Sì, lo sappiamo: abbiamo promesso di raccontarvi i segreti di Wikileaks. Dateci ancora qualche giorno e lo faremo.
Oggi, però, non resistiamo a una tentazione: ci è caduto l’occhio su un lungo articolo di Gian Micalessin del Giornale di Feltri e non riusciamo a lasciar perdere, perché l’argomento di cui parla Micalessin è il nostro campo di expertise e quindi possiamo capire come nascono certi articoli e dove vanno a parare.
Consentiteci una digressione, per capire il tutto. E perdonateci in anticipo la lunghezza del post, ma quelle che andiamo ad affrontare sono cose molto complesse.
Sapete che in questi ultimi 5 anni, tra un articolo e un altro, portiamo avanti un’inchiesta sui traffici strategici che legano il nostro paese a dittature come Libia, Iran, Iraq: paesi da cui dipendiamo per il petrolio, ma non solo: anche per scelte geopolitiche che modellano la politica italiana in un’area cruciale come il Mediterraneo.
5 anni fa, quando ci siamo imbarcati in questa inchiesta, sapevamo benissimo che era un lavoro difficile e delicato, eravamo anche preparati a incontrare gente con cui non era il caso di andare a cena, cosa che è puntualmente successa….Avevamo un unico principio su cui non eravamo ( e non siamo) disposti a mediare: mai con gli spioni! Mai abbeverarsi alle loro veline, inverificabili e manipolatorie. L’unico di modo di rapportarsi ai servizi, secondo noi, è quello di non rapportarsi affatto a loro.
Nel condurre la nostra inchiesta abbiamo incontrato anche tanta gente perbene e di grandissimo fascino. Uno di questi è David Albright, uno dei più grandi esperti al mondo di nucleare: l’esperto rigoroso che provò a far ragionare la giornalista del New York Times, Judith Miller, quando la Miller pubblicò la bufala sulle armi di distruzione di massa di Saddam, che fece scoppiare la guerra nel 2003.
Albright ha appena pubblicato un libro sui traffici strategici:
http://www.foreignpolicy.com/articles/2010/03/17/peddling_peril
In questo libro viene citata un’intervista: quella che noi abbiamo fatto nel 2008 al famigerato Abdul Qader Khan, l’ingegnere nucleare pakistano che ha reso possibile l’atomica pakistana e che ha venduto clandestinamente tecnologia nucleare a tutti: dalla Libia di Gheddafi all’Iran degli ayatollah alla Corea del Nord.
L’intervista a A.Q. Khan fu pubblicata da L’ESPRESSO in esclusiva e fu il risultato di un lavoro durissimo: 4 anni di telefonate, contatti a vuoto, email esasperanti per braccare A.Q. Khan, che era blindato dai servizi segreti pakistani…
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-ho-venduto-la-bomba/2030375
Vi raccontiamo tutte queste cose NON per fare la ruota, ma per farvi capire quanto è dannatamente difficile occuparsi di queste tematiche in modo del tutto indipendente, senza volere avere minimamente a che fare con le veline dei servizi segreti di alcun paese. E ve lo raccontiamo perché tutto ciò ha a che fare con l’articolo del Giornale da cui siamo partiti.
Oggi, dopo tante polemiche sul circo di Gheddafi a Roma, Gian Micalessin vuole dimostrare che l’Italia di Berlusconi non fa sconti alla Libia del Colonnello e che, scrive Micalessin, "C’è un’Italia protagonista delle operazioni d’intelligence che mettono Gheddafi con le spalle al muro, costringendolo a venire a patti con l’Occidente e a rinunciare alle sue ambizioni nucleari. Un’Italia irreprensibile a differenza di altri sul piano del diritto nazionale e internazionale".
E allora, che ti scova il Micalessin per difendere la strana coppia Cavaliere-Colonnello? Tira fuori una storia complessissima: una grandissima operazione d’intelligence del 2003, che permise di stoppare in extremis le centrifughe vendute clandestinamente alla Libia di Gheddafi dalla famigerata rete di Khan.
"Altro che ‘Disneyland privata’ del Raìs", sottotitola il Giornale di Feltri, " nel 2003 il Sismi guidò una missione internazionale di intelligence che svelò il piano di Tripoli di dotarsi di armi nucleari. Smascherato, il leader libico dovette rinunciare alla bomba atomica
Il Sismi guidò la missione internazionale di intelligence del 2003? E’ una delle più grosse sparate che abbiamo mai sentito…
quella del 2003 fu un’operazione dannatamente complicata. Richiese il coordinamento dei servizi segreti di mezzo mondo. E fu il frutto di almeno 10 anni di lavoro: la rete di Khan fu infiltrata usando gente come gli svizzeri Tinners (un enigma umano…). L’operazione è ancora avvolta nel mistero assoluto, anche perché gli Stati Uniti hanno preteso la distruzione tramite polverizzazione (!) dei file riguardanti i Tinners.
Nessuno al mondo sa con certezza come sia andata veramente quell’operazione. Ora, però, arriva il Micalessin e racconta: una soffiata del Sismi fu decisiva per stroncare quel traffico di centrifughe verso la Libia. Grazie a quella soffiata, le ambizioni nucleari di Gheddafi furono stroncate per sempre e il Colonnello passò da "mad dog" di reaganiana memoria a leader riammesso nell’arena internazionale.
E’ vero quello che scrive Micalessin sulla soffiata del Sismi? Boh. Come si verifica? Boh.
Noi portiamo la nostra esperienza: nel condurre la nostra inchiesta, abbiamo interpellato doganieri, magistrati, grandi esperti, abbiamo chiesto le carte della rogatoria internazionale dalla Svizzera verso l’Italia per far luce sul ruolo del nostro Sismi. Niente. Anche perché le carte della rogatoria sono state polverizzate per volere degli USA.
A Vienna, però, nei corridoi ovattatissimi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, abbiamo raccolto una confidenza: Gheddafi sapeva dell’operazione d’intelligence, che era stata concordata con lui per chiudere le danze della rete di Khan….