo come scaricarlo. E' molto semplice, leggete qui:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scarica-i-file-di-assange/2140189

 

 

E alla fine l'hanno braccato come un delinquente, arrestato, costretto il suo sito a una fuga nel cyberspazio parallela a quella del suo fondatore in giro per il mondo.
 

Trovate su L'ESPRESSO in edicola il nostro ultimo lavoro su WIKILEAKS

 

Oggi Alberto Statera di REPUBBLICA 

http://www.repubblica.it/rubriche/poteri-invisibili/2010/12/09/news/fallico-9979474/?ref=HRER1-1

riprende nel suo articolo su Antonio Fallico l'inchiesta che noi abbiamo fatto per L'ESPRESSO nel maggio scorso, quando il ministro Scajola franò rovinosamente:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/i-sottomarini-del-tesoro/2126342

la nostra inchiesta partiva dal desiderio di capire cosa combina in Russia la SOGIN, la società guidata in passato dal Generale Jean e incaricata di smantellare le vecchie centrali nucleari italiane.

Indagando, scoprimmo che l'indirizzo della sede di Mosca della SOGIN corrispondeva a quello di un  appartamento intestato al banchiere italiano Antonio Fallico di Banca Intesa, Mosca, un personaggio determinante per le trattative sul gas Berlusconi- Putin.

La cosa ci incuriosì moltissimo…

Capimmo che, qui in Italia,  andando in giro a cercare di scoprire notizie su Fallico e i suoi affari in Russia, dovevamo aver toccato un tasto MOLTO delicato….

Chi è Antonio Fallico? Lo scoprite leggendo questo box che abbiamo scritto per L'ESPRESSO:

Il nostro agente a Mosca
È a Mosca da oltre trent’anni: un punto di riferimento obbligato per chi vuole fare affari. Antonio Fallico, ex consulente Fininvest e ora numero uno della filiale di Banca Intesa, ha un ruolo centrale in molti degli accordi economici siglati da Berlusconi e Putin. A partire dal business più grande, quello del gasdotto South Stream. Per questa operazione Intesa nell’aprile 2008 ha annunciato la costituzione di una banca italo-russa insieme con Gazprombank, l’istituto finanziario del colosso Gazprom, “per finanziare le grandi opere nei due paesi”. Tra gli sponsor del professore siciliano a Mosca c’è Serghej Jastrzhembskij, ex consigliere di Putin, nonché uomo chiave delle relazioni Europa-Russia e del progetto della banca di investimenti italo-russa. Fallico nel 2008 ha pubblicato un libro sotto lo pseudonimo di Anton Antonov, dal titolo “Leninsky Prospekt”, ovvero “Prospettiva Lenin”. Il protagonista è un italiano arruolato dal Kgb. Alle domande dei giornalisti russi dopo l’uscita del volume, il manager ha risposto che la sua opera è ispirata a una storia vera: quella di un’ex spia, ridotta a fare il mendicante per strada. Ma lo stesso Fallico ha raccontato ai reporter moscoviti di aver conosciuto gente del calibro di Kim Philby e George Blake, due famosi agenti segreti doppiogiochisti al servizio del Kgb: «Li ho incontrati durante una visita a Bruno Pontecorvo», il celebre fisico nucleare che collaborava con Enrico Fermi e fuggì in Urss». 

 
Commentando a caldo l'arresto di Julian Assange, il ministro degli Esteri Frattini ha detto:

"Era ora, l'accerchiamento internazionale per fortuna ha avuto successo". E ancora: "Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono"

Trovate qui l'articolo del Corriere della Sera in cui queste affermazioni vengono riportate:

http://www.corriere.it/esteri/10_dicembre_07/wikileaks-assange-corte_988773d8-01ce-11e0-afab-00144f02aabc.shtml

Ora le possibilità sono 3: o la notizia è stata riportata in modo approssimativo e il senso delle affermazioni di Frattini era diverso (possibilissimo, per carità) o il ministro Frattini si è preso una vacanza nelle ultime 2 settimane e non è al corrente delle cronache mondiali, oppure c'è qualcosa che non torna.

 
Assange è stato arrestato per l'accusa di stupro, non si vede che c'entra questo con la diplomazia internazionale e con il fatto che Assange dovrebbe essere arrestato, interrogato e processato per aver "fatto del male alle relazioni diplomatiche mondiali".
 
Il ministro non è informato che il mandato di arresto è per stupro? Strano: Frattini è il capo della diplomazia italiana, inverosimile che non lo sappia.
 
E allora perché parla di accerchiamento internazionale e mette in relazione l'arresto con i danni alla diplomazia internazionale?
 
 

Julian Assange è appena stato arrestato.
 

Ripetiamo quello che abbiamo scritto il 19 novembre scorso su questo blog:

http://stefaniamaurizi.splinder.com/post/23625328/difendere-julian-assange-e-wikileaks-2

Non riusciamo a credere alle accuse di stupro contro Julian Assange.

Per rispetto verso le due donne che si dicono vittime della violenza, prendiamo atto delle loro denunce e quindi aspettiamo il risultato dell'inchiesta, ma ribadiamo che non ce lo vediamo proprio Assange che stupra una donna.

Seguiamo WIKILEAKS praticamente da quando è nata, sappiamo che Julian è l'anima di WIKILEAKS.

Quando lo abbiamo incontrato per L'ESPRESSO, è venuto fuori il discorso di Berlusconi e i suoi sex scandals che hanno fatto il giro del mondo.

Uno dei membri di Wikileaks presente all'incontro rideva del nostro premier arrapato e dello sputtanamento mondiale di escort, ecc.  

Julian era evidentemente in imbarazzo: non ha fatto un solo commento machista o ammiccante e volgare. Subito dopo ci ha chiesto: com'è essere una donna in Italia e com'è essere una giornalista in un ambiente maschile e in un paese come l'Italia?

 

Mentre i cablogrammi del Dipartimento di Stato Usa, filtrati grazie a WIKILEAKS, rivelano scenari da brivido, i giornali della destra (ma non solo…) si danno alla dietrologia e consultano l'oracolo Fabio Ghioni per chiedergli chi ci potrebbe essere dietro Wikileaks. Insomma, invece, di occuparsi di quello che hanno davanti (l'ENI e la Russia di Putin), parlano di quello che c'è dietro.

Ci occuperemo tra qualche giorno di Fabio Ghioni (l'hacker de noantri finito nello scandalo Telecom) e delle sue affermazioni su WIKILEAKS.

Oggi vogliamo raccontarvi qualcosa che nessuno scrive.

Venerdì il quotidiano inglese THE GUARDIAN ha rivelato una storia agghiacciante, una di quelle uscite grazie a WIKILEAKS dai cables (eh sì: chi i cables li legge per davvero, le informazioni le trova. Oh, se le trova…)

Trovate qui l'articolo del Guardian:

http://www.guardian.co.uk/world/2010/dec/03/wikileaks-cables-libya-enriched-uranium

Riassumendo: l'anno scorso Gheddafi ha rischiato di far scoppiare un vero e proprio disastro ambientale, perché ha ritardato la messa in sicurezza di 7 container (in gergo nucleare si chiamano 'casks') colmi di uranio altamente arricchito (HEU), che erano pronti per la spedizione all'estero, in modo da essere conservati con tutte le cautele richieste da un materiale così drammaticamente delicato.

Gheddafi li avrebbe lasciati in un luogo in cui era presente una sola guardia. Gli esperti americani erano terrorizzati che le condizioni climatiche potessero compromettere il materiale. Ed erano, giustamente, terrorizzati anche dalla possibilità che 7 container lasciati in mano a una sola guardia armata potessero essere l'oggetto di un attacco di terroristi (chiunque conosca questo genere di problemi sa che razza di rischio rappresenta l'HEU dal punto di vista terroristico).

Ma perché Gheddafi si sarebbe comportato così? La motivazione ha dell'incredibile: si sarebbe sentito umiliato per non aver potuto piantare la sua tenda di fronte alla sede ONU di New York in occasione di un vertice.

Ora, chiunque abbia coscienza e conoscenza di cosa sia l'uranio altamente arricchito (HEU) e di cosa siano 7 casks di HEU lasciati sotto il sole in balia di una sola guardia armata, leggendo una storia di questo tipo, ha un infarto.
 

Appena ne abbiamo sentito parlare, abbiamo sperato di aver capito male, abbiamo pensato che, forse, era stata riportata male e che non era possibile che si trattasse di HEU.

Poi, però, andando alla fonte (il Guardian) e leggendo i cables originali, abbiamo provato un minuto di terrore. E ci è venuta in mente la scena dei leader pakistani e indiani, che si  minacciano a vicenda di cancellarsi dalla faccia della Terra con le loro atomiche, durante quelle micidiali partite di cricket che riaccendono l'odio tra i due paesi.

L'era nucleare ha visto in azione i peggiori criminali della storia: leader che hanno fatto esperimenti nucleari sottovento (condannando a una morte atroce i loro cittadini), che hanno violentato il pianeta con i loro test atomici, hanno avvelenato milioni di operai che lavoravano ai programmi di estrazione dell'uranio per i programmi militari.

E' veramente successo di tutto. Ma una storia come quella di Gheddafi mancava.

Oggi il Colonnello è interessato a creare un programma nucleare. Indovinate a chi ha chiesto di creare una commissione di esperti come advisors per il suo programma nucleare? Ma ovviamente al Cavaliere.

Saddam è morto e sepolto. Ma Gheddafi è vivo e più in forma che mai. Se il Colonnello riparte davvero con l'atomo, l'italia ricomincerà  con i suoi traffici oscuri all'ombra dei servizi e del petrolio? 

E' di questo che si dovrebbe parlare. E invece si intervista Fabio Ghioni…

 

Nella notte tra il il 5 e il 6 dicembre 2007, sette operai dello stabilImento di Torino del gigante dell'acciaio,  ThyssenKrupp, bruciarono vivi.

3 anni dopo, intorno al processo alla Thyssen, è il deserto.
 

Elena Saita è una signora normale, che segue tutte le udienze del processo ai dirigenti Thyssen.

Non vi perdete assolutamente la sua intervista: 

http://torino.repubblica.it/cronaca/2010/12/06/news/thyssen_intervista-9871543/

In particolare, questo passaggio dell'intervista: 

Che cosa la spinge a seguire le udienze?
«L’essere una madre, come quelle che nella strage hanno perso qualcuno. I ragazzi che sono morti potevano essere figli miei, figli nostri. Sono di Torino, da abitante sento particolarmente il peso di questa tragedia. E poi credo che sia necessario darsi una mossa per il proprio Paese, anziché stare a casa a farsi il botulino».

Qui, invece, trovate la nostra inchiesta sulla Thyssen per L'ESPRESSO: 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/laltra-thyssen/2101806

 


 

"ll programma della nuova rivoluzione è semplice: "Li fottiamo tutti: renderemo il mondo trasparente, lo cambieremo". Anarchia in chiave cibernetica, proclamata nel 2007 da Julian Assange e dai suoi pirati in una mail interna del gruppo. Allora nessuno poteva immaginare quanta potenza si stesse già accumulando nei suoi computer: "Abbiamo (documenti) su una mezza dozzina di ministeri stranieri, su decine di partiti politici e consolati, sulla Banca Mondiale, sulle sezioni delle Nazioni Unite … Non siamo riusciti ancora a leggere neppure un decimo dei file che abbiamo. Abbiamo smesso di immagazzinarli quando siamo arrivati a un terabyte (mille miliardi di byte, ndr.)"

Trovate qui il nostro ultimo lavoro per L'ESPRESSO 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/chi-ce-dietro-wikileaks/2139668/8

 

Da domenica, tutti i giornali italiani raccontano i "segreti di Julian Assange".

Grazie a L'ESPRESSO, siamo l'unico giornalista italiano ad aver incontrato Assange in una delle sue fasi "on the run".

L'incontro è stato complicato e, grazie ad esso, è stato possibile lo speciale in cui NOI e GIANLUCA DI FEO abbiamo rivelato la vera natura della missione italiana in Afghanistan:


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/afghanistan-ecco-la-verita/2136377

A differenza degli altri, però, noi vogliamo tenerci bassi,  perché qui non stiamo giocando a 007, qui c'è di mezzo la vita di una persona: Julian Assange, che da 3 anni a questa parte si espone, rischiando che qualcuno gli pianti davvero una pallottola in testa, come scrivono da mesi i blog della destra americana e non solo. 

Su L'ESPRESSO in edicola domani troverete alcuni nuovi dettagli di questa storia: per un giornalista, devono parlare gli articoli.